Dovere e deontologia
Il caso della nuova tangentopoli scoppiata in Liguria, rispolvera vecchi malcostumi del nostro paese: quello dei favori della politica offerti in cambio di denaro e quello legato allo sputtanamento di tanti presunti innocenti.
Anche le tangenti, come Jim Norman e i suoi incubi, a volte ritornano.
Per qualcuno, convinto che la cattiva abitudine di elargire favori o concessioni in cambio di denaro, voti o regali non si sia mai persa, non si tratta di un vero e proprio ritorno (bensì di una conferma), tuttavia, che sia un ritorno, una riprova, un rigetto o semplicemente il nuovo capitolo di una storia infinita, il ‘Belpaese’ deve, ancora una volta, affrontare e confrontarsi con uno dei più radicati modus operandi della parte più deviata della propria politica e della propria classe imprenditoriale.
Con le tangenti, ritorna (ma anche in questo caso non si tratta di un vero e proprio ritorno) anche la cattiva abitudine di sbattere in prima pagina i nomi e i cognomi di individui che, fino al giorno in cui verrà emessa una condanna definitiva (se verrà emessa) sono, a tutti gli effetti, degli innocenti.
Ma cosa è successo?
Tutto è iniziato tra martedì 7 e mercoledì 8 maggio, quando tutti i telegiornali e tutti i quotidiani hanno dato la notizia dell’arresto di Giovanni Toti, cinquantacinquenne presidente della Regione Liguria, accusato dai magistrati di aver elargito favori in cambio di finanziamenti. Con il governatore sono finiti ai domiciliari anche Paolo Emilio Signorini, AD di Iren (maggior operatore italiano nella distribuzione del teleriscaldamento), il noto imprenditore Aldo Spinelli e Matteo Cozzani, ex sindaco di Porto Venere e braccio destro di Toti (accusato di aver “agevolato Cosa Nostra”). Con loro sono finiti nel tritacarne anche altri nomi, nomi che però non farò per non essere complice del sopracitato gioco al massacro nei confronti di persone che, ci tengo a ribadire (fedele al garantismo nel quale, malgrado tutto, continuo a credere), sono, fino a prova contraria, degli innocenti.
Raccontare l’attualità è uno dei compiti di ogni giornalista (non si poteva non parlare delle misure cautelari disposte nei confronti di Toti, Signorini, Spinelli e Cozzani), ma rispettare le regole (scritte e non scritte) della deontologia professionale che ci riguarda, è un dovere che, ahimè, viene troppo spesso calpestato (che c’azzecca, per esempio, riportare nomi di individui indagati per omessa denuncia?).
Con la speranza di non dover aggiungere altri capitoli a questa storiaccia, concludo, ma non senza prima ricordare a tutti un famoso aforisma di Joseph Pulitzer: “Una stampa cinica e mercenaria, prima o poi, creerà un pubblico ignobile”. Amen.