Intervista a Baby K: “Non voglio essere schiava dei numeri o dei tormentoni” - imusicfun
Baby K

Intervista a Baby K, che ha appena pubblicato il videoclip del nuovo singolo Fino al Blackout, che mette in risalto la sua volontà di sperimentare.

La location scelta per questo video è una delle ville più belle del nostro paese, Villa Atelier, non solo per il luogo di grande fascino dove si trova, Polpenazze sul Lago di Garda, ma per l’importanza architettonica della Villa progettata nel 1972 dall’architetto Maurizio Betta nel 1973.

L’opera di architettura brutalista è caratterizzata dall’uso di un tetto giardino, di brise-soleil, ed una piastra nervata con colate monolitiche di cemento armato a vista.

Nel video, girato da Matilde Composta e prodotto da Borotalco TV, BABY K interpreta se stessa: una donna di oggi, una donna combattiva, una donna che rivendica la propria indipendenza, l’amore per se stessa e la libertà di decidere della propria vita, della propria arte.

Baby K – da lei arriva l’idea, la coreografia e tutto l’immaginario visivo – ha voluto rendere omaggio con questo video alle grandi artiste internazionali di oggi (Beyoncè, Taylor Swift, Miley Cyrus per citarne solo alcune), donne che attraverso la loro musica, la loro immagine e i loro video cercano di raccontare, costruire, una nuova generazione di donne, forti e indipendenti.

Perché se è vero che le donne di oggi sono sempre più consapevoli di loro stesse, del loro ruolo e delle loro capacità, è anche vero che solo l’esempio, le parole delle grandi capitane, possono guidare il cambiamento culturale e sociale.

“Quando si sta da soli in un momento di caos, per ripartire a affrontare la tempesta, è importante concentrarsi su se stessi.”

Intervista a Baby K

Cosa rappresenta il nuovo singolo “Fino al blackout” nel tuo percorso?

E’ qualcosa di inaspettato, Con questo brano, in realtà ho voluto esplorare un altro tipo di scrittura. Vediamo una Baby K un pochino più maliziosa, ma tutto prende più forma anche nel significato con il video. 

Il filo conduttore comunque della tua carriera è sempre stata la ricerca, la volontà di andare oltre e questo che credo che sia un ulteriore passo da questo punto di vista.

Quando guardo il mio percorso è come se ci fosse una contrapposizione fra gli esordi e poi i successi che sono andati per la maggiore. Non devono essere contrapposti. Tornare d’estate con con qualcosa che oramai è stato replicato, lo trovavo sinceramente banale e invece ho voluto coniugare quello per cui mi conoscono tutti con un mondo che richiama anche qualcosa di più primordiale.

Non dobbiamo mai dimenticare che ‘Roma Bangkok’ è l’unico singolo dell’era FIMI certificato con il disco di diamante… Come si sopravvive a un tormentone?

Non prendendo mai in giro il pubblico, ma soprattutto non diventare schiavi della ricerca dei numeri. È un gioco secondo me tossico. Nel mio percorso non sono stata mai un prodotto studiato a tavolino. Il mio è un percorso molto lungo, è iniziato nel 2007. Non vengo da un talent o dalla TV. Il mio percorso è stato sicuramente molto fortunato e contrassegnato da grandi numeri, che però sono arrivati senza cercarli. C’è stata una forte intuizione artistica. Ho voluto sempre portare qualcosa di diverso dal panorama. Ribadisco che non voglio essere schiava dei numeri o dei tormentoni. Quando rincorri una hit… non verrà mai! Perché ti perdi nella pressione, perdi la bussola, perdi la tua essenza e anche un po’ l’intuizione, Per questo singolo io sono voluta ripartire da me stessa facendo vedere un altro lato di me, per quanto comunque si stia parlando di un brano comunque abbastanza immediato. Non voglio ripetermi, non voglio essere schiava del gioco, piuttosto il gioco lo voglio creare quindi voglio continuare a vederla così.

Nel 2012 il tuo primissimo approccio con il mainstream fu con Max Pezzali, con la partecipazione al brano ‘Lasciati Toccare’

Grande brano, lui aveva rivisitato quel disco inserendo tanti rapper della scena. È stato un modo di celebrare insomma un disco leggendario ed effettivamente lo ringrazio per avermi voluto includere in tempi non sospetti. 

Oggi cosa ti piace della scena rap, trap e urban?

E’ una scena che tiferò sempre perché non bisogna mai dimenticare che era una scena che a volte veniva presa in giro in tv e la radio non passava mai i pezzi degli artisti rap. La scena ha dimostrato di essere in grado di farcela, anche senza piegarsi alle dinamiche del mainstream. Non gli hanno voluto dare spazio? Lo spazio… se lo sono presi da soli. Non ci sono state scorciatoie, ma solo la voglia di farcela. 

Oggi qual è l’aspetto della tua musica che ti rende più orgogliosa? 

Non ho mai voluto assomigliare a nessuno. Io dico sempre che un artista ha ragione di esistere quando è diverso dal resto, perché altrimenti sei un interprete e diventi schiavo di un sistema. Ho avuto il coraggio di fare cose o provare delle sonorità insolite, mettendoci la faccia, il coraggio, la perseveranza, quando nessuno ci credeva. All’inizio in pochi credevano nella forza del rap femminile e ora… Ci vuole coraggio.

Sono passati tre anni da ‘Donna sulla Luna’; secondo te oggi ha ancora un senso pubblicare un album o è meglio proseguire singolo per singolo?

Un album ti fa entrare in una dimensione diversa in termini di ascolto. L’ascoltatore percepisce sapori, immagini e si catapulta in un’altra dimensione. Solo con i singoli è molto più difficile mostrare la vera essenza di un artista. Io probabilmente continuerò a fare album perché ci credo. Ci sono cose, sperimentazioni, che hanno senso effettivamente solo in un disco. Specialmente se un album ha un concept particolare. Io amo tantissimo ragionare in questa dinamica. 

Foto di Roberta Krasnig