Nel governo Meloni la ministra per la Famiglia esiste solo quando qualcuno ha la bella idea di impedirle di parlare - HuffPost Italia

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La ministra per la Famiglia esiste solo quando qualcuno ha la bella idea di impedirle di parlare

Come ministro, se si valuta il suo operato, quello concreto e non le parole, è quanto di più inutile si potesse concepire. Quando parla, nessuno se ne accorge.  È quando qualcuno ha la bella idea di impedire che possa dire quello che pensa, che c’è anche il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità nel governo attuale. Ministro e ministero che “esistono” solo quando si negano. Solo gli imbecilli non lo capiscono, non se ne rendono conto. Questo premesso, certo: solidarietà ai silenziati e condanna ai molesti silenziatori. Sempre. 

È un po' penoso (ma non sorprendente) l'arrampicarsi sugli specchi di tanti che si affannano a distinguere tra censura e contestazione. Alla fine della fiera: a Roccella si impedisce (e non è la prima volta) di esprimere le sue opinioni; questo è il fatto. Si tratti di presentare il suo libro, o un proposito di “governo”, o semplicemente la sua opinione, Roccella viene sommersa di fischi, urla, contestazioni. Lei grata sorride, offre un simbolico ramoscello d’ulivo, prende atto che viene respinto, se ne va. Il gioco (il suo gioco) è fatto. Non ha neppure il problema di dover trovare argomenti a sostegno delle sue tesi e come difenderle. “Parla” il fatto che non la si lasci parlare. Non solo è sbagliato, è una corbelleria controproducente. Al contrario: dovrebbe poter parlare, avere il massimo di pubblicità e conoscenza. Non sarebbe più una “vittima” e ognuno avrebbe modo di valutare e giudicare. Ah! La vecchia lezione del liberale Luigi Einaudi: “Conoscere per deliberare” (non per un caso contenuta in un libro  dal significativo titolo: “Prediche inutili”).

Peccato veniale, comunque, quello di giovani che contestano Roccella. Chi a vent’anni non si sentiva padrone del mondo, legittimato a dividerlo tra buoni e cattivi, giudice di tutti e tutto, e non si è reso colpevole di simili (se non più gravi) corbellerie?

Sono i professionisti del distinguo, piuttosto che fanno pensare. Quelli che ci dicono che Roccella, essendo ministro è per definizione soggetta a critica e contestazione; e che questa e quella mettono in conto anche l’essere silenziata. “Tanto è ministro, dunque ha altri strumenti per comunicare…”.

Si apprende così di vivere in una sorta di orwelliana fattoria, dove tutti gli animali sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri. I giustificazionisti del silenziamento sono spesso gli stessi che sostengono essere la Costituzione italiana la più bella del mondo.  E’ in effetti un bel e nobile documento, peccato lo si stravolga e non lo si applichi interamente e costantemente. L’articolo 21, per esempio: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Tutti d’accordo, vero? Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero… Basta non chiamarsi Eugenia Roccella.

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