OPERAVIVA: TOSCA conclude la programmazione operistica dell'86esimo Maggio Musicale Fiorentino

martedì 21 maggio 2024

TOSCA conclude la programmazione operistica dell'86esimo Maggio Musicale Fiorentino

 

Dopo il successo di Turandot diretta dal maestro Zubin Mehta e della recente Jeanne Dark di Fabio Vacchi, presentata per la prima volta assoluta al pubblico nelle tre recite andate in scena in Sala Mehta, giunge al termine la programmazione operistica dell’86a edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino: in cartellone – nel continuo delle celebrazioni del centenario del compositore Giacomo Puccini – uno fra i suoi più amati titoli lirici, Tosca.
L'opera è in programma venerdì 24 maggio alle ore 20 nella Sala Grande del Teatro; altre quattro le recite previste: il 3, il 6 e l’8 giugno alle ore 20 e il 26 maggio alle ore 15:30. La prima recita è completamente esaurita in ogni ordine di posto, la recita del 26 e del 6 giugno sono in via di rapido esaurimento. Maggiori disponibilità residue nelle recite del 3 e 8 giugno.
Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio e del Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio il direttore principale Daniele Gatti, già protagonista nell’ambito del Festival del Maggio con i calorosi successi del concerto inaugurale del 13 aprile e di quello del recente 5 maggio.La regia di questo nuovo allestimento è curata da Massimo Popolizio, al suo esordio come 
Sul palcoscenico, al suo esordio sulle scene del Maggio, il soprano Vanessa Goikoetxea interpreta la protagonista della vicenda, la cantante Floria Tosca. Piero Pretti, fra i più apprezzati tenori della scena internazionale, che torna al Maggio dopo il grande successo ottenuto con il Rigoletto dell’autunno 2021; veste per la prima volta in carriera i panni dell’amato di Tosca, il pittore Mario Cavaradossi (interpretato nella recita dell’8 giugno da Vincenzo Costanzo). Alexey Markov, anche lui al suo debutto sul palcoscenico del Teatro, è invece il sadico barone Scarpia, spietato antagonista della storia pucciniana. Gabriele Sagona interpreta Cesare Angelotti; Matteo Torcaso veste i panni del Sagrestano; Oronzo D’Urso e Dario Giorgelé sono invece rispettivamente Spoletta e Sciarrone, gli sgherri di Scarpia. Chiude la compagnia di canto nel ruolo di Un carceriere Cesare Filiberto Tenuta. Le scene sono di Margherita Palli, firma tra le più prestigiose degli ultimi decenni e che al Teatro alla Scala nel 1997 curò la scenografia della storica Tosca scaligera con la regia di Luca Ronconi; i costumi sono di Silvia Aymonino, che di recente ha curato i costumi per l’Ernani dell’ottobre 2022 mentre le luci sono di Pasquale Mari. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini. La maestra del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio è Sara Matteucci.
Il direttore principale del Maggio, Daniele Gatti, che torna a prendere fra le mani la partitura di Tosca dopo 22 anni, ha sottolineato quali sono gli aspetti più affascinanti del capolavoro pucciniano: “Avvicinarsi a uno spartito è come leggere un romanzo e avvicinarsi a Tosca è esattamente come leggere un libro che ha ispirato migliaia di film. Io cercherò di riportare in luce quegli aspetti dell’opera e delle sue sfumature musicali che sono ancora nella penombra. In un certo senso lo spartito va ‘interrogato’ e è necessario soffermarsi sulla scelta dei tempi: è infatti nel ritmo stesso che troviamo racchiusa la psicologia dei personaggi dell’opera. La chiave di lettura di Popolizio è assolutamente interessante e ci dà conferma che l’animo umano – a prescindere dall’epoca in cui si svolge e si pensa un’opera – non muta affatto.”
