E ora ci sono tre tappe che possono ribaltare il Giro

L'attacco di Tadej Pogacar sugli sterrati senesi della Strade Bianche, proposti in tre settori anche al Giro d'Italia (Photo by Fabio Ferrari/Lapresse)
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Chissà cosa stanno dicendo adesso quelli che alla vigilia del Giro d’Italia dicevano che sarebbe stato noioso, scontato e con un solo protagonista. Va bene, la maglia rosa (i pantaloncini solo da ieri) la indossa già chi tutti si aspettavano, ma questa corsa si sta evolvendo nel modo meno convenzionale che ci si poteva immaginare.

La prima tappa era per Pogacar ed è stato battuto in volata da Narvaez e Schachmann. Sulla seconda niente da dire, doveva essere da brividi e lo è stata, con un’aggiunta che dà ancora più emozione: il fatto che all’imbocco della salita Pogacar si sia dovuto fermare proprio come Pantani, e poi ha vinto, proprio come Pantani. La terza per velocisti, innervositi e divertiti (soprattutto Geraint Thomas) dalla maglia rosa che ha attaccato vicino all’arrivo. La quarta con lo scatto di Ganna, seguito da Pellizzari, ripreso da Consonni e vinta da Milan. La quinta, adattissima ad uno sprint di gruppo, vinta dalla fuga con Benjamin Thomas che ha infranto il sogno di Pietrobon. E ora ci aspettano altre tre tappe che faranno saltare tutti in piedi: oggi lo sterrato, domani la cronometro e dopodomani Prati di Tivo. Allacciate le cinture.

Gli sterrati della Strade Bianche

Era il 2 marzo 2024 e a 81 chilometri da Piazza del Campo, sul settore di Monte Sante Marie, Tadej Pogacar lasciava il gruppo per vincere la Strade Bianche in solitaria. Era il 9 marzo 2019 e in Piazza del Campo erano arrivati in due ma a vincere era stato Julian Alaphilippe.

Dei nomi che si leggono nell’albo d’oro delle ultime 10 edizioni della Strade Bianche, solo questi due sono al Giro d’Italia: solo Pogacar e Alaphilippe oggi sanno come vincere sugli sterrati senesi – Pogacar un po’ più di Alaphilippe.

Il primo settore è quello di Vidritta (4,4 chilometri), poi ci sarà Bagnaia (4,8 chilometri) che porterà fino al Gpm di Grotti. Il terzo e ultimo settore misura 2,4 chilometri e terminerà con il traguardo volante di Pievina a 15,5 chilometri dall’arrivo.

La lunga e dura cronometro

È quasi retorico specificare di nuovo quanto sia importante essere bravo nelle cronometro per un corridore che vuole fare classifica generale in un grande Giro. La fortuna di quest’anno è che le prove contro il tempo sono ben distanti dalla fine della corsa, così che se vengono fatti dei grossi danni (perdite di tempo esagerate che sono costate un Giro d’Italia o un Tour de France ne abbiamo viste) ci sia ancora il tempo di riparare in qualche modo.

Ma nei 40 chilometri tra Foligno e Perugia i danni potrebbero diventare irreparabili per qualcuno, anche a due settimane dal termine della corsa. Questo perché la cronometro è veramente lunga e dura. Se Antonio Tiberi sul Teide si è preparato tanto con la bici da crono come ha detto, allora domani potrebbe affinare il suo ritardo notevolmente. Speriamo.

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Prati di Tivo, il secondo arrivo in salita del Giro

C’è Lutsenko in gruppo, l’ultimo in grado di dominare la salita che porta a Prati di Tivo. Lo ha fatto l’11 aprile al Giro d’Abruzzo, a un mese esatto da quando cercherà di replicarsi al Giro d’Italia sulla stessa ascesa di 14,7 chilometri alla pendenza media del 7% e punte al 12%.

Poi magari non ci sarà spazio per Lutsenko perché Pogacar vuole essere ogni giorno sempre più rosa – come la pantera o come Ken, a discrezione di Urska. C’è chi dice che lì avrà già due minuti di vantaggio sugli altri. Chi lo sa, tutto dipende da quei sterrati e da quella cronometro.