Cosa succede alle cartelle esattoriali in caso di morte?
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Cosa succede alle cartelle esattoriali in caso di morte?

17 Maggio 2024 | Autore:
Cosa succede alle cartelle esattoriali in caso di morte?

Successione: quali cartelle gli eredi non devono pagare. La guida per orientarsi sui debiti fiscali del defunto.

Nel momento in cui si apre una successione, coloro che accettano l’eredità subentrano non solo nella proprietà dei beni del defunto ma anche nelle sue obbligazioni, ossia i debiti. Tra questi ci sono spesso le pendenze con il fisco rappresentate dalle famigerate cartelle esattoriali. Alcune però potrebbero non essere dovute. Succede per quelle relative a sanzioni e soprattutto per quelle prescritte. Sorge, a questo punto, una frequente domanda: cosa succede alle cartelle esattoriali in caso di morte? Quali non vanno pagate e quali invece sì? Cerchiamo di fare il punto della situazione partendo dall’illustrare quali cartelle non sono dovute dagli eredi, cos’è la prescrizione e quando una cartella si considera prescritta.

Quali cartelle non passano agli eredi?

Gli eredi non devono innanzitutto pagare le cartelle che sono cadute in prescrizione. Di tale aspetto però ci occuperemo nei successivi paragrafi.

Non ricadono inoltre sugli eredi le cartelle contenenti:

  • sanzioni amministrative;
  • sanzioni tributarie;
  • sanzioni penali.

Tipico esempio di cartelle per sanzioni amministrative sono quelle relative all’omesso pagamento di multe stradali. Gli eredi non sono tenuti a pagarle e possono chiedere lo sgravio.

Lo stesso discorso vale per le sanzioni penali, collegate a reati commessi dal defunto (ad esempio un abuso edilizio). E ciò in forza del principio costituzionale secondo cui la responsabilità penale è sempre personale.

Infine, ci sono le sanzioni tributarie. Per queste è molto importante fare una precisazione. Ciascuna cartella contenente una contestazione di carattere fiscale (ad esempio l’omesso o il tardivo versamento di un tributo) è composta:

  • da una parte rappresentata dal capitale (ossia l’imposta non versata)
  • e da un’altra parte rappresentata dalle sanzioni.

Ebbene, gli eredi, non essendo tenuti a versare le sanzioni, possono chiedere lo sgravio parziale della cartella. A tal fine possono:

  • rivolgersi all’Agente della Riscossione con una istanza in autotutela
  • oppure, in caso di mancato riscontro, impugnare la cartella o l’eventuale pignoramento con un ricorso al giudice.

Chi accetta l’eredità con beneficio di inventario deve pagare le cartelle?

Anche chi accetta l’eredità con beneficio di inventario è tenuto a pagare le cartelle per conto del defunto. Tuttavia, se non lo fa, l’Esattore può pignorargli non già i beni personali (come potrebbe fare con qualsiasi altro erede) ma solo quelli ricevuti con la successione.

Chi rinuncia all’eredità deve pagare le cartelle?

Chi rinuncia all’eredità non subentra in alcun debito del defunto, ivi compresi quelli di carattere fiscale.

Attenzione però: l’accettazione dell’eredità potrebbe avvenire anche in forma tacita, ossia con un comportamento concludente tale da denotare la volontà di disporre del patrimonio del defunto. Bisogna quindi fare molta attenzione a ciò che si fa dopo il decesso del contribuente, se non si vuole rispondere dei suoi debiti.

In proposito leggi Quali sono gli atti di accettazione tacita dell’eredità.

Cos’è la prescrizione?

La prescrizione è quel meccanismo in forza del quale un creditore non può più pretendere il pagamento di un debito se non ha tentato di riscuoterlo entro un certo periodo di tempo. Una volta che il credito è andato in prescrizione, il debitore non è più tenuto a pagare (o a dimostrare di aver già pagato dinanzi a un’ulteriore, per quanto illegittima, richiesta di pagamento).

Volendo essere precisi e tecnici, la prescrizione non comporta propriamente l’estinzione del diritto di credito ma la possibilità di azionarlo dinanzi al giudice. Di fatto è la stessa cosa: a nulla serve vantare un diritto di credito se poi non lo si può far valere in Tribunale e avviare un pignoramento.

Quando si prescrivono le cartelle esattoriali?