La regia è firmata da Massimo Popolizio. Come sottolineato nella sua intervista per il libretto di sala, Popolizio pensa la sua Tosca nella Roma che sfuma dagli anni ’20 agli anni ’30 del ventesimo secolo, dando un altro punto di vista sulla vicenda per valorizzarne al meglio i temi stessi: “Insieme a Margherita Palli ci siamo posti come obiettivo quello di ricreare una maestosità romana che invece di guardare – soprattutto per quanto riguarda le scene che vedremo – allo splendore barocco dei luoghi originari dove si svolge l’opera prende il riferimento la ‘maestosità moderna’ che si respira nel quartiere del quartiere Eur di Roma. 
Ma voglio sottolineare che non ho cercato di avventurarmi in situazioni o soluzioni registiche strane, ma solo trovare un altro punto di vista per valorizzare al meglio i temi stessi dell’opera. Per esempio, durante il Te Deum, quello che vedremo sono dei ragazzini di periferia - come l’EUR, appunto - le signore che indossano il vestito migliore per l’occasione, suore con l’abito collegiale, insomma: non vedremo costumi o oggetti scenici di enorme impatto visivo anche poiché questo lavoro di ‘pulizia’ verso il quale ci siamo orientati rende quasi più sacro quanto vediamo scorrere sul palcoscenico. Come riferimento abbiamo preso un grande film di Bernardo Bertolucci, Il conformista, nel quale si respira in modo deciso l’aria della Roma, un’aria che noi cerchiamo di ‘portare in scena’ qui al Maggio con questo nuovo allestimento di Tosca. Nella nostra visione la Roma nella quale si muovono i protagonisti è certo elegante, ma anche estremamente violenta: uno dei pilastri di quest’opera infatti è Scarpia, che non solo è un uomo violento, ma anche profondamente sadico. Anche scenicamente questo è sottolineato dagli oggetti collezionati da quest’uomo, oggetti macabri e orrorifici: nel secondo atto vedremo ad esempio una libreria, dove sono conservati, sotto formaldeide, animali e bestie impagliate. Dunque ciò che abbiamo cercato di pensare e mettere in scena è una trasposizione temporale in una Roma bellissima e violenta che non muta però la sostanza del racconto e, soprattutto, non cambia quelli che sono i rapporti fra i protagonisti in scena.”
Proprio in riferimento al Te Deum, fra i momenti corali più celebri di sempre, il maestro del Coro del Maggio Lorenzo Fratini ha sottolineato la genialità di questo momento dell’opera: “Puccini ebbe questa geniale intuizione di far terminare il primo atto con questo Te Deum, che è il canto di massimo giubilo nella liturgia cattolica: questo perché questo coro solenne si staglia con quelle che
sono le parole pronunciate in contemporanea da Scarpia, che sono di tutt’altri intenti. La peculiarità di questo momento sono relative al fatto che la prima parte del coro non è cantata, bensì declamata, quindi Puccini introduce in un’opera una parte propria del testo della liturgia; l’altra grande particolarità è data dal Coro che canta all’unisono: non c’è un accompagnamento, se non quello dei tromboni che accompagnano le ultime note del primo atto, che infine riprendono il tema di Scarpia.”
Protagonista della vicenda la cantante Floria Tosca, che in questa produzione è vista attraverso un filtro temporale – come detto – che la dipinge come un’affascinante e seducente interprete di jazz, musica che in gran parte dominava la scena musicale popolare negli anni in cui è ambientata questa nuova produzione di Tosca. La voce è di Vanessa Goikoetxea, al suo debutto al Maggio: parlando della sua parte, ha sottolineato quelle che sono le molteplici sfumature del suo carattere, che la rendono un personaggio unico: “Dal mio punto di vista Tosca ha caratterialmente tre facce vere e proprie: un primo aspetto, quello che la porta comunque a essere una donna sostanzialmente pia e un secondo lato che invece tende a renderla una sognatrice. A questi si aggiunge il lato più nascosto e sanguigno, che la portano a uccidere per riprendere con tutta la forza la libertà del suo amato Cavaradossi. Questi aspetti rendono Tosca un personaggio sì affettuoso e dolce ma anche terribilmente forte: quando davanti al cadavere di Scarpia sentenzia ‘E avanti a lui tremava tutta Roma!’ è come se in quel momento lei avesse fatto giustizia non solo per lei e Cavaradossi, ma per tutti”.
