Charles Darwin in Adriatico: storie di evoluzione da cui abbiamo imparato

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Charles Darwin in Adriatico: storie di evoluzione da cui abbiamo imparato

Sono tante le storie che trent’anni fa si sono intersecate in questo caldo Mare Mediterraneo come solo il caso sa fare. L’occasione scatenante è stata la guerra, un evento che capovolge l’intero mondo e la vita in tutte le sue forme. Così è successo ad alcune piccole lucertole, le Podarcis siculus, lunghe non più di 15 centimetri tipiche delle aree mediterranee e presenti in alcune isole del mare Adriatico appartenenti alla Croazia.Charles 

Complice la guerra e l’imprevedibilità del caso sono state al centro di avvenimenti che hanno attirato l’attenzione di alcuni biologi evolutivi. Nel 1971 cinque coppie adulte di questa specie sono state spostate dall’isola di Pod Kopište alla vicina Pod Mrčaru da alcuni biologi croati. L’obbiettivo della loro ricerca era di individuare il grado di influenza che ha l’ambiente sullo sviluppo del corpo di questi piccoli rettili molto diffusi in quegli ambienti, come sono le lucertole. Nello specifico da un’isola con una abbondante presenza di insetti verso la sua vicina caratterizzata da una flora dominante e la scarsità di questi piccoli artropodi. Per alcuni anni lo studio procedette secondo i piani originari, ma tutto venne drammaticamente interrotto dagli avvenimenti sociali e politici che hanno coinvolto la ex-Jugoslavia alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso e dalle guerre del decennio successivo alle quali i biologi croati si dovettero piegare.

Per molto tempo nessuno si è preoccupato di quell’esperimento, comprensibilmente erano subentrate priorità più importanti. Nel 2004 alla fine del conflitto con il ritorno alla ‘normalità’, la Croazia e le sue isole vennero riaperte al turismo. Anthony Herrel del Department of Organismic and Evolutionary Biology della Harvard University a Cambridge è subentrato ai precedenti colleghi croati nella ricerca sulle lucertole. Al suo arrivo nell’isola di Pod Mrčaru, si é trovato di fronte a una situazione del tutto imprevista, per certi aspetti stupefacente. In trentasei anni, tanti ne erano passati dall’inizio dello studio, le cinque coppie originali di lucertole avevano avuto nel loro nuovo ambiente di vita, uno straordinario successo evolutivo. La loro densità a metro quadrato era raddoppiata e i loro corpi erano mediamente più pesanti dei loro antenati che erano rimasti nell’altra isola di Pod Kopište.

Un risultato effetto della loro dieta che da carnivora fatta prevalentemente di piccoli insetti era diventata quasi esclusivamente vegetale e molto abbondante in tutte le stagioni dell’anno dato il clima temperato dell’isola che favoriva una ricca vegetazione. Era composta da cibi più duri da mangiare e da digerire che avevano completamente cambiato il loro fisico, quello che i biologi definiscono il fenotipo. La loro testa è diventata più massiccia per effetto dell’aumento del volume dei muscoli della masticazione e del maggior spessore delle ossa delle mandibole, una configurazione fisica necessaria per supportare i nuovi carichi meccanici prodotti dal cambiamento di dieta.

Nel loro apparato digerente si è sviluppata tra l’intestino tenue e il crasso una piccola sacca digestiva che prima era assente, con il compito di rallentare il transito del cibo per dare più tempo agli enzimi digestivi di assimilare la cellulosa presente in abbondanza nel cibo vegetale. Il loro metabolismo digestivo ha dimostrato insospettata capacità di adattamento alle nuove funzioni richieste. Una rivoluzione avvenuta nel breve spazio delle trenta generazioni di lucertole che si erano avvicendate in successione nell’isola di Pod Mrčaru, la loro nuova dimora.

Una perfetta lezione darwiniana per certi versi sorprendente poiché nessun biologo si sarebbe aspettato una evoluzione così rapida e diffusa del corpo di quelle lucertole. Ma è stato un insegnamento che un epigono di Darwin, il biologo François Jacob premio Nobel per la Medicina nel 1965 aveva previsto in un articolo del 1977 nel quale dava una interpretazione originale e pop dell’evoluzione darwiniana diventata presto seminale in biologia evolutiva per la sua eleganza esplicativa. 

Secondo Jacob l’evoluzione di tutte le forme viventi assomiglia ad un lavoro di bricolage che può contare su un grande magazzino dal quale secondo nuove esigenze che provengono dai ricorrenti cambiamenti ambientali vengono estratti i singoli ‘pezzi’ per comporre nuove forme di vita animale o vegetale che sia. Il procedimento è casuale ed è una risposta in termini biologici ad avvenimenti imprevedibili affinché la vita continui in altre forme. Scriveva Jacob nel suo articolo “Si può affermare con un paragone che l’evoluzione non opera con la razionalità di un ingegnere ma come un bricoleur che recupera tutto quello che gli serve dal magazzino per produrre qualche nuovo oggetto utile”.

Un modo di procedere evolutivo che produce imperfezioni. È noto che il mal di schiena molto diffuso tra gli esseri umani è il risultato della strana conformazione della nostra colonna vertebrale. La sua struttura meccanica è rimasta sostanzialmente invariata da quando i nostri antenati sono scesi dalle piante e hanno iniziato a camminare sui due piedi sovraccaricando così la colonna vertebrale poco adatta a reggere i carichi meccanici della nuova postura. Così è per il nostro cervello che è il risultato finale di centinaia di sovrapposizioni di nuovo materiale cerebrale destinate a gestire gli aggiornamenti delle funzioni cognitive necessarie ai nostri antenati per affrontare i continui cambiamenti ambientali. “Il nostro cervello è il risultato finale poco razionale di un lungo processo disarmonico di crescita che ha creato infiniti problemi psichici e aberrazioni comportamentali negli esseri” così si esprimeva Rita Levi Montalcini.

Una magistrale fotografia pop dall’interno stesso della vita quella che ci offre Jacob la quale ci racconta come animali, piante e tutte le forme di vita siano imparentate fra loro perché molti ‘pezzi’ del nostro corpo sono in coabitazione con altri animali e piante. Siamo anche carote, Pinus sylvestris ed elefanti. In altre parole il genoma dei viventi è una somma di molte possibili alternative di vita ognuna delle quali può diventare operativa in risposta a singoli problemi che emergono nel trascorrere del tempo e in risposta ai cambiamenti ambientali. One Health uno dei nuovi paradigmi delle scienze biologiche nasce proprio dalla consapevolezza di questa intima interconnessione che esiste fra le diverse forme di vita.

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