Il disco del giorno: Steve Hackett, "Live Archive NearFest"
Steve Hackett
Live Archive NearFest (Cd Camino CAMCD 32)
Quando Steve Hackett lasciò i Genesis, subito dopo l’uscita dell’album dal vivo "Seconds Out", rilasciò dichiarazioni di fuoco contro i suoi ex colleghi annunciando che si sarebbe discostato radicalmente da quello che considerava un discorso musicale ormai stantio e prevedibile. In realtà il chitarrista ha continuato per tutta la propria carriera a rimanere saldamente all’interno del progressive rock; dischi come "Please Don’t Touch" e "Spectral Mornings", pur ottimi, non contenevano ingredienti
particolarmente diversi dall’esperienza musicale dei Genesis; brani lunghi spesso divisi in più movimenti, grandi escursioni dinamiche dal sapore classico, delicate atmosfere ad acquarello che davano modo ad Hackett di sfoggiare la sua maestria tecnica sulla chitarra acustica.
Lavori successivi come "Till We Have Faces" e "Cured" hanno giocato con l’elettronica e la world music senza troppa convinzione, e in opere più recenti come "To Watch the Storms" e "Guitar Noir" Hackett sembra essere tornato ad abbeverarsi alla stessa fontana di Salmacis scoperta assieme a Peter Gabriel e Phil Collins nel 1972 con "Nursery Crime".
Hackett è musicista intelligente e dotato di gusto, tecnicamente ineccepibile e con buone capacità di scrittura (anche se la sua passione per i sinfonisti inglesi dell’Ottocento lo ha spinto a dischi orchestrali mediocri e inutilmente pomposi come A "Midsummer Night’s Dream" e "Metamorpheus"); la dimensione del concerto è senz’altro la più adatta per dimostrarne le qualità e ultimamente il chitarrista ha immesso sul mercato numerose testimonianze della sua bravura dal vivo, sia acustiche che elettriche.
Questo "Live NearFest" del 2002, registrato nel New Jersey, attinge all’ampio catalogo di album precedenti, includendo lavori celebri dei Genesis come "The Lamb Lies Down on Broadway". Tutto sommato il riconciliarsi con il proprio passato musicale
ha giovato a Hackett, che rispolvera "Firth of Fifth" e "Los Endos" con rinnovato entusiasmo e immutata bravura.
Non mancano omaggi a Satie ("Gnossienne N°1") e pezzi come "Vampire with a Healthy Appetite" e "Mechanical Bride", che omaggiano ironicamente il gusto per le atmosfere gotiche tipiche del genere progressive. Gli ottimi musicisti della sua band (in particolare Roger King alle tastiere) sembrano divertirsi almeno quanto il leader e forniscono una prestazione ricca di energia e compattezza.
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.