Il business della smart city vale 1 miliardo di euro in Italia

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Il 2023 è stato l’anno che ha segnato un risultato storico per l’evoluzione delle Smart City nel nostro Paese. Per la prima volta, infatti, il mercato italiano ha raggiunto il valore di 1 miliardo di euro (+11% rispetto al 2022). Allo stesso tempo, però, l’anno appena trascorso ha segnato una crescita meno marcata rispetto agli anni precedenti, frenata dalle priorità dettate dal Pnrr e dai tentennamenti su alcuni fondi del Piano destinati ai Comuni. Altre zone del mondo corrono di più: nel 2023 il business della Smart City è cresciuto mediamente del 21,9% in Europa, del 20% negli Stati Uniti e del 20,6% in Asia.

Il business delle smart city in Italia

Secondo i dati dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 sono aumentati i Comuni che hanno avviato progetti legati alla Smart City (12% contro il 10% del 2022). Considerando gli investimenti pubblici nel 2023, il 23% del valore di mercato è dato da iniziative legate all’illuminazione pubblica e il 21% alla Smart Mobility. A seguire Smart Metering e Smart Grid.

Permangono però ostacoli significativi allo sviluppo di queste tecnologie: la carenza di personale (52%), la mancanza di risorse economiche (48%) e di competenze interne ai comuni (47%). Le amministrazioni comunali che sono riuscite, nonostante tutto, a portare avanti progetti hanno poi effettivamente colto benefici in linea o addirittura superiori alle aspettative (78%). L’86% dei Comuni ha inoltre intenzione di avviare progetti nei prossimi tre anni.

Milano la città più smart d’Italia

Le città smart sono percepite dai loro abitanti come più sostenibili (50% vs 36% di chi abita in città non considerate smart), inclusive (50% vs 32%), innovative (49% vs 25%) ed efficienti (49% vs 34%). Gli Italiani considerano Milano come la città più smart d’Italia. A seguire Bolzano e Trento.

“Nell’ultimo anno il mercato della Smart City è aumentato, ma a ritmi più contenuti rispetto agli anni precedenti”, spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City. “Un rallentamento legato al Pnrr, una vera e propria ‘lama a doppio taglio’ per i Comuni italiani. Da una parte ha portato con sé ingenti investimenti e riforme che potranno abilitare molte progettualità per rendere più smart i nostri territori. Dall’altra, è stato uno strumento ‘totalizzante’, che non ha lasciato ai comuni molte risorse per sviluppare progetti caratterizzati da un alto livello di smartness. Il confronto con le principali economie mondiali, poi, non è positivo: 11 nazioni del G20 hanno già adottato una strategia sulle Smart City, ma tra queste non figura l’Italia”.

Smart City, a che punto siamo?

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