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Abigail, la recensione del film di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Il film è dedicato alla memoria di Angus Cloud, che qui compare per l'ultima volta sullo schermo.

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Dopo aver rilanciato con grande successo la saga di Ghostface con Scream V e VI, Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett cercano di distaccarsi dal franchise affacciandosi al mondo dei vampiri con Abigail, il prossimo horror distribuito da Universal Pictures e in arrivo nelle nostre sale il 16 maggio. Definire questo progetto “una storia di vampiri” è corretto anche se limitante, dal momento che in questa recensione di Abigail proveremo a raccontare, senza rovinare la trama, in quali ambiti il film si muove, spaziando trai generi e i toni.

Abigail, la trama

Abigail è una bimba di 12 anni che sta danzando sulla melodia de Il lago dei Cigni. È tardi e la vediamo uscire dal teatro dove ha provato da sola, salire su un’auto di lusso e raggiungere una dimora altrettanto lussuosa, sempre in solitudine. Parallelamente ci viene mostrato un gruppo di criminali che sta mettendo a punto il rapimento della bambina. Non si conoscono tra loro, non sanno i rispettivi nomi, ma hanno accettato questo “lavoro sporco” assegnatogli da uno sconosciuto: rapire la figlia di un ricco e potente boss della malavita, tenerla in custodia in una casa per una notte e richiedere un riscatto di 50 milioni, che si divideranno alla fine della faccenda, il mattino successivo. Se non fosse che, ben presto si scoprirà che non sono loro a tenere prigioniera la bimba, ma è lei, la ballerina Abigail, a tenerli sotto scacco e a voler “giocare” con loro.

Giochi con generi e forme della narrazione

Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett giocano con la mitologia, con i generi, con lo stile della regia e mettono insieme un film che celebra un felice matrimonio tra il crime ad alto budget, con sequenze iniziali ad alta tensione, dolly e steadycam a rendere le immagini fluide e ricercate, e lo splatter indie, con tantissimi effetti speciali prostetici, macchina a mano e scene ruvide e sgradevoli.

Al centro di questa composizione così ricca e diversificata, che riesce sempre a dare un quadro armonico della storia e degli eventi, si muove, neanche a dirlo, a passo di danza, Abigail, interpretata dalla piccola Alisha Weird. Il balletto macabro è un archetipo del genere e già dalla sequenza di apertura ce lo aveva suggerito, dato che per quanto classico e abusato, Il lago dei Cigni conserva dentro al suo DNA il germe dell’inquietudine, cosa che Darren Aronofski aveva portato al cinema con tanta efficacia ne Il Cigno Nero.

E la nostra piccola protagonista si trasforma in effetti nella creatura più nera che esista, trascinando i rapitori, da carnefici a vittime, in una spirale danzante di morte. La danza non è solo una metafora, ma anche una effettiva presenza pervasiva in ogni movimento e “ammazzamento” di Abigail, che sceglie movimenti aggraziati e eleganti che man mano che il film procede e le vittime cadono, diventa sempre più concitato e aggressivo.

Abigail melissa barreraIl potenziale per un successo estivo

Tuttavia la storia non procede dritta e prevedibile fino al bagno di sangue (annunciato) del finale, e riesce a smuoversi con piccoli colpi di scena e rivelazioni che la rendono di grande intrattenimento, soprattutto alla luce di un plot estremamente semplice. Questo dettaglio rende il film un vero e proprio potenziale successone estivo, un’esperienza cinematografica da vivere con un enorme cesto di popcorn e tanti amici che tra uno spavento e l’altro non perdono occasione per ridere di questo o di quel momento nel film.

Trai vari volti coinvolti, oltre a Melissa Barrera, quasi una musa per Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, risalta Angus Cloud, alla sua ultima performance sul grande schermo. Il film è dedicato alla sua memoria.

Sommario

Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett giocano con la mitologia, con i generi, con lo stile della regia e mettono insieme un film che celebra un felice matrimonio tra il crime ad alto budget e lo splatter indie.
Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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