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Tutti i pregiudizi sul Meridione

Dopo la “gaffe” del ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, si capisce che il Sud viene visto come terra di tradizione e mai di progresso

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Durante il Question Time nell’aula del Senato, al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida è stato chiesto come il governo pensa di contrastare gli effetti della carenza idrica in Piemonte, che toccano in particolare il comparto vitivinicolo. La risposta del ministro al senatore piemontese Giorgio Maria Bergesio è stata che “per fortuna quest’anno la siccità colpisce molto di più le regioni del Sud e in particolare la Sicilia e per fortuna molto meno le zone dalle quali lei proviene...”

L’uscita di Lollobrigida è entrata subito nell’album delle sue continue gaffe, eppure con quelle parole il ministro ha espresso una postura culturale che ha un nome preciso: antimeridionalismo. Lo sguardo con cui ancora oggi il Sud viene visto è un atteggiamento di pregiudizio, fatto di stereotipi negativi e di una visione vaga e generalizzata su un luogo bellissimo ma inefficiente. Sia chiaro: quello del ministro e del governo è un antimeridionalismo lontano dalle classiche dichiarazioni dei leader di quella che un tempo era la Lega Nord, che raccontavano il Sud come una palla al piede di cui liberarsi. Al contrario, questo governo si fa portavoce con regolarità di un antimeridionalismo benevolo, di una stanca retorica su un Sud pieno di scenari meravigliosi e di cibo genuino. Descrivere il Sud come un luogo in cui esistono ancora “le cose di una volta”, infatti, è comodo per la cultura conservatrice, proprio perché incarna uno dei suoi valori fondanti: la tradizione unita a una certa nostalgia per il passato.

Al contrario, le regioni del meridione non sono mai raccontate come un luogo di accelerazione, di progresso, in cui elaborare nuovi modelli produttivi. Se a settembre il G7 dell’Agricoltura si vedrà a Ortigia sarà per esotismo, per mostrare al mondo un panorama magico, più che per piani strategici che avranno la Sicilia al centro del discorso. È sufficiente ricordare che il governo ha già annunciato che dal primo luglio fermerà la “decontribuzione Sud”, uno sgravio da 3,3 miliardi l’anno di cui beneficiano tre milioni di dipendenti delle aziende meridionali. Questo si aggiunge al taglio del reddito di cittadinanza, all’affossamento in Parlamento della proposta sul salario minimo e al disegno di legge sull’autonomia differenziata, che rischia di impoverire il Sud e costruire un’Italia a due velocità.

E a queste iniziative si aggiunge il progetto del ponte sullo Stretto, con i suoi problemi evidenti di realizzabilità e con un atteggiamento costante: l’ignoranza sistematica delle priorità del territorio e della volontà dei cittadini, che chiedono la soluzione delle grandi difficoltà legate ai trasporti interni (strade e rete ferroviaria), più che una grande opera come quella del ponte. Ci sono molte forme di antimeridionalismo, ma una di quelle più insidiose e difficili da scardinare è legata all’idea del merito e alla logica del profitto: il Nord è produttivo perché si è impegnato, mentre il Sud è lo studente distratto che non si applica, nonostante tutti gli aiuti ricevuti. Noi proviamo sempre a dargli una mano, ma non fa che rimanere indietro. Ecco perché le parole di Lollobrigida suonano già sentite, per chi è nato al Sud: rivelano ancora una volta l’idea che le criticità del meridione siano frutto della pigrizia e dell’incapacità di chi ci vive. La crisi idrica siciliana, dunque, non è qualcosa per cui si possa dire “purtroppo”. Le famiglie siciliane che per mesi rimangono senz’acqua dovrebbero rimboccarsi le maniche e trovare delle soluzioni pratiche, piuttosto. Sembrava che l’antimeridionalismo fosse una questione del passato, ormai superata, ma questa percezione era dovuta al fatto che lo sguardo giudicante negli anni si è spostato altrove: sui migranti, per esempio, su cui sono stati proiettati stereotipi analoghi e accuse pressoché identiche a quelle che i meridionali hanno subito per decenni. Forse l’abbiamo pensato perché un’illusione tutta italiana ci fa credere che un problema si possa risolvere solo creandone un altro ancora peggiore. Se dici di sentirti sistematicamente discriminato, sappi che esiste qualcuno che viene trattato ancora peggio di te, e dunque c’è poco da lamentarsi.

Lo sguardo giudicante verso il Sud, però, esiste ancora, e non l’ha certo inventato questo governo. Attraverso i suoi progetti e le sue parole, però, l’esecutivo lo sta rendendo manifesto, attuando delle scelte politiche che stanno già peggiorando la qualità della vita di chi al Sud ci vive e mettendo un freno a ogni possibilità di immaginare il futuro.

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