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La Fiat, le BR, i trans e la morte di Edoardo: ecco la storia vera della "polizia privata" di Gianni Agnelli

Il Consorzio Orione, fondato negli Anni di Piombo: una squadra di fedelissimi all'Avvocato, fino agli Elkann

La Fiat, le BR, i trans e la morte di Edoardo: ecco i racconti degli uomini che proteggevano Agnelli

L'Avvocato scendeva dalla collina a tutta velocità, a bordo della sua Fiat 131, poi la Croma: saltava i semafori, saliva sul marciapiede (all'autista che urlava "Avvocato! L'ho appena presa dall'officina" lui rispondeva "Ma che ti importa, abbiamo una fabbrica di macchine, no?"), lanciato, da solo. "Sembrava solo: ma dietro c'eravamo noi". Quel "noi" significa tredici uomini, giacca e cravatta oppure giubbini scuri, Fiat Abarth potenti o blindate: erano gli uomini di Orione, l'esercito privato di Gianni Agnelli e della Fiat, il servizio di sorveglianza negli Anni di Piombo. Ecco la loro storia.

L'anno è il 1979: il 14 dicembre è noto come "il venerdì nero della Fiat". Alle sei del mattino, a Mirafiori, le Brigate rosse feriscono Adriano Albertino, caporeparto delle Carrozzerie. Alle 7 del mattino, un commando di dieci persone assalta lo stabilimento del Lingotto in via Nizza, per svaligiare il furgone portavalori delle paghe, ma fallisce. Riesce invece il colpo alla Fiat Rivalta, alle 9 del mattino: i brigatisti rapinano 520 milioni di lire. Alle 10.15, irruzione all'Iveco, in via Cigna: Michele Sacco, sorvegliante, viene gambizzato. E' caccia a una Fiat 127 amaranto. Ma non è finita: a sera, a Rivoli, davanti alla Elcat che produce sedili per la Fiat, in uno scontro a fuoco muore il militante di Prima Linea Roberto Pautasso e restano feriti il brigadiere Massimo Osnaghi e l'agente Giovanni Serra. 

Il giorno dopo, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa assume il comando della divisione Pastrengo e comincia a costituire la sua squadra speciale. In quell'anno, in Italia si contano 279 formazioni terroristiche: a Torino il bilancio è di cinque morti e 26 feriti. C'è già stato l'omicidio dell'ingegner Ghiglielo, l'assalto alla Scuola di Amministrazione Aziendale. Fiat ha proceduto ai famosi 61 licenziamenti di dipendenti di Mirafiori sospettati di essere collusi con i terroristi. E' come essere in guerra. E in questo scenario si muove il Consorzio Orione, nato pochi mesi prima.

Questa storia viene raccontata in "C'eravamo anche noi", di Valter Bruno, pubblicato dalla cooperativa che edita il settimanale locale "L'Eco del Chisone", presentato questa mattina al Salone del Libro. All'interno, le testimonianze degli uomini che facevano parte di Orione: tutti ex appartenenti a carabinieri o esercito, assunti inizialmente come sorveglianti del Gruppo. "Arruolati" come volontari. A capo della struttura, Giovanni Castagnola, colonnello in congedo dei carabinieri che era stato anche nel Sismi, il servizio segreto militare. Sotto di lui, l'ex capitano Gioia. Un servizio di scorta e vigilanza che poteva contare su mezzi che altri non avevano.

 Dice Giovanni Scialò: "Quando avevamo la 130 station wagon verde blindata andavamo alla Banca d'Italia in via XX Settembre, caricavamo denaro liquido, perché in quegli anni si pagavano gli stipendi in contanti e si portavano in corso Marconi". Polizia e carabinieri non avevano le auto blindate "ma la Fiat le aveva". E c'erano la struttura - la sede era in via Morgari 13 -, le armi, anche successivamente la Fiat non poteva detenerle e quindi diventavano personali degli uomini di Orione, "dovevamo averne tre a testa" raccontano. E poi le auto: dalla A112 Abarth al 127 Abarth rosso aragosta e nero, "i vigili ci chiamavano la pattuglia degli abartini".

Gianni Agnelli con John Elkann e Fedele Bosco (foto tratta dal volume "C'eravamo anche noi")

Fedele Bosco racconta: "Orione nasce come consorzio per la sicurezza, di soldi per metterlo in piedi ne sono stati spesi moltissimi, ma questi soldi non ricadevano sul bilancio Fiat". In pratica, ogni azienda del Gruppo pagava la sua quota. E gli uomini, con i loro turni lunghissimi e il rischio per la propria incolumità? "Avevamo il contratto dei metalmeccanici". E vivevano a stretto contatto con la Famiglia, proteggevano i massimi dirigenti della Fiat che, di fronte all'insinuazione della lotta armata negli stabilimenti, "aveva deciso di dimostrare di avere il comando".

Gli uomini di Orione della sede di via Morgari

E i tredici uomini che si muovevano con determinazione, mantenendo i contatti con le forze dell'ordine, con la Prefettura. E usavano gli informatori che mai uno potrebbe immaginare. "I nostri migliori occhi - dice ancora Bosco - erano i transessuali che battevano nella zona dove noi dovevamo essere presenti. Erano in grado di dirci se era passata una macchina, se era passata una seconda volta, se era passato uno a piedi".

Anni a proteggere Gianni e Umberto Agnelli, i figli e i nipoti. "John Elkann è una persona rispettosa, gentile. Ci chiese di dargli del tu". Una volta mandò uno degli uomini a prendere la moglie Lavinia a Malpensa "e mi diede la sua auto, una Alfa 156 V6 3000. Mi fermarono i poliziotti perché volevano sapere cos'era, non ne avevano mai vista una". E Lapo, il più esuberante, "un discolo". E che voleva sempre guidare. E i calciatori della Juve. Ma anche una piccola macchina, un rimpianto terribile, legato a Edoardo Agnelli.

Orione vigilava anche su Villa Bona, dove viveva. Ma lui e l'Avvocato litigavano sempre, "ha chiesto di essere un po' più libero". E l'Avvocato disse "fategli fare cosa vuole". E così, una sera, è uscito "col cappotto e sotto il pigiama" e dopo un po' è tornato. L'indomani, prima dell'alba, la stessa cosa. Ma non è tornato. La sua Fiat Croma, con il libretto di circolazione aperto sul cruscotto, viene trovata sul viadotto della Torino-Savona: il suo corpo è settanta metri più sotto, sfracellato. "Per me, la sera prima era andato a vedere il posto".

Nelle storie che si intrecciano con quella dell'Italia, il senso di fratellanza, il dolore, come quando uno del gruppo muore nel rogo del Cinema Statuto. E piano piano il cambiamento: oggi Orione esiste ancora, come nome e licenza, "ma non è più quello di un tempo". I suoi compiti sono affidati a Fca Security. Una struttura coinvolta nei segreti degli Elkann, come ha dimostrato l'inchiesta avviata dalla Procura di Torino. Ma questa è un'altra storia.

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