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Studio Ghibli: la storia dello studio d’animazione premiato a Cannes

Un approfondimento sullo studio d'animazione che ha prodotto tanti capolavori nel corso degli ultimi quarant'anni e che riceverà quest'anno la Palma d'oro onoraria al Festival di Cannes

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Studio Ghibli Logo

Studio Ghibli, il noto studio d’animazione giapponese che ha realizzato capolavori memorabili come La città incantata e Principessa Mononoke, viene premiato con la Palma d’Oro onoraria al Festival di Cannes 2024.

Il festival francese ha deciso, per la prima volta dalla sua istituzione, di premiare non una persona ma un gruppo. E lo fa per rendere omaggio a una pietra miliare dell’animazione, uno studio che negli ultimi quarant’anni ha segnato in maniera irreversibile uno standard qualitativo elevatissimo per i prodotti animati, divenendo punto di riferimento in Giappone ma anche nel mondo.

Lo Studio Ghibli ha avuto una storia abbastanza travagliata e non se l’è sempre cavata al meglio economicamente. Trattandosi di un vero e proprio studio autoriale, le intenzioni dei registi erano sempre messe al primo posto per produrre non opere di consumo, ma opere d’arte. E non è un caso se quest’impegno si è trasformato in un successo, anzitutto di critica, ma anche di pubblico. Perché le opere dello Studio Ghibli non parlano solo agli occhi, ma anche al cuore dello spettatore. Film visivamente strabilianti che possono incantare chiunque li guardi, bambini e adulti, ma che sono in grado di parlare anche a chi cerchi un’esperienza più profonda, senza sacrificare mai nemmeno quell’aspetto più superficialmente seducente.

La storia dello Studio Ghibli

Il Regno dei sogni e della follia Studio Ghibli

Ma come nasce questo Regno dei sogni e della follia, noto come Studio Ghibli?

Lo studio è stato fondato nel 1985 a Tokyo da quattro personalità: Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Toshio Suzuki e Yasuyoshi Tokuma. Mentre i primi due erano le menti creative vere e proprie dello studio, nonché i personaggi più impressi nella memoria collettiva, gli altri due forse più sconosciuti, ebbero nondimeno un’importanza enorme per lo studio, di cui furono figure chiave della produzione dei film.

Lo Studio era originariamente un semplice ufficio in affitto di appena 300 metri quadrati collocato nel piano di un edificio a Kichijoji, Tokyo. Uno spazio così ristretto consentì, almeno in un primo momento, una maggiore libertà di manovra e di espressione per Hayao Miyazaki e Isao Takahata, che si sentivano soffocati nelle loro libertà artistiche.

Prima dello Studio Ghibli

Heidi

I due registi inizialmente lavoravano per altri studi di animazione. Isao Takahata era il regista di successo di diverse serie d’animazione, divenute dei cult anche qui in Italia, come Anna dai capelli rossi, Heidi e Marco. A queste lavorò anche Hayao Miyazaki che affiancò Takahata, più anziano di lui, come layout artist e scenografo.

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Lupin III - Il castello di Cagliostro

Nel frattempo, ottenuta un po’ di indipendenza dall’amato e odiato maestro e punto di riferimento, Miyazaki poté lavorare come regista a un suo lungometraggio. Prodotto dalla Tokyo Movie Shinsha, diresse nel 1979 il film Lupin III – Il castello di Cagliostro, presto divenuto un cult degli amanti del ladro gentiluomo. Nel film, Miyazaki introdusse per la prima volta, peraltro, l’iconica 500 gialla di Lupin, divenuta sua eterna compagna di viaggi da lì in poi.

Successivamente, con l’intenzione di dirigere un nuovo lungometraggio, Miyazaki scrisse un manga intitolato Nausicaä della Valle del vento. Il successo del fumetto diede a Miyazaki la possibilità di ottenere più agevolmente i fondi per la produzione del film omonimo, che riscosse un discreto successo. Tuttavia, la Tokuma Shoten, che aveva animato il film, fallì poco dopo la sua uscita, lasciando a Miyazaki e al suo produttore, Toshio Suzuki, l’onere di trovare un altro studio per futuri progetti.

Fu Takahata ad avere l’idea di fondare un nuovo studio, del quale non avrebbe voluto assumere, però, ruoli dirigenziali.

