MIP-C: cos’è e sintomi della malattia correlata a Covid-19 che preoccupa gli esperti

Alcune persone che hanno contratto Covid-19 in forma lieve potrebbero sviluppare una nuova condizione rara, ma pericolosa. In particolare, si tratta di MIP-C, una “autoimmunità MDA5 e polmonite interstiziale contemporanea con Covid-19“. La nuova malattia è stata approfondita da uno studio internazionale che ha analizzato i dati di pazienti nello Yorkshire, una regione dell’Inghilterra, durante la pandemia.

MIP-C: cos’è e legame con COVID-19

MIP-C – si pronuncia “mipsy” – è una malattia rara autoimmune, una forma distinta di MDA5+ (dermatomiosite positiva all’anti-MDA5). L’anti-MDA5 è una proteina associata alla differenziazione del melanoma-5 e sensore di Rna virale tra cui quello del Sars-COV-2. Il nome è in analogia a MIS-C, un’altra condizione autoimmune recentemente scoperta associata al Covid-19 che colpisce i bambini.

Spiegano gli esperti:

“La dermatomiosite (DM) MDA5+ è una condizione pre-pandemica rara e intrattabile caratterizzata da un’elevata mortalità dovuta a una malattia polmonare interstiziale (ILD) rapidamente progressiva (in ∼50-100% dei casi). Poiché MDA5 è un sensore chiave per l’Rna virale e poiché le ILD sono ora ben riconosciute nel periodo post-Covid-19, abbiamo esplorato un possibile legame tra l’infezione da coronavirus e tale patologia.”

“Il potenziale rischio di sviluppare la malattia dopo infezioni lievi di Covid-19 e la sua contemporaneità con la vaccinazione”, continuano gli studiosi, ha suggerito l’emergere di una forma “distinta ma rara di MDA5+-DM, con caratteristiche distinte rispetto alla malattia MDA5+ dell’era pre-pandemica. La consapevolezza e il follow-up del MIP-C sono vitali per accertare se evolverà nella tipica forma adulta di MDA5 con tassi molto più elevati di malattia polmonare”.

Dermatomiosite e MIP-C: i sintomi

La dermatomiosite è una malattia autoimmune sistemica caratterizzata da:

• infiammazione muscolare
• infiammazione cutanea
• coinvolgimento potenzialmente fatale degli organi interni, tipicamente malattia polmonare interstiziale (ILD) che porta a fibrosi polmonare progressiva.

Gli studiosi hanno osservato pazienti con cicatrici polmonari gravi. Ma alcuni presentavano anche sintomi reumatologici come eruzioni cutanee, artrite, dolore muscolare che spesso accompagnano la malattia polmonare interstiziale.
Si ricorda che, per qualunque dubbio, è bene che i pazienti si rivolgano al proprio medico di fiducia o ad uno specialista e non effettuino autodiagnosi proprio per la severità della malattia.

MIP-C correlato a Covid-19: lo studio scientifico

La ricerca è uno studio osservazionale retrospettivo che ha avuto il via per indagare da una parte l’aumento di segnalazioni di diversi medici che vedevano per la prima volta malattie correlate all’MDA5 e dall’altra per approfondire la letteratura scientifica emergente che segnalava malattie correlate all’anti-MDA5 durante COVID-19.

Il gruppo di ricerca ha così esaminato i dati di pazienti dello Yorkshire nel Regno Unito, dal 2018 al 2022. I pazienti presentavano non solo cicatrici polmonari (riscontrate in 25 su 60 casi), ma anche sintomi reumatologici come: artrite, mialgia (dolori muscolari) ed estese eruzioni cutanee.

In particolare, i dati dello studio indicano che 60 nuovi casi di anti-MDA5+, sono aumentati tra il 2020 e il 2022, passando dallo 0,4% nel 2019 al 2,1% (2020), al 4,8% (2021) e all’1,7% (2022).
Pochi (8 su 60) avevano una storia pregressa di Covid-19 confermato, i tassi massimi si sovrapponevano ai tassi regionali di positività comunitaria al SARS-COV-2 nel 2021 e il 58% (35 su 60) aveva ricevuto il vaccino anti-SARS-CoV-2. Sono stati 25 su 60 i casi che hanno sviluppato ILD che ha poi progredito rapidamente arrivando in 8 casi al decesso.
Tra i 35 su 60 casi non-ILD, 14 avevano miosite, 17 fenomeni di Raynaud (un’alterazione della circolazione del sangue che colpisce comunemente mani e piedi) e 10 presentavano eruzioni cutanee nello spettro della dermatomiosite.

MIP-C non solo nel Regno Unito, ma mancano i dati

La ricerca ha indicato che non tutti i pazienti coinvolti avevano avuto un’infezione da coronavirus SARS-CoV-2 confermata da tampone orofaringeo dopo la comparsa dei sintomi. Per questo, gli scienziati hanno suggerito che l’infezione, anche se lieve, possa provocare una forma distintiva di dermatomiosite anti-MDA5+, appunto MIP-C. Questa sindrome, diversamente da quella già conosciuta da oltre cinquant’anni, è differente per il suo tasso di progressione, mortalità e comportamento. Secondo gli esperti, infine, MIP-C potrebbe essersi diffusa anche al di fuori del Regno Unito, ma non ci sono ancora dati sufficienti.

Fonti:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38723554/
https://www.sciencedaily.com/releases/2024/05/240509124724.htm

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