La forza della vita nelle storie dei bergamaschi

La forza della vita nelle storie dei bergamaschi a cui nulla poteva togliere la voglia di lavorare

Nell’immagine di apertura trovate un landeau che consentiva a qualche persona di San Pellegrino di muoversi con eleganza e comodità per tragitti di breve e medio raggio. Poi arrivò Caterina Luiselli vedova Ruggeri che, per mantenere i suoi quattro figli, diede vita dal nulla alla locale azienda di trasporti-corriere percorrendo giornalmente il tratto San Pellegrino - Bergamo.

Nella ricerca delle storie che stanno dietro le foto che appaiono nelle necrologie vengono alla luce donne e uomini straordinari. Oggi troviamo il promotore dell’atletica che aveva perso le gambe in guerra, la vedova che vede morire 9 degli 11 figli e resta comunque il riferimento del quartiere per saggezza e fede e un appassionato ottico e optometrista che ha dato un volto nuovo alla professione, il venditore di auto conteso da tutte le concessionarie e il pioniere di fotografia stereoscopica che era anche l’uomo di fiducia dei conti Gianforte e Guido Suardi. Ecco le loro storie.

Con 4 figli piccoli fondò l’azienda trasporti della Valle Brembana

Caterina rimase vedova giovanissima con quattro figli. Per mantenerli diede vita dal nulla alla locale azienda di trasporti-corriere percorrendo giornalmente il tratto San Pellegrino - Bergamo. Agli inizi noleggiò alla ferrovia un vagone e poi, cresciuti i figli, comprò un motocarro e dei camion arrivando a servire l’intera Val Brembana. Fino agli ultimi giorni di vita Caterina ha voluto sedere nella cabina dei suoi mezzi di trasporto per effettuare i servizi. È morta infatti sul lavoro a rientro dal solito giro del 14 settembre 1975. Con i suoi 40 anni di attività è stata un esempio per i figli Cecilia, Franca, Giacomo e Giancarlo.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Caterina Luiselli Ved. Ruggeri (Corriere)
San Pellegrino Terme, 12 settembre 1975

Invalido, fondò la «Polisportiva San Francesco»

Fermo Crotti abitava in viale Pirovano a Bergamo ed è morto a 57 anni nel gennaio del 1975. Era un invalido della seconda guerra e in battaglia perse una gamba. Per lui, che prima di arruolarsi praticava l’atletica a buoni livelli, fu uno choc. Sebbene fosse, come si diceva al tempo, un po’ mingherlino, suppliva con una volontà di ferro che gli faceva sopportare lunghissimi e intensi allenamenti. Al rientro dalla guerra non si allontanò dallo sport: entrò nello staff dirigenziale dell’Atalanta e fondò la Polisportiva San Francesco nella parrocchia di viale Venezia. In Borgo Palazzo tutti conoscevano «il Crotti» e la sua morte improvvisa ha lasciato un grande vuoto.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Fermo Crotti
Fermo Crotti
Bergamo, 23 gennaio 1975

Fu promotore della banda di Vilminore

Dietro un’apparenza rude Francesco Merli nascondeva un temperamento molto sensibile. Un po’ come gli abitanti della sua amata Val di Scalve, «il Merli» seppe interpretare il suo ruolo di capo cantoniere dell’Amministrazione provinciale con competenza e spirito di sacrificio. Era un gran lavoratore, ma trovava anche il tempo per contribuire al benessere del suo paese. Promosse il corpo musicale di Vilminore che diresse per anni, così come seppe condurre con successo il coro di canto parrocchiale.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Francesco Merli
Vilminore, 15 gennaio 1975

Nessuna avversità attenuò la fede e il buonumore

Era la mamma dell’allora parroco di Roncallo Gaggio di Pontida, don Giuseppe Cattaneo. Anna aveva perso il marito in guerra, a Gorizia, nel 1916. I suoi bambini avevano un anno e mezzo e tre mesi e lei e lei aveva 23 anni. Il primo figlio morì che aveva 6 anni, il secondo divenne sacerdote e lei lo seguì nei suoi spostamenti prendendosi cura di lui e delle comunità che a lui venivano affidate. Strinse amicizia con i bambini della casa dell’Orfano di Ponte Selva e con i parrocchiani di Barzana e Curnasco. A Roncallo Gaggio visse per 22 anni. Negli ultimi tempi era diventata debole e cieca ma non ha mai smesso di ricevere le confidenze e di elargire i consigli grazie alla gioia cristiana che, nonostante le difficoltà che la vita le ha riservato, è riuscita a trasmettere
Archivio de L’Eco di Bergamo

