Piero Chiambretti: «Torno in Rai parlando di donne (e non solo)» | TV Sorrisi e Canzoni

Piero Chiambretti: «Torno in Rai parlando di donne (e non solo)»

Il conduttore (anzi, “intrattenitore”) ha ideato un programma sull’universo femminile. Che si ispira ad Almodovar...

14 Maggio 2024 alle 08:21

Voleva compiere l’ultimo (o il penultimo, il terzultimo... chi può dirlo?) pezzo di carriera in Rai, dove iniziò quarant’anni fa. E così Piero Chiambretti, da sempre “Pierino” (nomignolo che peraltro non ama), torna martedì 14 maggio per cinque serate su Rai3 con “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.

Torna in Rai quando altri se ne vanno.
«Sono tornato su Rai3 in modo un po’ casuale e un po’ cercato, ma i venti di guerra tra alcuni artisti e la Rai sono cominciati con molto anticipo. Certamente ora, con un vero esodo, ho trovato spazio nel palinsesto. Del resto non c’è solo un libero pensiero, ma anche un libero mercato».

Ha commentato con una battuta: «Spero di trovare ancora qualcuno».
«Fa parte dello stile con cui faccio questo mestiere, anche se io non mi sono mai considerato un comico, ma un intrattenitore di “infotainment” (informazione più intrattenimento, ndr). A me interessa più “l’info” che il “tainment”, e infatti questo programma sarà un viaggio all’interno e all’esterno della donna in tutte le sue sfaccettature. Un programma di donne, per le donne, con le donne».

Il titolo “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” riprende un celebre film di Pedro Almodovar.
«Era semplicemente molto accattivante e fortemente adatto al contesto di Rai3 con la sua tradizione di cinefili: Enrico Ghezzi, Marco Giusti, Tatti Sanguineti... Io sono nato con loro, mi hanno insegnato molto. È un titolo che potrebbe incutere qualche dubbio».

Quale dubbio?
«Nel pensiero comune in cui bisogna essere perbene, anzi perbenisti, dire che le donne sono sull’orlo di una crisi di nervi può sottintendere che gli uomini non lo siano, ma io parlo delle donne che partecipano al programma, non di chi non interverrà. Non avremo ospiti, ma interventi».

Che differenza c’è?
«Vorrei avere persone che hanno qualcosa da dire e non l’abbiano già detto cento volte in tutti i programmi del mattino, del pomeriggio e della sera».

Già nel 2017 a “Matrix Chiambretti” su Canale 5 aveva inventato “La Repubblica delle donne”.
«“La Repubblica delle donne” stava crescendo, ci siamo interrotti per via del Covid e alla fine del 2022 non è stata riproposta. Questo progetto parte dalle ceneri di quel programma, ma assume un valore più informativo e giornalistico, con la dovuta distanza e con ironia. Non vogliamo certo vincere il premio Pulitzer!».

Cosa l’affascina così tanto dell’altra metà del cielo?
«È un pretesto. L’avvocato Agnelli diceva: “Mai parlare di donne, ma con le donne”. Questa è l’occasione di incontrarne tante».

Anche lei ha un lato femminile?
«Penso che tutti lo abbiamo, io sicuramente ho una sensibilità femminile più marcata rispetto a quella di tanti uomini “machi” o “alfa”».

Quando è sull’orlo di una crisi di nervi, che cosa fa?
«Sono un emotivo, qualche momento da dimenticare ce l’ho. A volte la rabbia diventa piccola depressione e mi porta rapidamente ad andare a dormire. Quando dormo mi dimentico, mi scollego, così quando mi risveglio posso ripartire. Il sonno è meglio di qualunque medicina».

Il suo è un “ri-debutto” in Rai, come lo ha battezzato. È emozionato?
«Emozionato e soddisfatto, anche se è un momento difficile per l’azienda. Nello stesso tempo ho un po’ di ansia da prestazione».

Ansia di cosa?
«Di tornare dove ho cominciato oggi che tutto è cambiato, tranne i mobili di ferro che stanno nei corridoi, ed è tutto più difficile. Manco da Rai3 da più di vent’anni, invecchiamo tutti, è invecchiata pure la tv. L’atmosfera generale è la precarietà sistematica».

L’esordio fu 41 anni fa su Rai1 alla “Tv dei ragazzi”. Le fanno impressione le cifre?
«Fanno impressione perché dimostrano che il tempo da vivere è sicuramente inferiore a quello che ho vissuto, fuori e dentro la tv. Il mio prossimo passo è diventare Direttore della Rai, anche se è molto difficile, non ho tessere, non ho partiti che mi appoggiano, non frequento salotti...».

Non è più facile puntare al Festival di Sanremo?
«Ho già detto tempo fa che il Festival di Sanremo è come il servizio militare, si fa una volta e via. Io, poi, dopo la prima l’ho fatto altre due volte. Tornare ora la vedo difficile, è una cosa grossa, si sono già candidati in trecento, io non mi candido assolutamente».

Lasciando Mediaset, ha scritto a Pier Silvio Berlusconi: «Grazie per 15 anni fantastici».
«Lui molto carinamente mi ha mandato un enorme uovo di Pasqua nel quale mi sono chiuso per un quarto d’ora. L’empatia che si è instaurata non si può cancellare, ora volevo provare altre strade e lui mi ha lasciato andare».

Gli ha chiesto la carineria di non controprogrammare il martedì sera?
«Ma no! Il martedì sera si stanno concentrando tutte le forze del destino. Il 4 giugno avremo contro l’amichevole dell’Italia con la Turchia. Ora aspettiamo la guerra nucleare per l’ultima puntata».