In cammino tra i sacrari militari vicentini: Angelo, Gianfranco e Fabio pellegrini della memoria
«Nei nostri zaini, domenica, porteremo simbolicamente in sfilata tutti i giovani alpini che hanno perso la vita su queste montagne durante la Prima Guerra mondiale. Sfileranno con noi, perché a loro è stato impedito di farlo e la storia non può non averci insegnato nulla». Angelo Dolzanelli, alpino di Zanano, dopo quasi una settimana di cammino per visitare i sacrari militari della terra vicentina dove riposano decine di migliaia di giovani soldati che hanno sacrificato la vita per la Patria, sente forte nel cuore il desiderio di testimoniare quello che ha visto e vissuto. Un cammino per non dimenticare, condiviso con due amici, gli alpini Gianfranco Tavolazzi di Isorella e Fabio Corti di Cogozzo, affrontato senza esitazione oltre le insidie del maltempo, inerpicandosi sulle montagne vicentine tra neve, nebbia e pioggia.
L’appello
«Ci siamo sentiti piccoli - racconta con le lacrime agli occhi Gianfranco - di fronte all’enormità della tragedia della guerra e del sacrificio della vita perduta per il bene comune. Prima di compiere questo viaggio credevamo bastasse conoscere la storia, oggi siamo convinti che quel che le pagine più crudeli hanno lasciato, vada visto da vicino, con i propri occhi, e condiviso per comprendere pienamente la vastità del sacrificio e del dolore umano». Di qui l’appello alle famiglie e alle scuole, affinché ai bambini e ai ragazzi venga data la possibilità di visitare questi luoghi. «Abbiamo impresso nella memoria - racconta Angelo - i nomi e l’età dei Caduti di cui abbiamo letto il nome sulle targhe e sulle formelle nei Sacrari. Erano tutti giovani, giovanissimi. Provenivano da territori diversi, dalle armate italiane e austroungariche. La morte li ha resi fratelli. Il loro sangue versato sulla stessa terra li ha uniti per sempre. Il valore del loro sacrificio è scolpito lì».
Il «sogno di pace degli alpini»
Gianfranco, Angelo e Fabio non accusano la stanchezza del loro cammino di memoria e speranza, ma testimoniano che ogni sfida può essere affrontata solo se insieme, tenendosi per mano, perché davvero nessuno si salva da solo. È questo in fondo il «sogno di pace degli alpini», che è anche il motto di questa Adunata nazionale: testimoniare come anche un’associazione d’arma sia stata e continui ad essere generatrice di pace, solidarietà, condivisione, spirito di servizio, sacrificio, unità. «I nostri zaini - dice Fabio - sono pieni di memoria, di gratitudine, di cuore, di storia e storie, ma sono leggeri da portare. Domenica con loro sulle spalle sfileremo per testimoniare che l’amore salva e cancella la paura». E insieme concludono: «Il bene si dimostra, l’odio si vince con l’amore e la pace si conquista con l’unica forza concessa e possibile, quella dell’amore».
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