Piero Pretti, al suo debutto nel ruolo, è Mario Cavaradossi: “Credo di essere nel momento giusto per debuttare finalmente nel ruolo di Cavaradossi e ne sono molto felice: insieme al maestro Daniele Gatti ho avuto un approccio molto pulito alla partitura di Puccini e la messinscena è davvero fantastica, a livello di regia ci siamo davvero divertiti molto nel mettere in scena questa produzione. Il mio debutto operistico fu proprio con un’opera di Puccini, La bohème, e per quello che riguarda i personaggi era estremamente preciso, non solo nella musica ma anche sulle indicazioni stesse su di essi e questo porta davvero ad una resa musicale di questi davvero perfetta.”
Vincenzo Costanzo, torna al Maggio dove ha debuttato nella Madama Butterfly del febbraio 2014; interpreta Cavaradossi nella recita dell’8 giugno: “Poter essere parte di questa produzione è stato per me un vero e proprio privilegio: il lavoro svolto con il maestro Gatti – che reputo uno dei punti di riferimento della direzione d’orchestra sul piano internazionale – e con Massimo Popolizio, uomo di teatro che ammiro da sempre, mi ha veramente fatto percepire (e sentire) la Tosca in un modo completamente nuovo. Ogni passaggio, musicale o recitativo, è sostenuto in modo perfetto e logico e questo ha contribuito enormemente – inoltre – a creare un’atmosfera assolutamente meravigliosa fra noi interpreti”.
Il barone Scarpia, capo della polizia papalina, è interpretato da Alexey Markov, al suo debutto sul
palcoscenico del Maggio. Gabriele Sagona, fra i protagonisti de Il barbiere di Siviglia della primavera del 2019, veste i panni di Cesare Angelotti; due talenti dell’Accademia del Maggio, Matteo Torcaso e Oronzo D’Urso, sono invece rispettivamente il Sagrestano e Spoletta. Chiudono il cast Dario Giorgelé nella parte di Sciarrone e Cesare Filiberto Tenuta come Un carceriere. interpreta la protagonista della vicenda, la cantante Floria Tosca. Piero Pretti, fra i più apprezzati tenori della scena internazionale, che torna al Maggio dopo il grande successo ottenuto con il Rigoletto dell’autunno 2021; veste per la prima volta in carriera i panni dell’amato di Tosca, il pittore Mario Cavaradossi (interpretato nella recita dell’8 giugno da Vincenzo Costanzo). Alexey Markov, anche lui al suo debutto sul palcoscenico del Teatro, è invece il sadico barone Scarpia, spietato antagonista della storia pucciniana. Gabriele Sagona interpreta Cesare Angelotti; Matteo Torcaso veste i panni del Sagrestano; Oronzo D’Urso e Dario Giorgelé sono invece rispettivamente Spoletta e Sciarrone, gli sgherri di Scarpia. Chiude la compagnia di canto nel ruolo di Un carceriere Cesare Filiberto Tenuta. Le scene sono di Margherita Palli, firma tra le più prestigiose degli ultimi decenni e che al Teatro alla Scala nel 1997 curò la scenografia della storica Tosca scaligera con la regia di Luca Ronconi; i costumi sono di Silvia Aymonino, che di recente ha curato i costumi per l’Ernani dell’ottobre 2022 mentre le luci sono di Pasquale Mari. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini. La maestra del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio è Sara Matteucci.
