Tokyo, città eterna

Architettura d'avanguardia e nuovi indirizzi cult di una metropoli che sogna, tra distretti emergenti votati alla creatività, ryokan contemporanei e un'agorà del futuro dall'energia millenaria

di Sara Izzi

L’immaginario d’autore restituisce agli schermi una Tokyo nostalgica e inafferrabile, tanto magica da richiamare con i suoi canti di sirena turisti da ogni parte del mondo. Accade oggi con Perfect Days, l’accalamato zen-movie di Wim Wenders che celebra la cultura giapponese, rendendo, tra le altre cose, iconici i bagni pubblici della città, succedeva vent’anni fa con Lost in Translation, film cult della generazione millennial. Dal successo della pellicola di Sofia Coppola – di cui il volume Sofia Coppola Archive pubblicato di recente ripercorre il primo ventennale di carriera – tanto è cambiato. A partire dallo storico Park Hyatt. Il leggendario hotel di Shinjuku chiude per un anno, pronto a un remake completo a firma dello studio parigino Jouin Manku – già dietro il Mamounia di Marrakech. Bill Murray e Scarlett Johansson forse oggi si incontrerebbero al pluricelebrato Hoshinoya (tra i 50 Best Hotels del mondo), ryokan gioiello sbocciato tra i grattacieli del distretto finanziario, con interni dal lusso ponderato firmati Rie Azuma (Azuma Architect & Associates). Ma il set della città offre altre prospettive inedite dall’effetto cinematografico garantito. Tra tutte, il nuovo Azabudai Hills, modernissimo villaggio urbano di 81,000 mq, gestito dal principale costruttore giapponese (Mori Building Co. Ltd.) e concepito dal team di Heatherwick Studio come una “una città nella città”. Situato tra il distretto culturale di Rappongi Hills a ovest, e il business centre di Toranomon a nord, il complesso è stato inaugurato a novembre 2023 e si propone come avamposto dell’agorà del futuroideato con un framework flessibile programmato per la longevità e la resilienza ambientale. Perché a Tokyo è possibile progettare un quartiere che duri mille anni.

«Se creiamo luoghi con cura, con una visione consapevole dell’esperienza umana, luoghi che le persone amano, che fanno propri e che possono trasformare da soli, allora è più probabile che resistano alla prova del tempo» ci racconta Thomas Heatherwick, fondatore e Design Director di Heatherwick Studio.

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Foto Raquel Diniz

Azabudai Hills ospita appartamenti deluxe alimentati da energie rinnovabili, uffici, scuole, boutique del lusso, poli d’arte d’eccellenza – tra cui il museo immersivo Borderless di teamLab approdato a febbraio nel cuore della città – e il tanto atteso Janu Tokyo, progettato da Jean-Michel Gathy e recentemente inaugurato, proprio in tempo per i sakura in fiore.

QUARTIERI EMERGENTI

Nella città più grande del mondo (e la più densamente popolata, con oltre 37 milioni di abitanti), i quartieri alla moda non mancano e si rivelano come pagine di un romanzo avvincente, ciascuno con la propria dose di fascino e originalità. E se ai noti distretti dello shopping di Ginza e Omotesando, si sono affiancati negli anni i più hipster Nakameguro e Shimokitazawa, per citarne alcuni, altri meno battuti sono diventati di recente nuovi punti di ritrovo per i local, luoghi che, all’ombra delle luci elettriche della metropoli, portano in voga la pace creativa della “periferia”.

Tra questi, Nihonbashi Bakurocho, storico quartiere finanziario della città situato a est dei giardini del Palazzo Imperiale, dove Eiichi Shibusawa, padre della moderna economia giapponese, fondò la prima banca del paese e la Borsa di Tokyo. Dopo un periodo di oblìo, oggi il distretto rivive grazie alla comparsa di jewel-bar, ristoranti gourmet e boutique hotel d’autore, tra cui il K5, con il cozy-chic Switch Coffee, il cocktail bar AO e il primo flagship store al mondo della Brooklyn Brewery.