Anna Malighetti Ved. Cattaneo
Anna Malighetti Ved. Cattaneo
Roncallo Gaggio di Pontida, 23 gennaio 1975

Fu pioniere della fotografia stereoscopica

Abitava in città, in via Sant’Alessandro, nella casa che già era stata di suo padre (ragioniere e professor Ettore nelle scuole cittadine) e di suo nonno. Giuseppe Nessi studiò come ragioniere e venne assunto nel 1907 come amministratore dei conti Gianforte e Guido Suardi che lo tennero con sé per ben 68 anni. La Grande Guerra chiamò il Nessi al fronte prima nel Friuli e poi, dopo aver frequentato la scuola motoristica «Feltrinelli» a Milano, fu motorista scelto nel campo di aviazione della Furbara.

Fu tutta la vita appassionato pioniere di fotografia stereoscopica a colori: una tecnica di realizzazione e visione di immagini, disegni, fotografie e filmati che serve a trasmettere una illusione di tridimensionalità, analoga a quella generata dalla visione binoculare del sistema visivo umano. Il primo ad occuparsene fu, nel 1832, sir Charles Wheatstone che utilizzò coppie di disegni similari. Poi, con la fotografia e le riprese cinematografiche, la stereoscopia ha trovato applicazione in svariati altri campi, dallo studio scientifico all’intrattenimento, tra cui l’esplorazione astronomica, la fotogrammetria, la televisione e oggi se ne fa ampio uso grazie all’informatica nei videogiochi.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Rag. Giuseppe Nessi Cavaliere Di Vittorio Veneto
Bergamo, 16 aprile 1975

Da Firenze venne in città a sposare il suo olimpionico

Quando morì Luisa, il figlio Guidino (Cicci) scrisse per lei che fu «sposa esemplare e madre eroica». E davvero lo fu: era giunta a Bergamo all’inizio degli anni venti provenendo da una nobile famiglia fiorentina e nel 1921 sposò Guido Calvi che con tre altri atleti bergamaschi aveva partecipato con onore alle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912 e al quale è stata intitolata la sezione di Bergamo dell’Associazione Azzurri d’Italia. Dall’unione con Guido nacque un figlio che un male misterioso costrinse per tutta la vita in sedia a rotelle. Perso anche il marito Luisa non perse la lucidità e la gioia. Il suo cruccio era solo quello di non poter sopravvivere al figlio che ha curato con immenso amore per tutta la vita. La sezione bergamasca Azzurri d’Italia è attiva fin dagli anni cinquanta e oggi è guidata da Fabio Cinquini, Azzurro del tiro con l’arco e Consigliere federale. L’attuale Presidente ha raccolto il testimone da Giorgio Gandini, che con Gianfranco Baraldi e Giuseppe Della Minola aveva costituito il trio delle meraviglie nel mezzofondo bergamasco degli anni ’50 e ’60. Prima di loro a guidare il glorioso sodalizio erano stati Vincenzo Guerini e, prima ancora, Lucia Ferrario, entrambi provenienti dall’atletica. Tra le tante iniziative realizzate giova ricordare l’intitolazione, avvenuta nel 1992, dello stadio comunale di calcio agli Atleti Azzurri di Bergamo.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Luisa Juglaris Ved. Calvi
Luisa Juglaris Ved. Calvi
Urgnano, 19 dicembre 1975

La vecchia guardia del quartie re di San Tomaso

È stata la vecchia guardia per quasi in secolo del quartiere di san Tomaso de’ Calvi in città. La signora Quaglia, così era chiamata, veniva da Curnasco ed è arrivata nel quartiere sposando Carlo Marcarini. Dal matrimonio sono nati undici figli. Per loro ha lavorato tutta la vita anche se purtroppo ha dovuto salutarne ben nove che se ne sono andati prima di lei. Solo due l’hanno accompagnata fino ai 92 anni. La signora Quaglia è rimasta vedova per 40 anni e ha sofferto per un fastidioso male agli occhi per decenni. Nonostante la vita difficile Giovanna non ha mai perso il buonumore e la spinta creativa e originale che l’ha aiutata a superare ogni ostacolo.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Giovanna Marcarini Ved. Quaglia
Giovanna Marcarini Ved. Quaglia
Bergamo, 24 febbraio 1976

