Recensione su Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975) di maso | FilmTV.it
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Quel pomeriggio di un giorno da cani

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

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La recensione su Quel pomeriggio di un giorno da cani

di maso
10 stelle

 La Locandina Di Quel Pomeriggio Di Un Giorno Da Cani 122018

 

 

Film giustamente noto che servì a consolidare il crescente mito di Pacino ad Hollywood e rafforzare la posizione fra i grandi filmaker di sempre di Lumet tanto che lo si trova nei cofanetti e le raccolte in vendita dedicati ad entrambi.

Il giorno da cani è tratto da un fatto di cronaca e racconta di tre rapinatori dei quali non sappiamo assolutamente nulla, in una soleggiata mattinata si avvicinano ad una banca nella periferia di New York sulle note dolci di Elton John che dipinge la sua Monalisa ma nel momento di varcare la soglia del crimine uno dei tre se la da a gambe e il capobanda Sonny e l'inquietante Sal proseguono con il loro piano che però va ben presto a monte e si ritrovano circondati dagli agenti del distretto locale, decidono quindi di tenere in ostaggio gli impiegati della banca e organizzare un piano di fuga ma da quel momento in poi Sonny sale in cattedra diventando il mattatore di un braccio di ferro con la polizia in diretta TV che attira la curiosità di tutta la città, si fa sera e la polizia non si incazza ma intervengono i federali che sono già incazzati.

Al Pacino in formissima si cala nel personaggio e riempie un film di ambiente chiuso con poche aperture se non nel finale ma la sceneggiatura è talmente ben scritta negli episodi e nei dialoghi che anche il cast di contorno è da applausi e fa un figurone, il protagonista si confronta in pratica con tutti a cominciare da John Cazale che gli fa da spalla stando agli antipodi del suo debordante narcisismo dicendo molto di più con il linguaggio del corpo che con le parole ma quando parla fa venire i brividi perchè nella sua ignoranza cela una vena di pazzia che Sonny tiene a bada.

Impeccabile la resa di tutto il rapporto in bilico fra lacrime e sorrisi con gli ipiegati in preda alla sindrome di Stoccolma e io considero questo film il migliore sul tema se lo si intende come origine della materia dato che questa sindrome la si deve ad una rapina in banca avvenuta nella capitale svedese proprio in quegli anni ed i fatti riportati hanno molte analogie con il comportamento degli impiegati nel film che empatizzano con i loro carcerieri, pregano per la loro salvezza, gli augurano buona fortuna quando stanno per separarsi e su tutti si staglia il personaggio del direttore che rimarrà per sempre nel mio cuore: non conosco il nome dell'attore ma è bravissimo ad esprimere una sorta di finta empatia verso i suoi carcerieri per salvaguardare le altre persone, però è un essere umano anche lui e neanche troppo giovane e nel momento che avverte un mancamento per lo stress della situazione prende distanza da Sonny facendogli capire che la causa di tutto questo casino è solo lui.

Il motivo dell'azione criminale ordita da Sonny ci verrà rivelato in una telefonata assolutamente imprevedibile con il personaggio interpretato da un Chris Sarandon a dir poco grandioso nel suo ruolo, in special modo nei cinque minuti e rotti che si vede dialogare a distanza con Pacino, la prova dei due attori è da accademia tanto che furono candidati all'Oscar, senza vincerlo purtroppo per loro ma la scena rimane e con quella già citata del direttore è anche la mia preferita; non si può però non parlare di tutta la sequenza finale per costruzione millimetrica dei frames e recitazione di altissimo livello quando i nostri sudaticci eroi tentano una fuga organizzata con ostaggi al seguito su un aereo tutto per loro che però non decollerà mai perchè i federali non si fanno infinocchiare da Sonny e conducono il gioco in perfetta contrapposizione con poliziotto rionale affidato al bravo caratterista Charles Durning che con la sua andatura caracollante sembra più un padre di famiglia che un ispettore di polizia, anche per come tratta e contratta con Sonny per tutta la lunga giornata da cani vissuta senza mai cavarne un ragno dal buco mentre il delinquente appare in totale controllo dando sfoggio delle sue arti manipolatorie che riceveranno infatti un brusco stop solo dai due glaciali agenti dell'FBI che prendono in mano la situazione al tramonto del racconto senza nessuna intenzione di fare sconti tanto che alla fine della fiera Sonny si accontenta di portare a casa la pellaccia come ogni buon delinquente che si rispetti.

 

 

 

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