E’ morto Tito Gotti, il gigante della nuova musica. Nel 1978 mise John Cage sul treno - la Repubblica

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lutto

E’ morto Tito Gotti, il gigante della nuova musica. Nel 1978 mise John Cage sul treno

E’ morto Tito Gotti, il gigante della nuova musica. Nel 1978 mise John Cage sul treno

Il direttore d’orchestra e studioso avrebbe compiuto 97 anni il prossimo 6 luglio

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Definirlo direttore d'orchestra è riduttivo. Perché il bolognese Tito Gotti, che avrebbe compiuto 97 anni il prossimo 6 luglio, è stato uno degli intellettuali più raffinati e amabili della nostra città. La sua scomparsa, avvenuta ieri, 10 maggio, chiude una vita straordinaria spesa al servizio della musica come didatta, pianista, compositore, scrittore, direttore d'orchestra, direttore artistico, inventore di festival e rassegne.

Tito Gotti è stato, tra le tante cose, l'ideatore del leggendario “Treno di John Cage” del 1978, che prevedeva la sonorizzazione di un treno sulle tratte Bologna-Porretta/Ravenna/Rimini, e il creatore delle indimenticabili Feste Musicali, che attraevano pubblico da tutta Italia, con concerti in luoghi storici come la basilica di San Petronio, la Chiesa di San Martino o San Michele in Bosco.

Un curriculum vastissimo il suo, che lo ha portato a vincere premi e riconoscimenti importanti, fra cui il Premio Abbiati della Critica Italiana e il Nettuno d'oro del Comune di Bologna. Diplomatosi in musica corale e in pianoforte, Gotti studiò a Vienna nella mitica classe di direzione d'orchestra di Hans Swarowsky, lo stesso maestro di Claudio Abbado e Zubin Mehta, ai quali era legatissimo. «Ero estasiato dai suoi racconti di frequentazioni in prima persona con personaggi come Franz Kafka, Alma Mahler o Walter Gropius - raccontò Gotti nella sua ultima intervista rilasciata ad Alberto Spano sul giornale della Filarmonica del Comunale - Swarowsky era figlio illegittimo di un cugino dell'imperatore Francesco Giuseppe e aveva avuto una vita straordinaria». Ma anche Gotti non fu da meno.

Nel 1967 fondò le Feste Musicali, una rassegna di sperimentazione e di ricerca, nate come rubrica speciale del Teatro Comunale di Bologna, che fino al 2003, negli anni della direzione Gotti, si misurava direttamente con i più grandi teatri del mondo, dalla Scala a Salisburgo.

Le Feste si interessavano ad ogni ambito temporale, tematico e linguistico della creatività musicale (dalla produzione più arcaica alle avanguardie), allestendo spettacoli in luoghi non usuali, ribaltando le tradizionali prospettive di spazi scenici tradizionali. Oltre a favorire l'esecuzione di partiture inedite (Bruno Maderna, Karlheinz Stockhausen, Sylvano Bussotti), le Feste Musicali hanno commissionato musiche a varie generazioni dei più importanti compositori del panorama italiano e internazionale, da Franco Donatoni a Salvatore Sciarrino, da Adriano Guarnieri a Fabio Vacchi. All'attività direttoriale Gotti ha sempre affiancato quella di studio e di ricerca, lavorando con passione sulla musica bolognese ed emiliana dei secoli XVII e XVIII.

Per trentasei anni ha ricoperto la cattedra di Musica Corale e Direzione di Coro presso il Conservatorio di Bologna, fino al pensionamento nel 1998. Allergico allo star system, definiva il successo «come qualcosa di strettamente letterale, cioè come una cosa che viene bene».

Sempre nella sua ultima intervista confessò: «Alla fine dei concerti mi dovevano recuperare dietro le quinte del teatro o in camerino per farmi tornar fuori a prendere gli applausi. Presi certe sgridate dai buttafuori e dal personale del teatro che mi dicevano: “Lei proprio non li vuole gli applausi, cosa ci sta a fare sul podio?”».

Per questo Gotti non ha mai voluto farsi rappresentare da un agente: «Sono sempre stato un cane sciolto», diceva con orgoglio. Libero, e con molti sogni ancora da realizzare, nonostante il traguardo sfiorato dei cent'anni: «In quarant'anni di ricerche - ha raccontato - un buon 30% di musiche che ho trovato sono state eseguite. L'altro 70% sono lì che aspettano, perché le mie idee le sento ancora attualissime. Un'amica psicanalista mi dice sempre che ci sono progetti che avevo nel subcosciente anche 40 anni fa e che affiorano nel cosciente in forma di progetti perfettamente consci e completi».

Il sindaco Matteo Lepore esprime a nome dell’amministrazione comunale il cordoglio alla famiglia e agli amici di Tito Gotti. Il Comune di Bologna gliconferì il Nettuno d'oro nel 2006.

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