Il giovane radiologo del «Matteo Rota»

Roberto Cremaschi aveva 24 anni e viveva a Seriate quando, nel 1976, un male incurabile lo ha tolto all’affetto della moglie e del piccolo Matteo di un anno e mezzo. Roberto era un appassionato tecnico di radiologia all’Istituto Matteo Rota di Bergamo e, fino a quando ha potuto, ha continuato a frequentare corsi di perfezionamento per aggiornarsi sulle ultime novità del settore. Era anche corridore e ciclista, sport che esercitava con costanza e passione.
Archivio de L’Eco di Bergamo

Sapeva consigliare a ogni cliente l’auto giusta

Alle soglie degli ottant’anni, con la mente e la curiosità ancora attive, si spegneva a Bergamo il Cav Luigi Sora, Cavaliere di Vittorio Veneto. Luigi ha venduto automobili per tutta la vita, ma parallelamente era un esperto di sapori e cucina e, come si diceva al tempo, di “bottiglieria”. Aveva un “savoir faire” che l’intelligenza e la consuetudine al commercio gli avevano affinato. Luigi era riconosciuto come un maestro della vendita di vetture e alla “Fiat-Ghisalberti”, alla “Lancia Longhi, alla “Bmw Ferrario”, all”’Auto Roma” e alla “Renault Oberti” lo hanno ricordato per anni come colui che sapeva dare il consiglio giusto per l’acquisto dell’auto. La sua competenza non aveva eguali.

Luigi Sora
Luigi Sora
Bergamo, 18 maggio 1976

Un infaticabile costruttore della professione optometrica

La sua strada per diventare ottico e optometrista è cominciata presto. Enrico Pirotta, classe 1955, diplomato all’ltis di Bergamo come perito elettrotecnico, nella seconda metà degli anni Settanta era un giovane operaio metalmeccanico che lavorava in una fabbrica bergamasca. Essere in produzione gli piaceva, ambiva però a un’attività che gli concedesse più iniziativa. Nel 1982 scelse di studiare ottica e nel novembre del 1983 avviò un centro ottico di proprietà nel centro storico di Cologno al Serio. Due anni dopo si iscrisse al triennio regionale dell’Istituto Superiore di Scienze Optometriche di Milano, conseguendo la qualifica di optometrista nel 1988. A scuola ha conosciuto Federottica e il suo storico presidente Giuseppe Ricco, che insegnava Deontologia Professionale. Così Enrico ha iniziato a partecipare alle iniziative di Federottica e una delle priorità che perseguiva per la categoria era quella formativa: elevare qualitativamente e quantitativamente l’aggiornamento professionale dei colleghi. Nel proprio centro ottico, Pirotta curava personalmente i vari aspetti connessi alla professione: sua fu l’intuizione di togliere il camice per mettere gli utenti a proprio agio. Nei primi anni Duemila, Enrico entrava stabilmente nel corpo docente di ottica del Centro Studi Leonardo da Vinci di Bergamo. È stato tra i primi promotori del Progetto Bimbovisione di Federottica e ha partecipato alle varie iniziative sindacali e professionali dell’associazione. In particolare ha lottato per un adeguato riconoscimento legislativo e sociale dell’ottica e dell’optometria incarnate da centri ottici indipendenti che sanno coniugare un approccio imprenditoriale pragmatico e una professionalità ad ampio spettro e che non hanno come obiettivo soltanto il raggiungimento dei dieci decimi: per Enrico veder bene ha sempre significato molto dì più. All’inizio del 2020 ha incontra la malattia che se lo è portato via. Buon viaggio Enrico, che la terra ti sia lieve.
Silvio Maffioletti

Pirotta Enrico
Pirotta Enrico
COLOGNO AL SERIO, 2 luglio 2020

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