Emanuela Orlandi e la lotta contro George Pell - HuffPost Italia

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Emanuela Orlandi e la lotta contro George Pell

Emanuela Orlandi e la lotta contro George Pell

Se c’è una cosa veramente sorprendente nella pubblicazione (parziale) su Il Domani del 10 maggio 2024 degli otto screenshot dei whatsapp che riguardano Emanuela Orlandi, allegati alla Memoria depositata il 9 maggio 2024 agli atti della Commisione parlamentare d’inchiesta, è il sorprendente legame tra due vicende: frasi inquietati relative alla sparizione di prove relative alla scomparsa della ”ragazza con la fascetta” e le lotte intestine dentro il Vaticano sulle riforme finanziarie interne. Con un obbiettivo dichiarato: bloccare il cardinale George Pell. 

I whatsapp appaiono scambiati nella primavera-estate 2014 perché intercalata tra le varie chat c’è anche la foto del party sul tetto di un palazzo che si affaccia su piazza San Pietro, con distribuzione di ostie e salatini in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, il 27 aprile di quell’anno, e si fa riferimento ad appuntamenti che devono essere ripresi a settembre.

I messaggi tra monsignor Vallejo Balda e la pr Francesca Immacolata Chaouqui. Entrambi sono stati condannati il 7 luglio 2016 (rispettivamente a 18 e 10 mesi di carcere) dal Tribunale vaticano per il cosiddetto scandalo Vatileaks2. Il punto è che non si tratta semplicemente una giustapposizione di argomenti nelle chat. “Dobbiamo far sparire quella roba della Orlandi”, scrive Chaouqui. Parla di pagare tombaroli e di pagare per un georadar evidentemente utilizzato per perlustrare una tomba. Si parla di un dossier, di un incartamento. Si afferma con una certa inquietudine che questo incartamento sulla Orlandi ce l’ha anche il cardinale Pell. E qui è chiamato in causa un altro cardinale, Santos Abril y Castelló, spagnolo, di stretta fiducia di Papa Francesco, che fino al 28 febbraio 2024 e per dieci anni è stato il presidente della Commissione cardinalizia di sorveglianza sullo IOR, la cosiddetta banca vaticana.

“Ok ora organizzo, parlo prima con Abryl peró. Al papa io glielo avevo detto che Pell aveva l'inchiesta. Ora se ne accorge? A me il panda (il nomignolo con cui Chaouqui chiama il marito, come da lei stessa rivelato nella biografia di Giovanna Maria Maglie, che viene presentato oggi alla presenza di Matteo Salvini, NdA), mi caccia di casa con questa pazzia. Piuttosto quella roba della Orlandi deve sparire e tu devi fa... gli affari tuoi”.

Nelle chat (sempre se saranno dimostrate autentiche) emerge anche un presunto ruolo del Papa, nella vicenda dell’Orlandi. Ed è Abril che - secondo le chat - vuole sponsorizzare monsignor Lucio Vallejo Balda per entrare nella Segreteria dell’Economia - e che spinge Vallejo e Chaouqui a occuparsi della vicenda Orlandi, apparentemente su mandato del Papa. Vallejo non approderà mai alla Segreteria per l’Economia. Dalle chat depositate per il caso Orlandi emerge quasi una Spanish connection per condizionare il nuovo corso delle finanze, facendo fuori Pell e i suoi uomini. Vallejo, per esempio, afferma: “Tu fai lo que dice il cardinale Abryl. Questa no è una tua responsabilita. El Papa vuole che questa situazione se risolve e che io sia nella secreteria”.

Quanto al caso Orlandi (visto che Chaouqui vuole coinvolgere il Capo della Gendarmeria, Giani) Vallejo si mostra irremovibile e scrive: “Non dici niente a Ciani. Orlandi cose vanno de serio, El cardinale a che doviamo mettere tutta la forza en esto, el papa e con noi”. Chaouqui afferma anche: “Il Papa deve capire che non fidandosi di nessuno distruggerà tutto. Comunque almeno ci leveremo dal cazzo Pell e Zarha”, un professore maltese che era stato appena nominato vice coordinatore del Consiglio dell’Economia.