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AO cocktail bar, K5 Hotel

Poco più a nord, solitamente escluso dai principali percorsi turistici che annoverano più volentieri i richiami ipnotici di Akihabara e le attrazioni di Asakusa con cui confina, si ritaglia un posto al sole l’ex quartiere dei magazzini di Kuramae, la “Brooklyn di Tokyo” famosa per i suoi granai di riso durante il periodo Edo (1603 – 1868) e oggi di tendenza per i tanti caffè indipendenti e botteghe creative, laboratori di pottery e carta washi e bakery che sfornano shokupan, delizie speziate e canelés senza sosta. Qui hanno trovato casa anche Yuka Martin Mendo e suo marito Luis, fondatori del progetto Almost Perfect, residenza creativa che ospita artisti da tutto il mondo nelle tatami room e stanze-studio recuperate dagli spazi di un negozio di riso di inizio ‘900.

«Amiamo il nostro quartiere» ci dice Luis «perché è pieno di makers. Persone che lavorano la pelle, la carta, gli strumenti musicali… Puoi vederli all’opera nei loro atelier e questo ci rende felici. Non è una zona di negozi senz’anima, ma piuttosto il luogo dove si creano cose e si fa vero artigianato».

E così, in una passeggiata ideale che esplori le meraviglie disseminate lungo il fiume Sumida, dalla zona di Torigoe, in passato epicentro dell’artigianato tessile e del metallo, fino al Senso-Ji, il più antico tempio della città, si fa tappa nell’atelier contemporaneo SuyRo per spulciare tra i pezzi unici selezionati dalla designer Masuko Unayama, prima di arrivare al cuore di Kuramae. Indirizzi imperdibili del quartiere: lo shop Kakimori, dove creare i propri articoli di cartoleria su misura, dalle agende ai colori a inchiostro; la galleria Mizusai, che espone opere di vari generi e materiali, oltre a dipinti e stampe; e la piccola boutique di Proto, al primo piano di un edificio a due passi dalla nota via del kitchenware di Kappabashi, dove esplorare le creazioni amatissime di vetrai e ceramisti emergenti, dalla coreana Kim Donghee, ai mastri giapponesi Aki Sakaida e Kazuma Magari.

Le soste golose non mancano e ci si ferma volentieri per un caffè tostato in casa e choux alla frutta da Kissa Hangetsu; per doughnuts e lievitati dalla bakery nordic-chic Chigaya, prima di concedersi le gioie al cacao di Dandelion Coffee, terzo store in città di una rinomata cioccolateria di San Francisco, e un ultimo sfizio, approvatissimo, da Kuramae Canelé.

GLI HOTEL DEL MOMENTO

Prova a confondersi tra i palazzi specchiati del distretto finanziario, ma il colpo d’occhio da vicino restituisce la trama intricata della sua iconica facciata a grata ispirata al pattern di un kimono tradizionale. Gli interni dell’Hoshinoya Tokyo (Hoshino Resort) sono quelli studiati dal team di Rie Azuma per accogliere gli ospiti in un mondo zen contemporaneo, con morbidi tatami a terra, lampadari in carta washi e pareti con luci incastonate in un motivo a scacchi, su progetto di Masanobu Takeishi. Fiore all’occhiello: l’onsen sul tetto, l’unico della città alimentato da acque sorgive prelevate a 1.500 metri di profondità, racchiuso in un cubo di pareti in pietra nera alte 15 metri, aperte sul cielo di Tokyo.

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Foto Hoshino Resort

È stato inaugurato a metà marzo nel complesso di Azabudai Hills il primo hotel Janu, parte della famiglia Aman, che annovera 122 camere e suite, 8 spazi dining tra ristoranti, caffetterie e tea bar, e un centro spa e benessere di 4.000 mq, in un edificio storico progettato dagli architetti visionari Pelli Clarke & Partners, con interni firmati Jean Michel Gathy. Un progetto innovativo e del design più giocoso e sperimentale rispetto alla classica proposta Aman.

