Laura Ephrikian, un amore (con Gianni Morandi) nato sul set del film "In ginocchio da te" | TV Sorrisi e Canzoni

Laura Ephrikian, un amore (con Gianni Morandi) nato sul set del film “In ginocchio da te”

Attrice rivelazione negli Anni 60, è stata a lungo la moglie di Morandi: oggi si dedica a opere di volontariato in Kenya

21 Maggio 2024 alle 08:00

Il citofono non collabora, ma non è un problema trovare Laura Ephrikian (che abbiamo sempre visto scritto come Efrikian: qui sotto vi spieghiamo il perché di questa doppia grafia). A Fonte Nuova, alle porte di Roma, la conoscono tutti. Non abita più nella tenuta in cui viveva con l’ex marito Gianni Morandi, ma in un bell’appartamento che ha riempito di foto di figli e nipoti, e della sua carriera di attrice. E poi fiori, tanti fiori.

Laura, oggi che fa?
«Scrivo, per mio piacere, e dipingo. Con i miei piatti decorati, venduti all’iperbolica cifra di 25 euro, finanzio i miei progetti. Sono quasi trent’anni ormai che mi occupo dell’Africa».

Ecco, parliamone.
«Inizialmente a Malindi, in Kenya, ho fatto anch’io la vita della turista come molti italiani. Poi un giorno cominci a guardarti intorno e a farti delle domande, ad avere voglia di entrare dentro le capanne della gente locale, di conoscere quei bambini che hanno un sorriso che sembra una calamita. Ho aiutato a costruire asili, orfanotrofi, e ora realizziamo pozzi. Ero ossessionata dalle taniche gialle che le donne mettono in testa e con cui fanno anche cinque o sei chilometri per riempire 25 litri d’acqua con cui devono far da mangiare, lavare i bambini, e tutto il resto. Mi dicono che sono pazza, ma sono arrivata a quasi 84 anni sanissima. Fare del bene fa bene».

E la recitazione?
«Negli ultimi due film che ho fatto ero una vecchia mamma con l’Alzheimer. Se hai superato i 75 o gli 80 anni, puoi fare solo una vecchia malata. Non c’è altro».

Origini armene, papà affermato musicista, così come il fratello, eppure stregata dalla recitazione.
«Facevo danza classica da bambina, ho frequentato il liceo musicale e andavo a lezione di pianoforte, perché papà voleva che studiassi musica come mio fratello. Ma ero un disastro: non sapevo fare i solfeggi, non ho attitudine alla musica. Un giorno mio papà era per strada a Treviso, dove vivevamo, e la mia insegnante di pianoforte gli fa: “Angelo, senti, non sta più a mandar Laura a studiar musica, ti butti via i schei” (i soldi, ndr)».

Così, nel 1958 si iscrive alla scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Strehler.
«Due anni di scuola dura. Si entrava con un concorso pubblico e fummo ammessi in 11. Appena finita la scuola ero già nella compagnia con Virna Lisi, Arnoldo Foà e Mario Carotenuto. A un certo punto, purtroppo, m’innamorai...».

Che c’è di male?
«Mi ero presa una cotta. Stavo con questo tizio, anche lui dell’ambiente, e non lavoravo più. Allora frequentavo la casa di Vittorio De Sica perché ero amica di Emi, la figlia. Lui mi fece capire che era un errore lasciare il proprio lavoro. Pensi, detto da un uomo nel 1960! Fu sempre a casa sua che una sera la celebre attrice Evi Maltagliati, che insegnava nella scuola di dizione per le annunciatrici, mi propose di andare a fare la “Signorina buonasera”».

Le piaceva farlo?
«No. Si stava in una stanza chiusa, senza finestra, sotto una luce al neon... l’opposto del palcoscenico. Per fortuna feci un provino per un film italo-francese, “Il delitto non paga”, e la mia vita cambiò. Diventai il volto nuovo che volevano tutti: cinema, televisione, teatro».

Arrivano i “musicarelli”, e sul set di “In ginocchio da te” conosce Gianni Morandi.
«Fu un colpo di fulmine. Dopo l’ultima scena fuggimmo insieme. E pensare che quel film non lo volevo fare».

Vi sposaste contro il parere delle famiglie. Qual era la più contraria?
«Quella di Gianni. Lui stava avendo un successo straordinario, cominciava a guadagnare: i Morandi prima non se la passavano benissimo. Ai loro occhi questa attrice era la donna perduta che avrebbe portato Gianni via dalla famiglia. Ho sempre capito certe ragioni. Quella che capivo di meno era l’etichetta discografica RCA, terrorizzata che Morandi perdesse fan. Lui, però, disse: “Io Laura la sposo, che vi piaccia o no».

Sposando Morandi interruppe la sua carriera d’attrice?
«Sì, tornai al vecchio difetto. Ero troppo presa, non potevo continuare a lavorare: dovevo dedicarmi solo a lui. E poi in Rai mi dicevano che qualunque ruolo avessi interpretato la gente avrebbe visto in me sempre la moglie di Morandi».

È vero che sulla fine del vostro matrimonio, nel 1979, pesò la crisi professionale di Gianni?
«Sì. La vivevamo in maniera diversa. Per me, cantare non era un vero lavoro, ma una cosa transitoria, un mestiere da giovane. Lui diceva che gli sarebbe piaciuto diventare talent scout e io ero contenta. Finalmente avremmo potuto fare qualche viaggio e non essere nei posti solo perché c’è una serata. La sua vita era assolutamente assorbita dal lavoro, talmente importante che non lasciava spazio a niente altro».

Nel 2000 torna a fare l’attrice.
«Piccole cose. Ormai mi ero messa anche a fare l’arredatrice».

Però può vantare un film con i Taviani, “La masseria delle allodole”, del 2007.
«Era solo una partecipazione (sorride). Splendida, ma solo una scena. Mi ero incavolata, perché il film parlava della mia Armenia e io pensavo: “Possibile che nel cast non ci sia un attore armeno?”. Sono andata dai Taviani e gliel’ho detto: “Fate un film sull’Armenia e l’unico attore armeno che c’è in Italia non lo chiamate?”. Ci tenevo troppo. Mi sento armena al 100% e italiana al 100%».