Prima di ogni recita sono inoltre proposte al pubblico le presentazioni degli spettacoli, tenute da Katiuscia Manetta, Maddalena Bonechi e Marco Cosci: le guide si tengono nel Foyer della Sala Zubin Mehta o nel Foyer di Galleria della Sala Grande 45 minuti circa prima dell’inizio di ogni recita.
Nel foyer della Sala Grande del Teatro è allestita una mostra dedicata a Giacomo Puccini e agli
allestimenti delle sue opere al Maggio.
Il direttore principale del Maggio, Daniele Gatti, che torna a prendere fra le mani la partitura di Tosca dopo 22 anni, ha sottolineato quali sono gli aspetti più affascinanti del capolavoro pucciniano: “Avvicinarsi a uno spartito è come leggere un romanzo e avvicinarsi a Tosca è esattamente come leggere un libro che ha ispirato migliaia di film. Io cercherò di riportare in luce quegli aspetti dell’opera e delle sue sfumature musicali che sono ancora nella penombra. In un certo senso lo spartito va ‘interrogato’ e è necessario soffermarsi sulla scelta dei tempi: è infatti nel ritmo stesso che troviamo racchiusa la psicologia dei personaggi dell’opera. La chiave di lettura di Popolizio è assolutamente interessante e ci dà conferma che l’animo umano – a prescindere dall’epoca in cui si svolge e si pensa un’opera – non muta affatto.”
La regia è firmata da Massimo Popolizio. Come sottolineato nella sua intervista per il libretto di sala, Popolizio pensa la sua Tosca nella Roma che sfuma dagli anni ’20 agli anni ’30 del ventesimo secolo, dando un altro punto di vista sulla vicenda per valorizzarne al meglio i temi stessi: “Insieme a Margherita Palli ci siamo posti come obiettivo quello di ricreare una maestosità romana che invece di guardare – soprattutto per quanto riguarda le scene che vedremo – allo splendore barocco dei luoghi originari dove si svolge l’opera prende il riferimento la ‘maestosità moderna’ che si respira nel quartiere del quartiere Eur di Roma. Ma voglio sottolineare che non ho cercato di avventurarmi in situazioni o soluzioni registiche strane, ma solo trovare un altro punto di vista per valorizzare al meglio i temi stessi dell’opera. Per esempio, durante il Te Deum, quello che vedremo sono dei ragazzini di periferia - come l’EUR, appunto - le signore che indossano il vestito migliore per l’occasione, suore con l’abito collegiale, insomma: non vedremo costumi o oggetti scenici di enorme impatto visivo anche poiché questo lavoro di ‘pulizia’ verso il quale ci siamo orientati rende quasi più sacro quanto vediamo scorrere sul palcoscenico. Come riferimento abbiamo preso un grande film di Bernardo Bertolucci, Il conformista, nel quale si respira in modo deciso l’aria della Roma, un’aria che noi cerchiamo di ‘portare in scena’ qui al Maggio con questo nuovo allestimento di Tosca. Nella nostra visione la Roma nella quale si muovono i protagonisti è certo elegante, ma anche estremamente violenta: uno dei pilastri di quest’opera infatti è Scarpia, che non solo è un uomo violento, ma anche profondamente sadico. Anche scenicamente questo è sottolineato dagli oggetti collezionati da quest’uomo, oggetti macabri e orrorifici: nel secondo atto vedremo ad esempio una libreria, dove sono conservati, sotto formaldeide, animali e bestie impagliate. Dunque ciò che abbiamo cercato di pensare e mettere in scena è una trasposizione temporale in una Roma bellissima e violenta che non muta però la sostanza del racconto e, soprattutto, non cambia quelli che sono i rapporti fra i protagonisti in scena.”