La nascita dello studio

Nasce, così, lo Studio Ghibli. Il nome lo si deve allo scirocco, vento caldo del deserto proveniente da sud-est, noto in Libia proprio con il nome di “ghibli”. Ma “Ghibli” è anche il soprannome del Caproni Ca.309, aereo della Regia Aeronautica che operava in Nordafrica. Il padre di Miyazaki si occupava, in tempi di guerra, di produrre componenti per l’aviazione nipponica, e Hayao ha sempre avuto una grande passione per l’aeronautica, nonché ammirazione proprio per l’ingegnere aeronautico italiano Giovanni Caproni. Il nome dello studio (che è, in realtà, pronunciato “Gibli” con una g dolce) è, dunque, un omaggio di Miyazaki derivante dal suo amore per l’Italia e per l’aeronautica.

Il mio vicino Totoro Una tomba per le luccioele Studio Ghibli

I primi film prodotti dallo studio, che pur vengono realizzati con meticolosa cura, incontrarono un tiepido successo. Laputa – Il castello nel cielo fu il primo film dello studio, diretto da Miyazaki e uscito nel 1986. Seguirono, nel 1988, prodotti in contemporanea con standard qualitativi altissimi, Il mio vicino Totoro, di Miyazaki, e Una tomba per le lucciole di Takahata. I film ebbero grande riscontro da parte della critica, ma era sul lato economico che non incontrarono le aspettative. Tuttavia, questi film, che divennero in seguito fra i più iconici dello studio (Totoro ne diventò anche il logo), prepararono il terreno per gli anni a venire.

Il successo e il nuovo studio

Kiki consegne a domicilio film

Esce nel 1989 Kiki – Consegne a domicilio. Il film fu un successo strepitoso in Giappone e, con i suoi proventi, lo studio poté permettersi migliori condizioni contrattuali per i dipendenti. Sebbene queste rinnovate condizioni avessero comportato un aumento dei costi di produzione, la migliorata situazione economica consentì, comunque, di cominciare a pensare alla realizzazione di uno studio dove si potesse garantire anche uno spazio di lavoro maggiore. Fu così che Studio Ghibli cambiò sede in una nuova struttura a Koganei, un sobborgo di Tokyo.

La realizzazione del nuovo studio fu supervisionata dallo stesso Hayao Miyazaki, che si assicurò che la planimetria consentisse spazi più ampi e meglio organizzati.

Il lato buio dello studio

Proprio all’apice del suo successo, tuttavia, sullo studio si abbattono alcune tragedie. Yoshifumi Kondou, un’importante figura chiave dello studio, che aveva già lavorato come direttore dell’animazione per i film Una tomba per le lucciole, Kiki – Consegne a domicilio e Pioggia di ricordi, muore a causa di un aneurisma celebrale. L’animatore stava lavorando come regista al film I sospiri del mio cuore. Miyazaki aveva ai tempi già 57 anni e alcune indiscrezioni suggerivano che il maestro avesse visto nel più giovane Kondou un suo successore. Non aiutò, poi, il fatto che i medici affermarono che la morte dell’uomo fosse un c okaso di karoshi, ovvero di morte per troppo lavoro. Miyazaki ne rimase profondamente traumatizzato.

I racconti di Terramare

C’è chi collega questa vicenda ai suoi rapporti incrinati con il figlio, Gorou Miyazaki. La disapprovazione di Miyazaki padre per Gorou è piuttosto risaputa: quest’ultimo non è di certo un grande regista, con due dei tre film da lui diretti che rappresentano i peggiori fallimenti dello Studio Ghibli dalla sua apertura: I racconti di Terramare ed Erwig e la strega. Miyazaki emerge, nelle vicende con il figlio, come un padre burbero, severo e distaccato, completamente privo di orgoglio per un figlio che non rappresenta un degno successore per lui. Non aiuta il fatto che Gorou non avrebbe neanche voluto lavorare come regista.

Takahata, Miyazaki e i riconoscimenti allo studio

Nonostante queste cicatrici sul volto dello studio, Miyazaki e Takahata continuarono a macinare successi.

La storia della Principessa Splendente

Da un lato, Takahata lavorò a I miei vicini Yamada (che uscì nel 1999) e, dopo quattordici anni di silenzio, a La storia della principessa splendente, uno dei film più acclamati dalla critica e, tristemente, ultimo lavoro quasi testamentario del regista, che sarebbe poi morto nel 2018.

