Grinta e ’spezzinità’ ricetta salvezza. Dopo tanta paura ora si può far festa

Grinta e ’spezzinità’ ricetta salvezza. Dopo tanta paura ora si può far festa

La bellissima vittoria sul Venezia suggella un cammino difficile ma affrontato sempre con grande cuore

Grinta e ’spezzinità’ ricetta salvezza. Dopo tanta paura ora si può far festa

Grinta e ’spezzinità’ ricetta salvezza. Dopo tanta paura ora si può far festa

Splende il sole, sullo Spezia e la sua gente, il giorno dopo una salvezza strappata a morsi contro un Venezia che si è bruciato la promozione diretta e che rischia di non farcela ai playoff, vista la fragilità caratteriale dimostrata nella ripresa. In un calcio (e in un mondo) sempre più artefatto, resistono ancora qua e là oasi di resistenza all’omologazione e una di queste è senza dubbio il Picco. Dove il tifoso è ancora tifoso e non ’gentile utente’, dove il pathos raggiunge livelli degni del teatro greco, con il pubblico che è coro nel senso classico del termine, che commenta ciò che accade e interviene direttamente sulla scena, come un dodicesimo giocatore invisibile che sposta gli equilibri. All’intervallo era quasi tutto perduto: le dirette concorrenti stavano vincendo e condannavano lo Spezia ai playout con il Bari, la Ternana era salva e l’Ascoli retrocesso (come infatti avverrà), ma soprattutto il vantaggio del Cosenza a Como, con uno straripante Tutino, consegnava a sorpresa la serie A diretta ai lagunari, che nel primo tempo avevano giocato da grande squadra, contenendo in qualche modo le sfuriate degli Aquilotti e poi punendo alla prima occasione chi aveva mostrato per l’ennesima volta limiti offensivi netti e subiva gol da calcio piazzato. Zoet è stato determinante nel salvare lo 0-2 sul capocannoniere Pohjanpalo, la premessa indispensabile per una ripresa memorabile. Se lo Spezia avesse mostrato per tutto l’anno la stessa ferocia con cui è rientrato dagli spogliatoi, staremmo raccontando una storia ben diversa. Di fronte al baratro, la squadra ha triplicato le forze, messo all’angolo avversari individualmente più forti in quasi tutti i ruoli e, con un Elia stratosferico come in tutto il finale di stagione, nel giro di 5 minuti ha ribaltato tutto al punto che è stato proprio Pio Esposito, caricato in estate di un peso che non poteva portare, a realizzare il gol che ha rovesciato tutto: il Venezia ha accusato il colpo in pieno volto, ma non poteva rifugiarsi all’angolo. I 5 minuti seguenti sono stati un’apoteosi emotiva come è raro vedere sui campi di calcio.

L’assalto all’arma bianca degli Aquilotti, sospinti da una marea umana, ha fruttato il raddoppio, con Reca rientrato al momento giusto per realizzare due importantissime reti, decisive per la permanenza in B. Il Venezia cercava di ripartire costruendo bene, ma senza pericolosità, mentre D’Angelo, finalmente un tecnico da Picco (e non poteva essere altrimenti, per uno che era stato grande protagonista a Pisa), dapprima inseriva l’esperienza di Falcinelli poi robuste dosi di spezzinità a difendere il risultato, con Vignali e Cassata splendidi per intensità e abnegazione. I minuti finali di Wisniewski, unici della stagione, siano un auspicio per il prossimo anno. Vittoria meritatissima in una partita vera, perché il Cosenza ha tenuto fino alla fine e il pareggio avrebbe condannato il Como ai playoff in caso di vittoria del Venezia. Ragion di più per invadere gioiosamente con tantissimi bambini, in classico British Style.

Mirco Giorgi

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