LADISPOLI - Gli studenti del Di Vittorio incontrano il giudice Ignazio De Francisci, già procuratore generale della Corte d'Appello a Bologna. All'ordine del giorno: riflettere sul tema della legalità. Nato a Palermo, in magistratura dal 1977 è stato collaboratore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. «Un'esperienza che ha segnato profondamente la mia vita umana e professionale - ha detto - C'è un prima e un dopo il 1992. Da allora la mia vita non è stata più la stessa. Quando si parla di strage di Capaci torniamo sempre a quel pomeriggio e a tutto quello che ne è seguito. Assistere a due stragi – ha raccontato agli studenti – sentire quel boato il 19 luglio, mettere i piedi nel cratere sull’autostrada sono esperienze che segnano; nessuno di noi che eravamo lì in quegli anni ha mai dimenticato. Vi invito a cercare quei filmati in Rete, perché le immagini sono più potenti di ogni parola. Sono fatti che spaccano il cuore. Quando accadono questi episodi, hai l’impressione che tutto ti cada addosso». Il giudice De Francisci ha ripercorso le date più importanti della storia italiana a partire dall’omicidio di Peppino Impastato, il 9 maggio 1978, fino ad arrivare alle stragi di via D’Amelio e Capaci nel 1992, passando per il Maxiprocesso di Palermo del 1986: un’autentica «rivoluzione giudiziaria e culturale», ha affermato. De Francisci ha spiegato agli studenti del “Di Vittorio” la struttura degli organi investigativi, le procedure e le prassi sottese al processo penale, invitandoli a leggere il libro di Giovanni Falcone e Marcelle Padovani “Cose di Cosa nostra”. Ma il giudice si è anche soffermato sulla definizione di “mafia”. A salutare Ignazio De Francisci al termine dell’incontro sono stati gli allievi dell'alberghiero che hanno preparato un pranzo di arrivederci, coordinati dal loro docente di Enogastronomia, il professor Salvatore Esposito.

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