Dal canto suo, Miyazaki ebbe, forse, più riconoscimento di pubblico rispetto al suo collega più anziano, riscuotendo un successo clamoroso prima nel 1997 con Principessa Mononoke, che fu ai tempi il film d’animazione con il maggior incasso nella storia del cinema in Giappone. Solo nel 2001 La città incantata superò questo primato, divenendo il film con il maggior incasso della storia del botteghino giapponese e detenendo il record imbattuto fino al 2020. Questo film valse peraltro allo studio la vittoria del Premio Oscar al miglior film d’animazione del 2003, fino a quest’anno l’unico film anime ad aver visto il prestigioso premio (quest’anno è stato vinto proprio da un altro suo film, Il ragazzo e l’airone).

La Città Incantata

Sicuramente, il riconoscimento degli Academy Awards è un bel distintivo appuntato al petto dello Studio Ghibli. Nonostante alcune criticità del sistema di premiazione – che ha delle malcelate iniquità di giudizio che sembrerebbero favorire i film occidentali, spesso a discapito proprio dei film giapponesi, come nel caso eclatantissimo del 2015, in cui Big Hero 6 (un bel film, ma tutto fuorché privo di imperfezioni) vinse l’Oscar nell’anno in cui, in gara, vi era La storia della principessa splendente, un film dalla gestazione ben più lunga e dai pregi artistici ben più evidenti. Va comunque riconosciuto che lo Studio è stato l’unico a ricevere importanti riconoscimenti dalla critica anche al di fuori del Giappone, e questo deve pur significare qualcosa.

La progressiva identificazione dello studio con Hayao Miyazaki

Considerata la scarsa prolificità di Takahata dopo il 2000 (che, come abbiamo visto, non ebbe neanche i giusti riconoscimenti) e il successo non estremamente strabiliante delle poche e isolate pellicole dirette da altri registi (quelle di Hiromasa Yonebayashi, Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento e Quando c’era Marnie, sono, forse, le più rilevanti), le sorti dello Studio Ghibli sono ricadute quasi interamente sulle spalle di Hayao Miyazaki. Dopo l’importante primato economico de La città incantata, il regista lavorò a un altro successo, Il castello errante di Howl (2004). Successivamente, uscì nel 2008 Ponyo sulla scogliera e nel 2013 quello che sarebbe poi stato annunciato come l’ultimo film del regista, Si alza il vento. Miyazaki aveva ormai più di settant’anni e un’uscita di scena col botto era considerata la giusta coronazione di una carriera invidiabile.

Si alza il vento Hayao Miyazaki

Si potrebbe fare una nuova frecciatina agli Oscar sottolineando come questa carriera sia stata sì coronata anche dall’Oscar onorario nel 2015 – il primo mai assegnato ad un regista di anime – ma non nel 2014 dalla vittoria di Si alza il vento, che perse contro Frozen – Il regno di ghiaccio (per quanto non si possa certo dire che questo non fosse un film meritevole di vincere).

Kemushi no Boro

Miyazaki confermò in più occasioni  come il suo ritiro fosse definitivo, vista l’età. Ben presto tuttavia il regista si mostrò nuovamente incapace di starsene con le mani in mano. Nel 2015 si venne a sapere che Miyazaki stava lavorando a un nuovo corto animato, Kemushi no Boro, uscito poi nel 2018. Ma già nel 2016 il regista, insoddisfatto, affermò che sarebbe tornato al lavoro su un nuovo lungometraggio. Fu immediatamente detto che, per dirigere il film, si sarebbe preso almeno cinque anni di lavorazione e che sarebbe stato, questa volta per davvero, il suo ultimo film.

Il ragazzo e l’airone

Il film in questione è il recentissimo Il ragazzo e l’airone, uscito all’inizio di quest’anno in Italia e il 14 luglio 2023 nelle sale giapponesi. Il dettaglio di cui si è più parlato sul film è la sua pubblicazione senza alcuna campagna pubblicitaria. Il film è uscito nelle sale, quantomeno in Giappone, senza la pubblicazione preventiva di alcun trailer o dettaglio sulla storia. Solo il titolo giapponese del film, Kimi-tachi wa dou ikiru ka? era noto, insieme a un singolo poster uscito anni prima e al fatto che il film prendesse libera ispirazione da un romanzo omonimo di Genzaburou Yoshino del 1937.

Studio Ghibli Il ragazzo e l'airone

Non si predispose per il film un’uscita internazionale, probabilmente anche per mantenere fede al progetto di un’uscita senza pubblicità. Solo in seguito all’uscita in Giappone, sono cominciate a trapelare anche nel resto del mondo le prime immagini del film. Il titolo, traducibile come “E voi come vivrete?”, fu internazionalizzato come The Boy and the Heron (da cui il titolo italiano). Onestamente, si sarebbe potuto optare per scelte migliori, forse anche più letterali, poiché un titolo del genere sembra completamente mancare il punto della pellicola. Il film ricevette il suo primo trailer proprio per il rilascio internazionale.

