Una Roma così buia chi l'aveva vista mai? Quando allo scorso Festival di Venezia abbiamo visto Adagio di Stefano Sollima (ACAB, Suburra, Soldado, le serie Gomorra e Romanzo criminale) per la prima volta, i nostri occhi hanno poi dovuto riabituarsi alla luce...
Il mega cast di “Adagio”, stasera in prima visione tv: così famosi, così irriconoscibili
Favino, Servillo, Giannini, Mastandrea, Di Leva: cosa volere di più? L'ultimo film di Stefano Sollima ci riporta nel dark world di Suburra e Romanzo criminale: anzi di più...
Lo riconoscete? È Pierfrancesco Favino in Adagio di Stefano Sollima.
Il trailer di Adagio, il film di Stefano Sollima stasera in prima visione tv | Video
Dove vedere Adagio in tv e streaming
Chissà se stasera l'effetto sarà lo stesso anche per voi. Adagio, quinto film del romano Stefano Sollima, approda stasera sul piccolo schermo. In prima visione tv alle 21,15 su Sky Cinema Uno, in esclusiva streaming su NOW e disponibile on demand. Se lo perdete stasera, resta ovviamente disponibile sulla piattaforma NOW.
Adagio, la trama del film con Favino, Servillo, Giannini, Mastandrea
Quelle che esistevano tra tre figure molto temute del passato, di quando Roma era in mano alla Banda della Magliana. Tre leggendari criminali, ormai invecchiati e in declino, nascosti nelle proprie tane. Lontani dalle strade di una città in ostaggio di incendi e blackout, si ritrovano per proteggere il giovane Manuel (Gianmarco Franchini), 16 anni.
L'esordiente Gianmarco Franchini, il giovane protagonista
Il ragazzo è il figlio di Daytona (Toni Servillo), che accudisce mentre cerca di vivere e godersi la vita come può, sfuggendo al ricatto di cui è vittima. Incastrato in un piano più grande di lui, ordito ai danni di un uomo politico, Manuel scappa, solo per trovarsi braccato da individui pericolosi ai quali potrebbe sfuggire solo grazie all'aiuto di due vecchi amici del padre, Polniuman (Valerio Mastandrea) e Cammello (Pierfrancesco Favino).
Il cast e personaggi di Adagio
Il ragazzo in fuga è l'esordiente Gianmarco Franchini, di Paliano in provincia di Frosinone, premiato al Festival di Venezia con il NUOVO IMAIE Talent Award e prossimamente nel film di Luca Zingaretti La casa degli sguardi. È lui Manuel, il figlio dell'anziano Daytona di Toni Servillo che vive sulla poltrona di casa e lo consiglia di rivolgersi al vecchio amico Polniuman. Questi, ormai cieco, è un Valerio Mastandrea che ha lavorato per tre giorni alle sue scene: poche ma di grande intensità.
Ma sarà il dimesso e rabbioso Cammello di Pierfrancesco Favino, ancora una volta trasformato nel fisico e nel volto, a risultare determinante nell'Odissea che contrappone Manuel al Vasco di Adriano Giannini. Col suo collega interpretato da Francesco Di Leva, Lorenzo Adorni e Silvia Salvatori completano il cast.
Adriano Giannini, Toni Servillo e Francesco Di Leva
Adagio, recensione: nerissimo, attualissimo e senza tempo
Un incredibile e durissimo noir italiano, come non se ne vedono molti e come non erano stati nemmeno i precedenti di Sollima. Un dramma attualissimo, e insieme senza tempo, ambientato in una città che a tratti ricorda la Los Angeles di Blade Runner per la cappa nera di cui è prigioniera e per le inquadrature che solo chi la conosce profondamente sa fotografare. Ma nella quale scorrono i veleni della Suburra e del Romanzo criminale originale.
Una città nella quale il passato è sempre presente, ineludibile e violento. Dove solo per i giovani sembra si possa sperare in un futuro, dove ogni sacrificio è accettabile per i figli e dove non sembrano possibili redenzione, salvezza, fuga. Almeno per i personaggi raccontati, resi mitici dalle interpretazioni di un cast perfetto e per il lavoro fatto intorno ai singoli tasselli del mosaico. Attori dei quali è evidente l'impegno (sul) fisico richiesto loro, ma che con le loro fisicità danno una profondità speciale a questo Heat italiano che davvero rischia di essere una summa importante dalla quale ripartire per il regista.
Sollima sul set con Mastandrea e Franchini
Pierfrancesco Favino spiega il finale di Adagio: Il fuoco ci assedia, tutti cerchiamo un rifugio
«In un film così forte che riguarda Roma, in questo momento io sento tantissimo l'elemento simbolico del fuoco intorno. La sensazione di tutti è quella di voler trovare un angolo in cui ripararci. In questo senso, Roma può essere Los Angeles o qualsiasi altra città del mondo. Ma il fuoco è una aggressione dall'esterno senza la quale forse i personaggi resterebbero rinchiusi nelle loro storie passate. Vengono tirati fuori a forza, ed è bello pensare che a farlo sia un ragazzo. Che magari lo fa con le persone sbagliate, ma riesce a tirar fuori le persone dai loro angoli. Ed è parte del discorso sulla speranza cui accenna il finale, che spariglia tutto e fa riflettere su come non sempre i figli dipendano dagli errori o gli insegnamenti paterni. Ma Stefano Sollima è uno dei pochi filmmaker che non ha dentro di se il ricatto della presenza del divino. Qui ognuno è responsabile di quel che fa, per cui nessuno è perdonabile: è molto tranchant. È un cinema molto laico, davvero unico in questo senso».