I cani possono essere vendicativi?
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11 Maggio 2024
9:00

I cani possono essere vendicativi?

Molte persone pensano che quando il loro cane distrugge oggetti o fa i bisogni in casa lo faccia per vendicarsi. Ma è davvero così? I cani sono in grado di agire spinti dal desiderio di vendetta come noi umani?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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È comune sentire storie su come i cani siano vendicativi, soprattutto dopo essere stati rimproverati o lasciati soli per lungo tempo. Si parla di “vendetta” quando, ad esempio, un cane distrugge il divano o lascia una “sorpresa” proprio nel bel mezzo della stanza poco dopo un rimprovero.

Ma è davvero possibile che un cane agisca spinto da un desiderio di vendetta, così come lo intendiamo noi umani? Oppure stiamo semplicemente proiettando su di loro emozioni e motivazioni distorte da una lente umana? Esploriamo qui la complessità delle emozioni canine e cerchiamo di comprendere se dietro certi comportamenti ci possano essere intenzioni realmente comparabili alla vendetta umana.

Quali sentimenti provano i cani?

I cani, come molti altri animali, sono capaci di provare un’ampia gamma di emozioni e sentimenti, sebbene non siano direttamente paragonabili a quelli umani, soprattutto interministeriali socio-culturali ed evoluzionistici. Infatti ogni specie animale ha superato stadi differenti nella sua storia evoluzionistica forgiando questi elementi in modo adattativo in base alla sua natura. Perciò, benché le emozioni abbiano basi comuni in termini di espressione e fisiologia, non possono essere sovrapposte nelle varie specie in modo assoluto. La ricerca in etologia e psicologia animale ha dimostrato che i cani possono sperimentare emozioni di base, o primarie, come gioia, paura, rabbia, tristezza eccetera. Tuttavia, quando si parla di emozioni più complesse, o secondarie, come la vergogna o la gelosia, per esempio, le cose si complicano e l’indagine diviene più ricca di variabili difficilmente controllabili. Si può dire qui che ci possono essere problemi di metodo che ancora non siamo riusciti ad aggirare del tutto, in sostanza abbiamo ancora molte domande da fare ai cani ma dobbiamo ancora trovare il “come” fargliele affinché ci possano rispondere.

Le emozioni complesse generalmente richiedono un certo livello di consapevolezza di sé e la capacità di attribuire stati mentali agli altri, una caratteristica conosciuta come “teoria della mente”, ossia la capacità di interrogarsi sul punto di vista dell'altro a prescindere dal nostro. Al momento attuale, il fatto che i cani abbiano o meno qualcosa di simile alla “teoria della mente” è qualcosa che si sta indagando – da anni – a partire dagli studi di Premack & Woodruff (1978), poi Carruthers & Smith (1996) fino a quelli della dottoressa Juliane Kaminski nei primi anni 2000 (suggeriamo "Il cane intelligente a modo suo"; J. Kaminski, J. Bräuer – Franco Muzzio Editore, 2006). Comunque, i comportamenti che interpretiamo come “vendicativi” da parte dei nostri cani sono spesso espressioni di stress, ansia o noia e poco hanno a che fare con un sentimento del genere. Ma per evitare di fare troppa confusione forse è opportuno vedere quali siano le differenze tra emozioni e sentimenti, per comprendere meglio su cosa focalizzare la nostra attenzione.

Le emozioni sono reazioni immediate, impulsive, a uno stimolo interno o esterno. Sono risposte che coinvolgono sia i processi mentali che fisiologici. Esse sono spesso intense e fugaci, scaturite da situazioni specifiche come la paura di fronte a una minaccia, la gioia di un incontro, la tristezza per la perdita di qualcosa o la rabbia davanti a un’ostacolo. Quelle primarie sono universali e riconoscibili attraverso espressioni facciali e il linguaggio del corpo, mentre quelle secondarie, ahimè, non hanno espressioni riconoscibili e specifiche.

Ci piace qui riportare la definizione stringata che nel libro "La vita emozionale degli animali" dà uno degli esperti più stimati del panorama scientifico che ha dedicato allo studio delle emozioni negli animali la sua carriera, Marc Bekoff: «Le emozioni sono fenomeni psicologici che aiutano il controllo e la gestione del comportamento; in altre parole sono fenomeni che ci fanno reagire, che ci fanno muovere».

I sentimenti, al contrario, sono esperienze soggettive che derivano dall’interpretazione delle emozioni. Studiare il mondo interno, soggettivo di un individuo, che sia un essere umano o un cane, è impresa assai ardua. I sentimenti sono più complessi e duraturi delle emozioni, contribuiscono all’esperienza emotiva interna a lungo termine e sono formati e influenzati da fattori come lo sviluppo peculiare di un individuo (educazione), l’ambiente e il background del soggetto. Dunque, i sentimenti (come ad esempio l’affetto o l’odio per qualcuno) possono durare più a lungo delle emozioni e sono spesso più difficili da individuare poiché risiedono nel mondo interiore e non hanno specifiche espressioni esteriori, come nel caso delle emozioni secondarie di cui sopra.