Il testamento di Miyazaki

Il ragazzo e l'airone

In generale, la pellicola ha riscosso un notevole successo in tutto il mondo, e in particolare in Cina, divenuta il primo mercato globale per il film, superando persino il Giappone. Da un punto di vista critico, poi Il ragazzo e l’airone è, questa volta per davvero, il coronamento della carriera di Miyazaki. Ricevuto quest’anno il Premio Oscar al miglior film d’animazione (sebbene nessuno si sia presentato a Hollywood per ritirarlo), il film sembra, nelle sue intenzioni creative e artistiche, un vero e proprio testamento del regista e un passaggio di testimone alle future generazioni di artisti. Un vero e proprio capolavoro degno di tutti i riconoscimenti.

La nota, se vogliamo, un po’ ironica della conclusione del percorso dello Studio Ghibli, sempre più identificato con Miyazaki, è che concluso forse non è. Il regista ha più volte affermato, come per Si alza il vento, che Il ragazzo e l’airone sarebbe stato il suo ultimo film. Neanche a farlo apposta, pochi mesi dopo l’uscita dello stesso ha annunciato di voler lavorare a un nuovo lungometraggio. Purtroppo, non sappiamo se questo film vedrà mai la luce. Miyazaki, per quanta salute possa avere alla sua età, ha comunque più di ottant’anni e i tempi che ha impiegato per dirigere Il ragazzo e l’airone potrebbero anche dilatarsi ulteriormente. È difficile dire se riuscirà davvero a produrre questo fantomatico nuovo film.

L’eredità di Studio Ghibli

Vale la pena di menzionare il fatto, comunque, che lo Studio Ghibli in sé e per sé, originariamente affiliato alla Tokuma Shoten e completamente indipendente solo dal 2005, è stato acquisito nel 2023 dalla Nippon TV. Cosa comporterà nel concreto questo cambio di direzione è ancora troppo presto per dirlo. La decisione nasce, com’è noto, dall’età troppo avanzata di Hayao Miyazaki e Toshio Suzuki e sembrerebbe voler servire ad agevolare gli sforzi creativi dello studio, disimpegnandolo dagli impegni gestionali.

The Imaginary Studio Ponoc

Nel frattempo, nel 2015 ha inoltre iniziato a produrre film lo Studio Ponoc, nato da una costola dello Studio Ghibli. Il neonato studio è stato fondato dal già menzionato regista Hiromasa Yonebayashi e da un importante produttore dello Studio Ghibli, Yoshiaki Nishimura. Visivamente, le opere di Studio Ponoc ricordano evidentemente lo stile Ghibli. Da un punto di vista qualitativo e tecnico, sembrano voler mantenere fede agli intenti dello studio originario con un forte impegno sul lato artistico per garantire elevati standard. Lo Studio Ponoc è da molti ritenuto un plausibile “successore” dello Studio Ghibli, ma la verità è che probabilmente non ci sarà mai un unico e vero erede.

Nei titoli di coda de Il ragazzo e l’airone sono menzionate le collaborazioni di una moltitudine di studi d’animazione, tutti importanti e noti. Essendo questo film un po’ il testamento di Hayao Miyazaki, non è difficile vedere nei nomi una vera e propria dichiarazione di intenti. Non esisterà un successore dello Studio Ghibli, ma ci saranno tanti studi che porteranno avanti il loro lavoro in maniera autonoma. Magari influenzati dal suo retaggio, ma non diverranno mai una copia manieristica di uno studio che ha già visto il suo apice e che non dovrà essere imitato, ma superato.

Studio Ghibli: uno studio che ha fatto la storia

la città incantata Studio Ghibli

Lo Studio Ghibli ha avuto un impatto artistico e culturale innegabile in Giappone e nel mondo. Dobbiamo al lavoro di artisti instancabili l’esistenza di alcuni fra i film più significativi della storia del cinema. Vedremo i riflessi di questo lavoro per i decenni a venire. È un bene che un festival rinomato internazionalmente come il Festival di Cannes conferirà il giusto e meritato riconoscimento allo Studio Ghibli. Uno studio che ha davvero fatto la storia.

Consegna della Palma d’Oro onoraria allo Studio Ghibli 20 maggio alle ore 15.30 Grand Théâtre Lumière

 

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