Da quando è stata fondata nel 2019, la bevanda NON ha sicuramente giocato un ruolo pionieristico nel dare una definizione più chiara di cosa possa essere un drink analcolico ultra-premium, che vuole essere un’alternativa al vino. Da allora si è diffusa in più di 8 mercati globali, partendo dall’Australia, patria del fondatore e CEO Aaron Trotman. Oggi questa bevanda si trova nelle migliori carte dei ristoranti in tutto il mondo, registrando una crescita esponenziale che lo scorso anno ha toccato il +60%. 

Il Manifesto che abbiamo trovato sul sito di NON ci spiega in modo chiaro questo progetto: “È un modo di ripensare 0.0% l’esperienza del vino. Una bevanda per tutti e per ogni occasione con l’obiettivo di essere totalmente non convenzionale. NON assomiglia ad un vino, ha i profumi e gli aromi di una creazione di un chef e il suo sapore non è comparabile a nient’altro al mondo”. 

Aaron Trotman, il fondatore e CEO, si definisce un imprenditore seriale e un foodie con la mission di ripensare il futuro delle bevande non alcoliche. Lui è l’esempio di come, pur provenendo da background professionali diversi – i suoi nel mondo della cosmesi – si possano avere idee di successo in qualunque campo. E le migliori nascono, a volte, per semplice caso. “Io e mia moglie stavamo mangiando fuori al Clove Club di Londra” spiega in un’intervista a Drinks Trade. “Lei ha preso l’abbinamento analcolico, mentre io ho preso un abbinamento di vino che non mi piaceva, quindi ho provato il suo drink e l’ho trovato delizioso. Così ho pensato: perché non rendere disponibile lo stesso standard premium di bevanda ai consumatori non alcolici”. Così è nata NON. 

“Al momento il nostro consumatore medio sono le donne Millennial e anche la Gen Z. Ma non dimentichiamo i Gen X, che stanno dimostrando di voler cambiare le loro abitudini di consumo. I loro figli sono cresciuti e stanno andando a mangiare in ristoranti di qualità dove NON è nella lista delle bevande. Si stanno lasciando influenzare dalla tendenza alla moderazione”. Secondo Trotman i dati al momento indicano che il 90% delle persone che bevono prodotti analcolici bevono anche prodotti alcolici. “I ristoratori dovrebbero mettere in carta delle valide alternative non alcoliche che offrano un’esperienza di gusto analoga al vino” spiega. 

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In che modo questa bevanda può essere una valida alternativa al vino? Secondo Trotman questa bevanda ha fondamentalmente strutture simili a quelle del vino: “Prende l’acidità dal verjus (succo d’uva), i tannini dal tè, spezie e bucce di frutta, ma anche le verdure arrostite trasformano gli zuccheri in zuccheri caramellati”. Un concetto che per molti produttori e puristi del vino potrebbe sembrare piuttosto bizzarro. Quello che Trotman vuole provare a proporre, però, non è una bevande concorrente del vino, ma una sua alternativa moderata. 

“Il vino è in declino praticamente ovunque e presenta un po’ di problemi a livello demografico. Le generazioni più anziane bevono vino da anni e non vogliono che l’alcol venga rimosso dalle loro abitudini e non vogliono nemmeno bere la versione dealcolizzata della loro bevanda preferita. Dunque quello che vogliono è qualcosa di completamente diverso. Un’alternativa, non un sostituto” aggiunge. 

Un concetto troppo spinto ed avvenieristico? Forse, ma ciò che sta accadendo oggi con i consumatori moderati, secondo il fondatore di NON, è simile a quello che accadde ai vegani e ai vegetariani meno di dieci anni fa. “In giro non c’erano molte opzioni per loro, oggi sì. Oggi se dici latte d’avena, molte persone sanno che non è latte di mucca, ma viene bevuto come una sua alternativa. I media infine stanno iniziando a parlare delle differenze tra alcol rimosso, vino dealcolizzato e un’alternativa ad esso”. Secondo Trotman è solo question di tempo perché anche in questo settore si creino delle alternative al vino. Sarà davvero così?