Castiglioncello, ricercato per la maxi rapina lo trovano nel comò: arrestato. Mitra e pistole in pugno: cosa successe quel giorno Il Tirreno

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Il racconto

Castiglioncello, ricercato per la maxi rapina lo trovano nel comò: arrestato. Mitra e pistole in pugno: cosa successe quel giorno

di Claudia Guarino
I rilievi dei carabinieri sull’Aurelia dopo la rapina avvenuta nel luglio del 2002
I rilievi dei carabinieri sull’Aurelia dopo la rapina avvenuta nel luglio del 2002

Deve scontare 9 anni per l’assalto al portavalori sull’Aurelia nel luglio del 2002

21 maggio 2024
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CASTIGLIONCELLO. Quando il portavalori si è fermato sull’Aurelia, poco prima dello svincolo per Castiglioncello, a bordo c’erano due persone. Due agenti. Ignari di ciò che sarebbe successo di lì a poco. Poi, ecco il fumo. Le guardie escono e vengono affiancate da un Fiorino bianco. Scende un uomo col kalashnikov. Poi altri, mitra e pistole in pugno. Legano i vigilantes e li abbandonano alle Spianate. Dopodiché fuggono con oltre 500mila euro di malloppo. Però lasciano una scia di indizi. Tanto che vengono identificati e condannati in cinque. Tre giorni fa – a distanza di 22 anni da quella rapina – uno di loro, Salvatore Del Cuoco, latitante da tempo, è stato arrestato dalla polizia. Gli agenti l’hanno trovato nascosto nel comò di casa sua e l’hanno portato a Poggioreale. Ma andiamo con ordine.

La rapina

Questa storia affonda le sue radici lontano nel tempo. Siamo al 26 luglio del 2002. Non è ancora sorto il sole quando il furgone blindato della Securpol si mette in viaggio da Livorno verso l’isola d’Elba per consegnare 584mila euro alle filiali della banca Monte dei Paschi. Ma allo svincolo per Castiglioncello il motore si inceppa. O meglio, scatta il congegno che qualcuno aveva installato in precedenza nel motore. Stop all’erogazione di carburante, dunque. E fumo ovunque. A quel punto le due guardie a bordo scendono dal veicolo per capire che cosa sia successo. Immediatamente un Fiorino bianco con la scritta “segnaletica stradale” li affianca. Esce un finto operaio col kalashnikov, presto raggiunto da altre persone con passamontagna, mitra e pistole. Disarmano i vigilantes, poi legano loro i polsi con fascette di plastica, li caricano sul Furgone e li scaricano alle Spianate. Nel frattempo svuotano il blindato e rubano i soldi. Ma nel far ciò succede che lasciano delle tracce. Alcune impronte digitali, nello specifico.

Il processo

E queste conducono i carabinieri, coordinati dalla procura, ai presunti membri della banda che vengono indagati per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di vari reati: rapina, sequestro di persona, furto aggravato, ricettazione, porto di armi da guerra e da sparo.

Le indagini proseguono e si arriva ai rinvii a giudizio. Fino a che, nell’aprile del 2012, cinque imputati – tutti di Napoli – vengono condannati a undici anni di reclusione, oltre che al pagamento di multe e provvisionali. Tre donne (mogli dei componenti della banda), in un primo momento coinvolte nell’inchiesta, vengono invece assolte. Tra i condannati c’è anche Salvatore Del Cuoco detto “o piccirillo”, che all’epoca dei fatti aveva 29 anni, che è coinvolto anche in altre inchieste e che – col prosieguo dell’iter giudiziario – è arrivato a dover scontare 9 anni, 8 mesi e 8 giorni di reclusione per i fatti di Castiglioncello. Ma non si è fatto trovare, nonostante nei suoi confronti la procura generale della Corte d'appello di Firenze nel novembre scorso abbia emesso un ordine di carcerazione.

L’arresto

Venerdì scorso, però, gli agenti del commissariato di San Giovanni-Barra (Napoli) hanno perquisito la casa dove risultava domiciliato e l’hanno trovato lì, nascosto nel comò di camera dove, nel frattempo, aveva creato uno scomparto ad hoc richiudibile dall'interno. Del Cuoco, difeso dall’avvocato Michele Basile del foro di Napoli, è stato quindi arrestato e portato nel parcere di Poggioreale.

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