Proprio in riferimento al Te Deum, fra i momenti corali più celebri di sempre, il maestro del Coro del Maggio Lorenzo Fratini ha sottolineato la genialità di questo momento dell’opera: “Puccini ebbe questa geniale intuizione di far terminare il primo atto con questo Te Deum, che è il canto di massimo giubilo nella liturgia cattolica: questo perché questo coro solenne si staglia con quelle che
sono le parole pronunciate in contemporanea da Scarpia, che sono di tutt’altri intenti. La peculiarità di questo momento sono relative al fatto che la prima parte del coro non è cantata, bensì declamata, quindi Puccini introduce in un’opera una parte propria del testo della liturgia; l’altra grande particolarità è data dal Coro che canta all’unisono: non c’è un accompagnamento, se non quello dei tromboni che accompagnano le ultime note del primo atto, che infine riprendono il tema di Scarpia.”
Protagonista della vicenda la cantante Floria Tosca, che in questa produzione è vista attraverso un filtro temporale – come detto – che la dipinge come un’affascinante e seducente interprete di jazz, musica che in gran parte dominava la scena musicale popolare negli anni in cui è ambientata questa nuova produzione di Tosca. La voce è di Vanessa Goikoetxea, al suo debutto al Maggio: parlando della sua parte, ha sottolineato quelle che sono le molteplici sfumature del suo carattere, che la rendono un personaggio unico: “Dal mio punto di vista Tosca ha caratterialmente tre facce vere e proprie: un primo aspetto, quello che la porta comunque a essere una donna sostanzialmente pia e un secondo lato che invece tende a renderla una sognatrice. A questi si aggiunge il lato più nascosto e sanguigno, che la portano a uccidere per riprendere con tutta la forza la libertà del suo amato Cavaradossi. Questi aspetti rendono Tosca un personaggio sì affettuoso e dolce ma anche terribilmente forte: quando davanti al cadavere di Scarpia sentenzia ‘E avanti a lui tremava tutta Roma!’ è come se in quel momento lei avesse fatto giustizia non solo per lei e Cavaradossi, ma per tutti”.
Piero Pretti, al suo debutto nel ruolo, è Mario Cavaradossi: “Credo di essere nel momento giusto per debuttare finalmente nel ruolo di Cavaradossi e ne sono molto felice: insieme al maestro Daniele Gatti ho avuto un approccio molto pulito alla partitura di Puccini e la messinscena è davvero fantastica, a livello di regia ci siamo davvero divertiti molto nel mettere in scena questa produzione. Il mio debutto operistico fu proprio con un’opera di Puccini, La bohème, e per quello che riguarda i personaggi era estremamente preciso, non solo nella musica ma anche sulle indicazioni stesse su di essi e questo porta davvero ad una resa musicale di questi davvero perfetta.”
Vincenzo Costanzo, torna al Maggio dove ha debuttato nella Madama Butterfly del febbraio 2014; interpreta Cavaradossi nella recita dell’8 giugno: “Poter essere parte di questa produzione è stato per me un vero e proprio privilegio: il lavoro svolto con il maestro Gatti – che reputo uno dei punti di riferimento della direzione d’orchestra sul piano internazionale – e con Massimo Popolizio, uomo di teatro che ammiro da sempre, mi ha veramente fatto percepire (e sentire) la Tosca in un modo completamente nuovo. Ogni passaggio, musicale o recitativo, è sostenuto in modo perfetto e logico e questo ha contribuito enormemente – inoltre – a creare un’atmosfera assolutamente meravigliosa fra noi interpreti”.
Il barone Scarpia, capo della polizia papalina, è interpretato da Alexey Markov, al suo debutto sul
palcoscenico del Maggio. Gabriele Sagona, fra i protagonisti de Il barbiere di Siviglia della primavera del 2019, veste i panni di Cesare Angelotti; due talenti dell’Accademia del Maggio, Matteo Torcaso e Oronzo D’Urso, sono invece rispettivamente il Sagrestano e Spoletta. Chiudono il cast Dario Giorgelé nella parte di Sciarrone e Cesare Filiberto Tenuta come Un carceriere.


(le foto sono di Michele Monasta-MMF)

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