Mambar Pierrette, di Rosine Mbakam

Cinema estremamente maturo, determinato, lontano da qualsiasi voglia di inscrivere la storia dentro una territorialità definita o come rappresentazione di istanze sociali. Dal FESCAAAL di Milano

--------------------------------------------------------------
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA SCENEGGIATURA, CORSO ONLINE DAL 28 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Si ha l’impressione, guardando il film della regista camerunense ma residente in Belgio, di essere davanti ad un cinema estremamente maturo, determinato e preciso nell’obiettivo da raggiungere. Mambar Pierrette in competizione al FESCAAAL33 nella sezione dei lungometraggi, nasce dalla elaborazione del personaggio, cugina della stessa regista che peraltro si mette in gioco anche nel film, e si fonda sulla ricerca della verità assoluta che traspare sin dalle prime sequenze in quell’aura familiare che da subito diventa soluzione narrativa e centralità ispiratrice del racconto, tutto racchiuso quasi in una sola giornata, ma rappresentazione di una intera esistenza secondo una modernità anche letteraria con la quale l’affinità è sicuramente inconsapevole.
Il film – come ha dichiarato la regista – è nato dalla frequentazione quotidiana sul social dedicato allo scambio di messaggi tra le due cugine lontane. Mbakam però non ha intenzioni diaristiche nel suo racconto e, se la sua esperienza nel documentario ha sicuramente influenzato la forma del film con le sue venature da cinema del reale, è anche vero che Mambar Pierrette non vuole – per fortuna – essere l’ennesimo ritratto sociale di un’Africa povera e rivendicativa. Douala, la città dove si svolge la giornata della nostra protagonista che nella vita fa la sarta, smette di essere margine invisibile di una geografia escludente, per assumere il profilo di un luogo al contempo insicuro e protettivo come tutte le città del mondo. È dentro questo microcosmo che il film mostra la sua complessità tra desiderio di mostrare l’intimità dei sentimenti della sua protagonista, avversata dalla sfortuna tra furti e inondazioni ma con la voglia di non darsi mai per vinta, e quello di ricercare la solidarietà in quelle fruttuose relazioni che il suo lavoro le offre di coltivare. Rosine Mbakam, che qui per la prima volta si cimenta in un lavoro che pur conservando il sapore di un documentario ha le vesti di una fiction, è riuscita realizzare un film essenziale e serrato nell’intreccio relazionale ed emotivo. Molto deve a Pierrette Aboheu, la sua attrice/cugina, che sa conciliare il racconto di resistenza e il senso di comunità condivisa che ritroviamo come eco in quel cinema quasi domestico di Robert Guediguian. È in questo senso che Mambar Pierrette scopre la sua vera natura di cinema di sentimenti e la sua protagonista – che assiste l’anziana madre e regola le vite dei suoi figli avuti da un uomo con il quale non si è mai sposata e non si cura del loro mantenimento, ma non ha strumenti legali per obbligarlo – ne è portatrice in una rassegnazione necessaria anche davanti al disastro dell’alluvione che ha mandato in fumo il suo lavoro con le conseguenti difficoltà economiche.
Qui siamo lontani da qualsiasi voglia di inscrivere una storia dentro una territorialità definita, come rappresentazione di istanze sociali, come rivendicazione di una cultura che conserva le tradizioni, ma siamo piuttosto davanti ad un cinema che sa diventare universale nella sua introspettiva funzione narrativa.
Mambar Pierrete nella fluidità del racconto, intervallato da sospensioni narrative, quasi alla Ozu, in quel costante sguardo alla fissità di un manichino che sembra osservare il mondo e il suo scenario, vive dentro la fitta trama dialogica che costruisce, dentro la quale si sviluppa quel senso di familiarità che conferisce al film un profilo universale distaccato da ogni contingenza. Douala smette di essere il sobborgo camerunense del mondo per assumere, di diritto, una centralità narrativa che si fa spazio in quel cinema ritenuto più adulto e sicuramente più celebrato.

--------------------------------------------------------------
OPEN DAY SCUOLA SENTIERI SELVAGGI, IN PRESENZA/ONLINE IL 7 GIUGNO!

--------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array

    Scrivi un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *