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In Emilia-Romagna ogni giorno almeno una persona detenuta chiede al Garante di intervenire

Alla radice di molti problemi c’è sempre il sovraffollamento: nel 2023 in media 3466 detenuti a fronte di 2981 posti. In peggioramento anche alla Dozza: 859 su 498. In molti casi non vengono attivati i benefici per i reclusi a fine pena. Antigone denuncia “numeri non buoni” su lavoro in carcere e formazione.

20 Maggio 2024 - 11:09

Servizi sanitari, condizione detentiva, accesso alle misure alternative, trasferimenti, servizi sociali, lavoro, rapporto con la magistratura di sorveglianza. Sono sono alcuni dei motivi delle 450 richieste di intervento arrivate nel 2023 al Garante regionale per i detenuti, Roberto Cavalieri, che ha fatto il punto in una seduta di commissione in Regione. Quattrocentocinquanta: vuol dire che dalle carceri emiliano-romagnole arriva almeno una richiesta al giorno, certi giorni pure due.

Cavalieri ha inoltre elencato casi di suicido, di autolesionismo, danneggiamenti alle strutture, abuso di farmaci, mancato o ritardato rientro da un beneficio, manifestazioni di protesta, un tentativo di evasione, ritrovamento di oggetti non consentiti, radicalizzazioni e violazione delle norme penali. Alla radice dei molti problemi delle strutture detentive regionali c’è, come sempre, il sovraffollamento: a fronte di una capienza regolamentare di 2981 posti, i detenuti arrivano in media a 3466, di cui 158 donne (il 4,55% della popolazione detenuta). Gli stranieri presenti sono in media 1672 (48,2% sul totale); i semiliberi sono in media 68 (di cui 21 stranieri), solo l’1,9% del totale.

Stando ai dati riferiti in commissione, le carceri emiliano-romagnole sono popolate per lo più da detenuti con condanna in via definitiva (77,6% sul totale), di cui il 73,5% stranieri. I condannati con condanna non definitiva arrivano al 9,2%, mentre quelli in attesa di primo giudizio sono l’11,8%. Tra questi, osserva il Garante, in molti hanno un residuo pena ridotto, “che consentirebbe l’accesso ai benefici, che in molti casi non viene attivato”. Inoltre solo una “decisa minoranza” ricorre alle attività formative.

È intervenuta anche Mariachiara Gentile dell’associazione Antigone, ponendo l’accento sul tema del lavoro in carcere: “I numeri in Emilia-Romagna non sono buoni, dato che i detenuti attivi arrivano a circa il 30%, di cui circa il 6% alle dipendenze di datori esterni. Il dato è basso anche sulla formazione, tanto che coinvolge solo il 9% circa dei detenuti”.

Cavalieri è anche intervenuto a una seduta di commissione stavolta del Consiglio comunale di Bologna, all’indomani di un suicidio nel carcere di Parma, “il secondo del 2024 e il quarto degli ultimi 12 mesi” in regione. Nella stessa occasione la direttrice della Casa circondariale della Dozza ha segnalato che il sovraffollamento dell’istituto bolognese continua a peggiorare: a fronte di una capienza di 498 posti i detenuti risultavano 859, tra i quali 85 donne e 450 stranieri: a gennaio erano 823.