Il grafico dell’hype quotidiano pubblicato ogni giorno sui giornali della Croisette segnala l’ansia delle attese. Da ieri, ma forse prima, il colmo dei desideri è…il K-way, a portata di mano viste le piogge intermittenti. Non è uno scherzo, ma subito dopo in classifica troviamo l’hype attorno al prequel Furiosa: A Mad Max Saga di George Miller, spin off del personaggio incarnato da Charlize Theron in Fury Road del 2015 . Moto e metallo, fuoco e ferro, morte del pianeta e riciclo, benzina e niente acqua nel deserto rosso e lei, la salvatrice senza un braccio (e come l’ha perso lo scopriremo solo qui, in questa versione). Ricordate Furiosa? Diventò subito il simbolo di una rivolta femminile, correvano gli anni Weinstein, il #metoo era dietro l’angolo, quel nome/aggettivo sunteggiava bene lo stato d’animo.

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LOIC VENANCE//Getty Images


Il nuovo film, imponente ci fa capire da dove arriva il dolore, ci porta nella mente di una bambina Alyla Browne, notevole, nei capelli un nocciolo di pesca come unico ricordo, che diventerà la donna guerriero Anya Taylor-Joy, una metamorfosi con make-up tra il vampiresco e il mimetico, occhi di ghiaccio e nerofumo. Da studiare nel dettaglio i 20 minuti di inseguimento nel deserto fra megacamion e moto truccate, tank e macchinari riciclati e rappezzati, armi arcaiche reinventate con pezzi di ricambio. È il nostro futuro, dice Miller, tenete da conto ogni oggetto guasto, non buttate, nel caso di apocalisse climatica vien buono tutto. Molto attuale. Lei, Anya-la-divina, è sbarcata a Cannes con cappellone enorme di paglia molto chic e occhiali scuri, misteriosissima: "la prova ha detto è stata dura. Mi son sentita sola, ero l’unica donna su un set di maschi alfa, almeno per ruolo". E fra questi si annovera Chris Hemsworth irriconoscibile per via del nasone prostetico ma per capire basta guardare i muscoli. Furiosa, con Anya, strizza l’occhio alla moda brutalist e insieme al femminismo, capirete come nel finale. Miller è sempre il visionario che amiamo. Bello spettacolo.

L’altro hype che non dà pace è quello che risuona attorno al nuovo – forse ultimo - film di Francis Ford Coppola, Megalopolis, anche qui sul versante oscuro e apocalittico del futuro con la differenza che il Maestro, 89 anni, ne ha impiegati 18 per dirigerlo, 300 copioni diversi per scriverlo, 140 milioni per produrlo (10 al protagonista Adam Driver, ma ci sono tutti da Zendaya a Shia LaBeouf) ha rifiutato il più possibile gli effetti digitali, s’è venduto altre aziende per ripianare i debiti, s’addormentava sul set (troppa marjiuana, dicunt) e troupe e collaboratori si sono piuttosto lamentati in un memorabile articolo del Guardian (titolo: Has this guy ever made a movie before?’ Francis Ford Coppola’s 40-year battle to film Megalopolis).

S’annuncia un vero agone critico (finalmente!), battaglia articolo dopo articolo, voleranno stracci, ma la vera notizia è che dopo la premiere disastrosa a Los Angeles e l’articolo del Guardian, il film ha cominciato trovare compratori. È diventato il possibile ultimo maledetto film del grande Genio, insomma un brand maverick, un fiore all’occhiello.

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Lionel Hahn//Getty Images

Bello invece, in modo assai più classico, ma solo in apparenza, è il primo film italiano passato a Cannes, a Un certain Regard, I dannati di Roberto Minervini, italiano di Fermo ma ormai americano di fatto. Finora ha prodotto e diretto documentari bellissimi e magistrali, qui si mette alla prova con la fiction, un gruppo di soldati mandati alla scoperta delle terre nuove all’Ovest durante la Guerra di Secessione. L’anima da cinema del reale è però ciò che trasporta questo western esistenziale, come l’ha definito l’autore, verso la riuscita. È un film che si può anche solo ascoltare chiudendo gli occhi tanto il suono è perfetto, sensibile, vero, dalle fronde ai piccoli venti ai passi brevi all’avanzare lento dei soldati, al rumore sempre diverso di proiettili, caricatori, grilletti e armi. Il tutto in ponderati spostamenti entro un territorio che non è bellico perché la guerra non si vede, eppure qui si sente, non ha un luogo specifico, eppure qui ferisce, uccide, stermina. Qui e ovunque sia. Il film è già nelle sale italiane. Da vedere.