Si nota lo sconcerto della Chaouqui quando Balda scrive: “E doviamo aprofundire la relazione di Deny o Yeo”. Lei chiede: “Perché qui hai scritto Danny e Yeo? Dopo che ho scoperto che Pell ha finanziato la diocesi di Bergoglio tu sei sicuro che non finiremo nella merda?”. Risponde Vallejo: "Perché questo sara in Vaticano e noi lo doviamo controllare il papa è con noi, il cardinale (evidentemente Santos Arbil, ndA) mi a detto che a settembre ci vediamo”. Chaouqui: “A settembre dobbiamo far sparire quella roba della Orlandi e pagare i tombaroli. Di questo devi parlare al papa. Poi ce la vedremo con il Vam e le altre cose. Ora che torniamo si lavora all'archivio. E basta, basta giornali e follie varie”.

IL Vam (il Vatican asset management), era un progetto in cui era impegnato un altro membro del Consiglio dell’Economia, il francese Jean- Baptiste de Franssu che il 10 luglio 2014 divenne presidente del consiglio di amministrazione dello IOR, mantenendo la carica per dieci anni. Ed è presidente anche oggi. Il Vam avrebbe dovuto accentrare tutti gli investimenti della Santa Sede, e questa - dimostrano i whatsapp - era un’altra bestia nera dei due interlocutori.

Si sarebbe trattato infatti di un organismo centralizzato (e a questa riforma ci si è arrivati solo adesso) che avrebbe sottratto alla Segreteria di Stato i propri investimenti, che invece una volta affossato il Vam, continuarono, creando l’enorme buco del cosiddetto “affare di Londra”, cioè l’acquisto di una quota del fondo di Raffaele Mincione che aveva in pancia il Palazzo di Sloane Ave.

Yeo è un altro membro del Consiglio dell’Economia, ex ministro di Singapore, e anche membro anche della Commissione per la riforma dei media vaticani. Deny è Dany Casey, nominato il 9 luglio del 2014 capo del Project Management Office (PMO), della Segreteria dell’Economia, era stato Business Manager dell'Arcidiocesi di Sydney, quindi era un uomo del cardinale Pell. Con un contratto di due anni, Casey avrebbe dovuto implementare e introdurre alcuni dei cambiamenti proposti.

Una auto subì un misterioso attentato incendiario davanti a casa di Casey quarantottore dopo che il cardinale Pell lanciò una revisione complessiva di tutte le maggiori transazioni dello IOR nel 2014, qualcosa che lo stesso Casey ha ricordato “come una coincidenza rimarkevole” su ABC Australia il giorno dopo la morte di Pell, l’11 gennaio 2023. “Ma questo - aggiunse - non ci ha fatto rallentare. Noi continuammo”. 

Sì, ma solo fino al 2016, quando Casey se ne dovette andare, quando Pell non venne costretto a ritornare in Australia per sottoporsi al processo per pedofilia in cui solo all’inizio del 2020 fu completamente assolto. La storia è andata avanti, seguendo altri  tornanti (per esempio il riavvicinamento di Chaouqui a Becciu, nel 2017, come emerso recentemente da atti depositati al processo di Londra).

Nella biografia della Maglie, Chaouqui rivendica il ruolo avuto nelle successive accuse contro l’ex sostituto, condannato in primo grado, lo scorso dicembre nel processo di Londra. “Ora che giustizia è stata fatta e che la verità è venuta a galla tutta intera, non sono addolorata per chi sta pagando per i reati commessi. Piuttosto, mi rallegra che la tenacia e tutti i sacrifici fatti negli ultimi anni abbiamo portato a far emergere quanto accaduto alle spalle del Santo Padre, l’unico a cui devo la mia lealtà".

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