Le cartelle esattoriali hanno tre diversi termini di prescrizione, che decorrono dal giorno della loro notifica o di un eventuale successivo sollecito di pagamento:

  • in 10 anni si prescrivono tutte le cartelle relative a tributi dovuti allo Stato: Irpef, Ires, Irap, imposta di registro, ipotecaria, catastale, bollo, canone Rai, contributi alle Camere di Commercio, imposta sulle donazioni o successioni, ecc.;
  • in 5 anni cadono in prescrizione tutte le cartelle relative a tributi dovuti agli enti locali (Regioni, Province e Comuni), come Imu, Tari, Tosap. Si prescrivono sempre in 5 anni le cartelle relative a sanzioni amministrative (come le multe stradali), tributarie (collegate a violazioni fiscali, anche se concernenti tributi come l’Irpef con prescrizione decennale), penali. E, in ultimo, è sempre quinquennale la prescrizione relativa ai contributi previdenziali dovuti all’Inps o assistenziali dovuti all’Inail;
  • in 3 anni si prescrivono le cartelle relative al bollo auto.

Come si dividono tra gli eredi i debiti per cartelle esattoriali?

Per le cartelle relative a imposte sui redditi (Irpef, Ires, Irap) rispondono tutti gli eredi in via solidale. Ciò significa che il fisco può richiedere il pagamento anche a uno solo di essi (fermo poi il suo diritto di rivalersi nei confronti degli altri).

Per le altre cartelle invece funziona la responsabilità parziaria: ciascun erede risponde solo della propria quota. Sicché, se uno di questi non dovesse pagare la propria parte, gli altri non ne risponderanno.

Come funziona la prescrizione delle cartelle?

I termini di prescrizione vanno calcolati dal giorno dell’ultima notifica ricevuta dal contribuente, compresi i preavvisi di fermo o di ipoteca.

Ogni intimazione di pagamento regolarmente notificata interrompe il termine di prescrizione e lo fa decorrere nuovamente da capo.

Una volta però decorso il termine di prescrizione, l’annullamento del debito (se così vogliamo chiamarlo concedendoci una certa licenza) è automatico: non c’è quindi bisogno di farlo dichiarare da un’autorità. Sicché, l’Agente per la Riscossione dovrebbe astenersi da qualsiasi azione. E semmai invece dovesse ugualmente agire, il contribuente è tenuto a fare opposizione nei termini per contestare la pretesa di pagamento o il pignoramento.

Come funziona la prescrizione delle cartelle del defunto?

Con il decesso del contribuente, i debiti per le cartelle esattoriali passano ai suoi eredi ma solo dal momento in cui questi manifestano l’accettazione di eredità (da non confondere con la dichiarazione di successione che invece è una comunicazione dal valore meramente fiscale).

Gli eredi non sono tenuti a pagare le cartelle esattoriali che si sono già prescritte prima o dopo la morte del parente defunto. A tal fine potrebbe essere utile chiedere, all’Esattore, un estratto di ruolo per verificare la data delle ultime notifiche effettuate (spesso sconosciute agli eredi) per comprendere quali cartelle sono andate in prescrizione.

L’Esattore, prima ancora che gli eredi accettino l’eredità, può tuttavia effettuare le notifiche delle cartelle o delle intimazioni di pagamento al fine di interrompere i termini di prescrizione e farli ricominciare da capo.

Attenzione però:

  • nel primo anno dalla morte del contribuente, le notifiche si considerano validamente eseguite presso l’ultimo domicilio del contribuente defunto e indirizzate impersonalmente e collettivamente a tutti gli eredi. Pertanto sulla cartella sarà, ad esempio, scritto: «Egr. Eredi del sig. Mario Rossi». È bene sottolineare che l’accettazione di una raccomandata indirizzata al defunto (come appunto una cartella o qualsiasi altro atto fiscale) non comporta accettazione tacita dell’eredità;
  • dopo un anno dalla morte del contribuente, le notifiche devono essere fatte, a pena di nullità, presso la residenza di ciascun erede, nella sua stessa persona. Pertanto sulla cartella sarà scritto: «Egr. Sig. Antonio Rossi, erede di Mario Rosi».

In ogni caso la notifica anche nel corso del primo anno si considera ugualmente valida se fatta personalmente al singolo erede.

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