«L’idea strategica di lanciare Janu riflette il nostro impegno a evolverci insieme ai desideri dei viaggiatori dinamici di oggi, che cercano esperienze edificanti e connessioni umane autentiche. Janu Tokyo promette di essere l’epicentro di questo movimento di trasformazione», ci dice Vlad Doronin, Chairman e CEO di Aman Group.

Dopo il successo del “fratello” Toranomon inaugurato tre anni fa, apre le sue porte in questi giorni anche Tokyo EDITION, Ginza, il nuovo gioiello del brand creato da Ian Schrager, con interni dall’eleganza sofisticata firmati Kengo Kuma. In tutto, 86 camere e suite distribuite sui 14 piani di una torre rivestita da una grata intrecciata in metallo e giardini verticali, e un’offerta esclusiva che spazia dalla brasserie Sophie, con proposte di cucina giapponese moderna, all’unico cocktail bar in Giappone incentrato sul punch, fino al primo locale con etichette natural wine di Ginza.

MUSEI E ACQUISTI DI DESIGN

Una “biblioteca nel bosco” è l’idea ispiratrice dietro T-Site Daikanyama, progetto che annovera la libreria d’arte Tsutaya (la più nota di Shibuya riapre il 25 aprile dopo un accurato restauro), angolo cartoleria e caffè progettati da Klein Dytham Architecture, con la direzione creativa di Tomoko Ikegai e loghi di Kenya Hara. Tre ali di un edificio tenute insieme da “Magazine Street”, un corridoio di 55 metri dal quale dipartono, come rami di un tronco, sei reparti di libri suddivisi per categoria. Un luogo dove perdersi per un’ora o due tra riviste di moda, libri d’arte e architettura, pubblicazioni specializzate e periodici da tutto il mondo.

Tra gli spot meno battuti, a pochi passi da qui vale una visita la vecchia Asakura House, la casa con giardino in stile tradizionale giapponese di Kyu Asakura Kejutaku, raro esempio di architettura dell’era Taisho ben conservato, mentre nel quartiere hip di Aoyama spiccano a poca distanza tra loro il Taro Okamoto Memorial Museum, che raccoglie le opere surrealiste del poliedrico artista giapponese, e il Nezu Museum progettato da Kengo Kuma, con nuovi spazi dalla purezza funzionale che restituiscono un senso di armonia tra le linee pulite dell’edificio esistente, la collezione d’arte premoderna giapponese e dell’Asia orientale di Nezu Kaichirō (1860-1940) e il meraviglioso giardino.

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Bob’s box / Foto Sara Izzi

Per acquisti di design, oltre le grandi boutique e i centri commerciali alla moda (PARCO su tutti), ad Aoyama ci si imbatte nel complesso ultra versatile di Spiral, ospitato in un edificio di vetro e alluminio progettato da Fumihiko Maki. Fondato nel 1985 con l’obiettivo di fondere i mondi della cultura e dell’impresa, ospita una galleria d’arte, caffè e ristoranti, un salone di bellezza e il “Market” con pezzi unici di artigianato contemporaneo. Altri indirizzi imperdibili (e poco conosciuti) da segnare assolutamente sono: il d47 Museum (parte del progetto D&DEPARTMENT), con uno shop dalla varietà squisita di creazioni di artisti giapponesi e il ristorante annesso con vista su Shibuya; il piccolo atelier-galleria Es Quart, che mette in mostra i suoi selezionatissimi oggetti contemporanei e mobilio d’antan in uno studio di Asakusa; e la boutique Bob’s box ospitata nel basement di un edificio della super trendy Jingūmae, dove acquistare arredamento mid-modern, stampe d’autore e tesori di decor vintage.

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