Sequestrata la storica pizzeria Dal Presidente a Napoli: “Gestita dalla camorra e usata per riciclaggio” - Gambero Rosso

Sequestrata la storica pizzeria Dal Presidente a Napoli: “Gestita dalla camorra e usata per riciclaggio”

14 Mag 2024, 14:32 | a cura di
Anche la società che gestisce la notissima pizzeria del centro storico di Napoli, sarebbe riconducibile al clan camorristico Contini: è quanto emerge dalle indagini che hanno portato all'arresto di 5 persone

Arresti e sequestri per un valore di oltre 3,5 milioni di euro tra denaro, immobili e quote societarie. E, tra le imprese, come si legge sull'Ansa, anche quella che gestisce la storica pizzeria "dal Presidente", nel centro storico di Napoli. Secondo la Procura, coordinata da Nicola Gratteri, sarebbe tutto riconducibile al clan Contini, uno dei gruppi storici della camorra del capoluogo campano. Nel mirino della legge, cinque persone, tre sottoposte alla custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari, gravemente indiziate «dei reati di trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravati dal metodo mafioso con la finalità di agevolare il clan».

Sequestrata la pizzeria dal Presidente a Napoli

Il celebre locale di via dei Tribunali, secondo quanto riportato dal Fatto quotidiano, è stato sequestrato insieme ad altri beni dal valore complessivo di 3,5 milioni. Secondo la Dda, l’impresa è stata acquistata grazie all’apporto economico e alla “protezione” fornita da un esponente di spicco del clan Contini, alla cui famiglia è stata destinata parte dei proventi anche dopo la sua detenzione a seguito di una condanna per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Il titolare della pizzeria “Dal Presidente” e sua moglie figurano tra le 5 persone arrestate. Per Massimiliano Di Caprio, 49 anni, e Deborah Capasso, 47 anni, il gip di Napoli Giovanni de Angelis ha disposto la custodia cautelare in carcere, insieme a Vincenzo Capozzoli, 49 anni, considerato esponente del clan Contini e, secondo gli investigatori, titolare occulto della pizzeria. Domiciliari, invece, per il poliziotto e una commercialista napoletana di 62 anni.

La pizzeria omaggio a Bill Clinton

Un piccolo choc per i conoscitori e i frequentatori dello storico locale situato in quella via dei Tribunali, meta turistica tra le più frequentate dove passò anche Bill Clinton. In città per il G7, il Presidente, passeggiando per il centro storico, si fermò in un locale che si chiamava "Di Matteo", gestito da uno dei pizzaioli più noti della zona, Ernesto Cacialli, per assaggiare finalmente l'autentica pizza. Quel preciso momento in cui Cacialli offre il pezzo di pizza al Presidente, venne immortalato in una foto rimasta nella memoria di tutti. Siamo nel 1994, Cacialli diventa famoso e quando rileva un locale in zona per aprire la sua pizzeria, ha ovviamente già il nome? Bè, non c'è bisogno di dirlo. Purtroppo Cacialli non gode di buona salute e così, dopo qualche anno, la mitica pizzeria "dal Presidente" venne rilevata da un altro imprenditore, Massimiliano Di Caprio, arrestato nell'inchiesta odierna.

Una precedente bufera mediatica

Di Caprio, si era già trovato al centro di una bufera mediatica nel 2022: l'uomo aveva pubblicato un post sui social network nel quale definiva gli omosessuali "pervertiti infelici". Nel post, pubblicato tre giorni dopo il Napoli Pride 2022, scriveva che gli omosessuali «vogliono far sentire gli altri sbagliati e torturare i bambini che vi guardano in tv e per strada, destabilizzandoli». Aggiungendo: «Io sono uomo e non voglio offendere la legge di Gesù Cristo che ha creato uomo e donna. Dio mi ha creato uomo e uomo voglio morire, non condivido questo degrado che voi umani state accettando».

Contro il post si levò la voce degli attivisti di Arcigay Napoli, che invitarono al "boicottaggio" della pizzeria a difesa della comunità Lgbt, trovando sponda nella senatrice del Pd Monica Cirinnà che a sua volta suggerì di "andare a mangiare la pizza altrove". Qualche giorno dopo si tenne un incontro pacificatore tra Di Caprio ed esponenti di Antinoo Arcigay Napoli nel quale il pizzaiolo chiese scusa per le posizioni assunte nel post.

L'impresa di ristorazione sotto sequestro

L'impresa di ristorazione, ora sotto sequestro, sarebbe stata acquistata grazie all'apporto economico e alla "protezione" fornita da un esponente di spicco del clan, alla cui famiglia sarebbe stata destinata una parte dei relativi proventi anche dopo la sua detenzione conseguente a una condanna per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram