Pestaggio a Iovino, Fedez indagato per rissa e lesioni. Dal mondo ultras ai locali, cosa sappiamo - La Stampa

È stato riconosciuto dai testimoni, è stato ripreso dalle telecamere: dopo la denuncia dei carabinieri la notte del 21 aprile, la procura di Milano ha iscritto il nome di Fedez nel registro degli indagati per la «spedizione punitiva» sotto casa del personal trainer dei vip Cristiano Iovino. In attesa che la vittima decida se denunciare - ha tempo fino alla fine di luglio - il fascicolo è stato aperto per rissa, lesioni e percosse in concorso con altri soggetti in via di identificazione.

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Con Fedez, quando è esplosa la lite al «The Club», dove era il dj special guest della serata di chiusura del Salone del mobile, c’era il suo bodyguard, l’istruttore di kickboxing Christian Rosiello, una presenza fissa sulla balaustra della Curva Sud, fedelissimo del leader indiscusso del tifo rossonero, Luca Lucci (quello della stretta di mano con Salvini), con varie condanne alle spalle e ancora ai domiciliari per traffico internazionale di droga. C’era il rapper Taxi B. C’era l’amica Ludovica di Gresy. C’erano almeno altri due volti noti della tifoseria milanista. Persone vicine all’ex marito di Chiara Ferragni (anche se tecnicamente non sono divorziati) assicurano che la ragione della rissa - tra scazzottate e bicchieri di vetro volati - non sarebbe stato un apprezzamento di troppo alla giovane amica sempre più spesso immortalata con il rapper. Ci sarebbero altre ragioni che, al momento, non sono state spiegate.

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Fatto sta che la «lezione» al trainer, noto per il caffè con Ilary Blasi prima della separazione da Totti, non ha tardato ad arrivare. I due si sono dati appuntamento in via Traiano e Fedez si è presentato con altre otto persone, tra cui una ragazza bionda. A confermarlo, oltre alla testimonianza dei vigilantes, ci sono le immagini delle telecamere di sorveglianza che, nonostante la pioggia, immortalano la sagoma del rapper di Rozzano, e i suoi vestiti: gli stessi che indossava poco prima al «The Club».

Dal Salone del libro di Torino lui ha negato tutto, e nulla ha dichiarato sui suoi rapporti con vari personaggi della Curva milanista, anche al di là del bodyguard Rosiello. A testimoniarli sono le foto pubblicate soprattutto negli ultimi tempi sui social. Come quella in bianco e nero scattata qualche giorno fa al «Volt», altro locale milanese, in cui Fedez abbraccia Islam Hagag, che si fa chiamare Alex Cologno, 35 anni, arrestato dalla Digos sabato notte davanti allo stadio San Siro dopo la partita con il Cagliari per l’accoltellamento di un venticinquenne romeno. Con lui sono finiti in manette Alessandro Sticco, 42 anni, e Luigi Margini, 43, figure di peso della Sud. E altri tre sono indagati a piede libero: Roberto S., 59 anni, Luciano R., 49 anni e Mario A., 47 anni. Per provare a salvarsi, la vittima aveva cercato rifugio in un ristorante, mentre gli aggressori gli lanciavano contro i tavoli della sala.

Gli investigatori, coordinati dalla pm Francesca Crupi, hanno subito ricostruito tutto, perché il gruppo di aggressori è formato dai componenti del direttivo: gli uomini che ogni domenica sono sulla balaustra a guidare la frangia più calda del tifo rossonero. Non un episodio isolato ma arrivato al culmine di un’escalation di violenza sotto la lente della procura diretta da Marcello Viola. Come l’altro raid che risale a poco più di un mese fa, il 5 aprile, a Motta Visconti, al confine con la provincia di Pavia.

Un commando di «Banditi», sembrerebbe per ragioni legate a un debito di droga, ha aggredito brutalmente un pregiudicato, fatto spogliare davanti a moglie e figli e picchiato anche con i manganelli. Alla spedizione punitiva, tutta filmata con un cellulare, avrebbero partecipato diversi componenti del direttivo: sembrerebbe anche lo stesso Francesco Lucci, il fratello di Luca. Oltre a un nome di peso della ’ndrangheta calabrese, un giovane erede della famiglia Papalia.

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