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“Supplica a mia madre”, la poesia di Pier Paolo Pasolini

Scopriamo il significato della poesia "Supplica a mia madre" di Pier Paolo Pasolini. Un inno all'amore a alla libertà contro le discriminazioni della società.

Supplica a mia madre è la poesia di Pier Paolo Pasolini che celebra la mamma da chi vive la diversità e i disagi procurati dalla mancata accettazione della società.

In occasione della festa della mamma, proponiamo un modo diverso di guardare tale ricorrenza. La mamma per chi vive la diversità molte volte è un faro, un punto di riferimento solido.

Una poesia contemporanea perché mette in scena il grande amore di una mamma nei riguardi di un figlio che vive le contraddizioni sociali della sua diversità.

In un giorno di maggio del 1962, Susanna Colussi pose una rosa sulla scrivania del figlio; da quando Pasolini la vide, sono nate meditazioni che confluiranno in poesie quante erano i petali e che verranno pubblicate all’interno della raccolta “Poesia in forma di rosa” pubblicata nel 1964. La poesia Supplica a mia madre, scritta da Pier Paolo Pasolini il 24 aprile 1962, è inserita nella prima sezione “La Realtà” del libro.

Ma, andiamo a scoprire la bellezza di questa poesia che mette in scena il rapporto tra mamma, figlio e diversità.

Supplica a mia madre di Pier Paolo Pasolini

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

La spiegazione della poesia

Nelle opere di Pier Paolo Pasolini la mamma è un figura sempre presente. La mamma è la perfetta sintesi del disagio vissuto dal poeta, nel convivere con una società che non accetta la sua diversità. 

Un’epoca non uguale alla nostra, molto più severa e discriminante riguardo alla fluidità. Un’epoca in cui l’omosessualità era tabù e la diversità una malattia. 

Per Pier Paolo Pasolini la mamma è insostituibile e ciò lo condanna alla solitudine. Ma, il poeta non vuole restare solo perché ha voglia di amare anche altre persone.

Questo amore enorme, immaturo e irrisolto verso di lei lo ha reso sempre schiavo. L’infanzia di Pasolini è tutta nell’amore per la madre.

Dopo la rivelazione del suo segreto alla madre, il poeta si sente libero da quest’amore assoluto e inizia una vita nuova.

Malgrado, la liberazione Pasolini supplica la madre di restare comunque accanto a lui, perché è sempre da solo, e spera di restare con lei nel prossimo futuro e nella primavera che si avvicina.

Il disagio del figlio confessato alla mamma

In Supplica a mia madre, Pasolini ha difficoltà a trovare le parole per esprimere alla madre il perché egli appare diverso agli occhi degli altri, perché egli interiormente non si sente di assomigliare a ciò che appare.

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Solo la madre conosce l’anima del figlio dal di dentro e conosce ciò che egli è sempre stato prima di avere rapporti esterni con gli altri.

Per questo motivo il poeta svela alla madre la vera causa del suo comportamento che coinvolge anche lei perché è dalla madre che scaturisce il disagio del figlio.

Pasolini in questa poesia invoca il suo bisogno di materna comprensione. Si serve del linguaggio poetico per confidare il suo segreto alla madre seppur sentendosi ancora tuttavia prigioniero solo del suo amore, “per il resto libero, in ogni mio giudizio, ogni mia passione.”

La libertà dalla mamma è una necessità per Pier Paolo Pasolini. Rappresenta la fine della schiavitù dei suoi sentimenti. Pasolini ha bisogno di amare anche gli altri.

Un pensiero che nella sua dialettica rappresenta la grandezza di un autore che ha rivoluzionato un epoca. Il perbenismo tipico degli anni ’60 italiani e non solo, venivano interrotti da un racconto diverso della realtà.

La poesia Supplica a mia madre è un racconto vero, tragico, contraddittorio. Il pensiero di Pasolini rompeva le ali del bel sogno per riportare tutti in un contemporaneo pieno di contraddizioni e molti incubi. 

L’amore per Pasolini è stato il tema centrale della sua vita d’artista. In Supplica a mia madre questo amore, o meglio questa richiesta o esigenza d’amore, diventa evidente, dominante.

Lo spirito immortale di Pasolini risiede nel suo coraggio di essere stato sempre fedele a se stesso riuscendo ad avere il valore più alto, forse l’unico che dà davvero significato all’esistenza.

La mamma nella sua essenza è il ponte verso la vita, verso gli altri oltre me stesso. La mamma è il traghetto che dà vita al disagio e allo stesso e la scialuppa di salvataggio che non deve mai mancare. Una poesia che merita di essere letta e riletta. 

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