Cos’è la vendetta per noi

Per comprendere meglio il concetto di vendetta, è essenziale distinguerlo da semplici reazioni impulsive. La vendetta, nell’accezione umana, implica una deliberazione e il desiderio di far «pagare all’altro un torto subìto». Questo comportamento è mediato dalla nostra capacità di riflettere sul passato e pianificare il futuro, attribuendo intenzionalità alle azioni altrui e reagendo di conseguenza.

La vendetta si basa quindi su un complesso intreccio di emozioni, cognizione e sentimenti, che non è riscontrabile in modo chiaro ed esplicito nel comportamento dei cani, almeno secondo le attuali conoscenze scientifiche. Come ben sappiamo i cani vivono molto nel “qui e ora” e le loro reazioni sono principalmente guidate da stimoli immediati piuttosto che da rancori covati nel tempo. Attenzione, questo però non significa che i cani non possano ricordare un torto subìto da una persona, avvenuto in passato. Possono quindi provare emozioni negative nei confronti di questa anche per lungo tempo nel futuro. Ma questo è ben diverso dal progettare una “vendetta”, una ritorsione nel futuro.

Possiamo dire che i cani sono molto più schietti rispetto a noi per quanto concerne le loro opinioni. Un cane non attenderà il momento propizio per vendicare un torto. Se prova un’emozione negativa nei nostri confronti lo manifesterà immediatamente, appunto nel “qui e ora”. Il fatto è che un cane non farà qualcosa per danneggiarci in modo indiretto, qualsiasi sia il sentimento che prova nei nostri confronti, come per esempio rompere un oggetto a noi caro pensando così di darci un dispiacere.

Le situazioni in cui pensiamo che il cane “si vendichi”

Uno dei casi più tipici attribuiti alla “vendetta” canina è quando un cane distrugge mobili o oggetti personali del pet mate dopo essere stato lasciato solo a casa. Tuttavia, piuttosto che un atto di vendetta, questi comportamenti possono essere spiegati attraverso, per esempio, un profondo stato d’ansia, magari ingenerato da una lunga o intollerabile separazione da noi, oppure a causa della mancanza di stimolazione adeguata che precipita il soggetto in una intollerabile noia. Sono spesso comportamenti sostenuti dallo stress, che sia generale o indotto dalla situazione specifica. Questo stato di profondo malessere potrebbe appunto condurre il cane in comportamenti distruttivi nel tentativo di lenire quello stato negativo.

Allo stesso modo, un cane che ha un “incidente” (vomito, deiezioni varie) in casa subito dopo un rimprovero o comunque un’aggressione fisica o verbale, potrebbe essere semplicemente stressato o confuso riguardo al suo compagno umano. Anche in questo caso questi comportamenti sono più probabilmente manifestazioni di disagio emotivo o di una comunicazione non efficace tra cane e umano, piuttosto che atti vendicativi.

Il fatto che noi si possa interpretare erroneamente il comportamento del nostro compagno a quattro zampe può dipendere dalla nostra consuetudine di proiettare il nostro modo di vedere il mondo anche sugli altri. Siamo portati a pensare: «Perché io stesso farei quello che ha fatto il mio cane?» Alla ricerca di una spiegazione plausibile potremmo dunque incorrere in errori drastici se carenti di informazioni sulle caratteristiche del nostro cane e se privi del dubbio che lui possa avere un punto di vista radicalmente diverso dal nostro. Mettere in dubbio la propria prospettiva non è affatto un compito facile, non lo è nemmeno quando ci confrontiamo con persone che hanno culture e background differenti dal nostro, per fare un esempio, figuriamoci quando si tratta di un’altra specie animale. Sicuramente l’approfondire la nostra conoscenza etologica e comportamentale dei cani ci aiuterebbe a limitare i danni di una errata interpretazione e il primo passo forse è quello di comprendere che non sempre l’intuizione è sufficiente. Significa, di fatto, acquisire l’abitudine di mettersi in dubbio.

Per concludere, l’attribuire ai cani la capacità di agire per vendetta potrebbe è un errore di interpretativo, un antropomorfismo che ci porta a sovrapporre le nostre emozioni e motivazioni sia di specie che soggettive all’intero regno animale, in particolare al cane. Capire i veri motivi dietro ai comportamenti dei cani richiede una comprensione profonda della loro psicologia e delle loro esigenze, senza cadere nella trappola di attribuir loro intenzioni che potrebbero non avere. Approfondire lo studio delle emozioni canine e della loro espressione comportamentale continua a essere un campo affascinante e ricco di scoperte potenziali, ma la superficialità e l’antropomorfizzazione rischiano di rallentare e deviare la ricerca stessa. E questa è una sfida tutta nostra.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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