La rivoluzione dei Macchiaioli costituì un’esperienza artistica fondamentale della storia dell’arte italiana e francese dell’Ottocento e sarà protagonista di una nuova e ampia rassegna a Gubbio. Saranno oltre 70 le opere in mostra, dal 4 novembre al 3 marzo 2024 alle Logge dei Tiratori.

Anticipando con spirito d’avanguardia le idee degli impressionisti francesi, la rivoluzione dei Macchiaioli esercitarono un’importanza fondamentale sulla scena artistica italiana e francese nella seconda metà dell’Ottocento. A loro rende omaggio la mostra I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia, ospitata a Gubbio.

La rassegna raccoglie oltre 70 opere, provenienti in gran parte da collezioni private e quindi difficilmente visibili al pubblico, di Giuseppe Abbati, Vincenzo Cabianca, Giovanni Fattori, Raffaello Sernesi, Silvestro Lega e Telemaco Signorini.

Oltre alle opere dei macchiaioli anche la scuola di Barbizon

Per l’occasione sono presenti anche i loro “fratelli” francesi, ovvero alcuni degli esponenti della Scuola di BarbizonThéodore Rousseau, Constant Troyon, Jean-Baptiste-Camille Corot e Charles-François Daubigny.

In un confronto diretto tra le due esperienze: italiana e francese, l’esposizione analizza la rivoluzione macchiaiola contestualizzandola a livello europeo, concentrandosi sul ruolo della pittura en plein air e sulla fortuna del tema del paesaggio e della pittura di genere.

Suddiviso in cinque sezioni e curato da Simona Bartolena, il percorso espositivo prende avvio dalla nascita della pittura en plein air, passando per un focus sulla “macchia” e sulla tecnica macchiaiola, finendo poi per approfondire il protagonismo del paesaggio e delle scene di genere.

A chiudere la rassegna umbra è quindi un focus sulla produzione più tarda e sull’eredità del movimento lasciata alle nuove generazioni. Come spiega Bartolena, “la mostra permetterà ai visitatori di immergersi in un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane”.

Quello dei Macchiaioli è stato il movimento artistico italiano più impegnato e costruttivo dell’Ottocento.

La rivoluzione dei Macchiaioli ebbe inizio a Firenze a partire dal 1855

Nasce a Firenze a partire dal 1855 come reazione all’inerzia formale delle Accademie tenendosi anche in rapporto con i fermenti ideologici del Risorgimento nazionale.

Il movimento macchiaiolo afferma che “la teoria della macchia’’ fa sì che la visione delle forme sia creata dalla luce attraverso macchie di colore, distinte, accostate e sovrapposte ad altre.

Svincolato dai formalismi accademici, l’artista è libero di rendere con immediatezza verista ciò che il suo occhio percepisce nel presente. Teorici e critici dei Macchiaioli furono Diego Martelli ed Adriano Cecioni che dettarono le regole basilari dello “stile”.

Essi infatti si ritrovavano nel Caffè Michelangiolo, dove discutevano e riflettevano sulle tematiche artistiche.

La teoria della macchia precede cronologicamente le enunciazioni teoriche degli impressionisti francesi e, per alcuni aspetti, vi si avvicina.

La teoria sostiene che l’immagine del vero è costituita da un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro, che si possono rilevare tramite una tecnica chiamata dello specchio nero, mediante cioè uno specchio annerito con il fumo che permette di esaltare i contrasti chiaroscurali.

Il termine Macchiaioli fu utilizzato dalla Gazzetta del Popolo per la prima volta nel 1862 in occasione di un’esposizione fiorentina. In realtà l’espressione fu coniata dal giornalista in senso denigratorio, ma i pittori oggetto della definizione decisero da allora in poi di adottare tale termine come identificativo del loro gruppo.

La scuola di Barbizon, corrente paesaggistica che si identifica con i pittori che frequentavano quella località

Con il termine scuola di Barbizon o Barbisonniers si identifica un gruppo di pittori e una corrente paesaggista del realismo collegata alla località di Barbizon in Francia, non lontana dalla foresta di Fontainebleau.

Il luogo è stato un ritrovo di artisti principalmente nel periodo tra il 1830 e il 1870 e ha raccolto esponenti con tendenze pittoriche legate al romanticismo. Ma l’associazione del paesaggio con lo stato d’animo non perseguì tanto l’idealizzazione o l’elevazione della natura, quanto piuttosto la ricerca di un’autenticità e di un’ispirazione sincera, uno stato di umiltà di fronte alle infinite suggestioni offerte dal creato.

Tra gli artisti che maggiormente influenzarono questo movimento, un ruolo fondamentale spetta indubbiamente a John Constable che, a partire dalla sua prima esposizione al Salon di Parigi nel 1824, fu un maestro nella raffigurazione paesaggista dal vero di scene rurali e campestri non come sfondo a scene particolari, ma fini a sé stesse. Dal 1848 in poi, le sue idee raccolsero artisti di ogni provenienza nel piccolo villaggio: tra questi, Jean-François Millet che per primo introdusse nel paesaggismo la raffigurazione di personaggi d’umile estrazione, e Jean-Baptiste Camille Corot, che insieme a Théodore Rousseau e a Charles-François Daubigny, divenne ben presto capofila della scuola.