Fotovoltaico e pale eoliche: poesia di Nicola Loi per “Su Nuraghe” - Newsbiella.it
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COSTUME E SOCIETÀ | 12 maggio 2024, 07:40

Fotovoltaico e pale eoliche: poesia di Nicola Loi per “Su Nuraghe”

Nell’accelerazione di una sconsiderata modernità, che avanza consumando suolo e distruggendo paesaggio, giunge al Circolo Culturale Sardo di Biella la poesia di Nicola Loi di Ortueri (Nu).

Nell’immagine, Nuraghe Goni (Nuoro), fotografia di Fabrizio Bibi Pinna

Nell’immagine, Nuraghe Goni (Nuoro), fotografia di Fabrizio Bibi Pinna

Come antico vate, alta si leva la sua voce attraverso i versi “Modernos barones / Moderni baroni”, in quanto “Cherent pianas pro fotovoltaicos, / E sas alturas pro palas eolicas”, “Vogliono pianure per fotovoltaici / e le montagne per pale eoliche”. Il suo non è rifiuto della modernità, bensì “sana chelvija”, buon senso, “sano cervello”.

Da sempre, per i Sardi, lo straniero, e tutto ciò che viene da fuori, è evangelicamente ben accolto, siano persone o tecnologia. Messaggio di fratellanza e apertura ben esplicitato già nella seconda quartina: “Bene arrivet sa modernidade, / Cando no tocat mai sos nuraghes. / Benzat deretu, ma cun amistade, / No chelfant isconzare custa paghe”. Vale a dire: “Bene arrivi la modernità, / quando non tocca mai i nuraghi. Venga diritto, ma con amicizia, / non vogliano rovinare questa pace”.

Alcuni versi sono dedicati al riconoscimento delle istituzioni regionali appena insediate nelle quali, rinnovando fiducia, auspica che siano loro ad indicare nell’interesse dell’Isola “in ue cherent postas”, “dove essere poste”, collocate, le invasive pale eoliche utili al fabbisogno della Sardegna, perché “Custa terra no est una teraca, / Chi leant a s'orija sos romanos”, “questa terra non è una serva / che prendono per l’orecchio i romani”.

Sentimenti condivisi, che trovano sponda in diversi strati della società. In contemporanea, arriva al Circolo “Su Nuraghe”, la fotografia di Fabrizio Bibi Pinna, autore di "La Sardegna oltre al mare"; con la compagna di vita Alessandra Cossu, ha documentato e documenta migliaia di siti sparsi in tutta l’isola. “Il mio - afferma Fabrizio – è uno scatto simbolico del nuraghe Goni (Nuoro), con le pale che avanzano, che anche i giornali hanno condiviso”. Nel presentare il suo libro scrive: “Abbiamo investito ogni nostro risparmio in attrezzature e spostamenti percorrendo qualcosa come 200.000 km in 5 anni in quanto riteniamo importante far conoscere a tutti questi tesori, mostrando che la Sardegna non è da vivere solo in estate per il suo splendido mare, ma tutto l’anno, anche nei mesi invernali”.

Immagine a corredo delle dieci quartine che - nella traduzione di Gabriella Peddes di Tonara, con la revisione di Roberto Perinu – verranno inserite nell’antologia di testi del prossimo appuntamento (martedì 21 maggio 2024) con il Circulo sardo “Antonio Segni” di La Plata (Argentina): laboratorio linguistico transoceanico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, per imparare a leggere e a scrivere in lingua materna contemporanea: contributo concreto e visibile in difesa della terra di origine da parte dei Sardi di “su disterru”, gli emigrati che vivono nei cinque continenti.

Battista Saiu

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