Nella “storia infinita” della comunicazione politica il modello Atreju è l’ultimo arrivato. È la guerra per procura attraverso i social. Il killeraggio per conto terzi. L’arma? Sono le card elettorali diffuse su Facebook. Ma anche su Twitter. Poche interazioni, tante polemiche. Ma era proprio questo l’obiettivo di chi gestisce gli account della kermesse dei giovani di Fratelli d’Italia. Una “Bestia” sostanzialmente anonima, che però sta facendo discutere gli addetti ai lavori. Anche perché i bersagli preferiti della propaganda meloniana diffusa attraverso la bad company di Atreju sono intellettuali, opinionisti, commentatori, giornalisti.

La ‘Bestia’ contro l’intellighenzia

L’intellighenzia che si oppone al governo di Giorgia Meloni e agita lo spettro del ritorno del fascismo. Le classiche figurine che, come il drappo rosso, fanno impazzire un certo tipo di elettore di destra. Ma i profili social di Atreju si rivolgono, più che altro, alla mediosfera. Con l’obiettivo di far diventare “virali” slogan controversi, proprio grazie alle polemiche generate dalla campagna di comunicazione non convenzionale. Un’offensiva che viene portata avanti non sui canali ufficiali di Fratelli d’Italia, né tantomeno su quelli della premier Giorgia Meloni. Ma nemmeno su quelli dei giovani di FdI. Lo strumento è la pagina di Atreju, la festa organizzata da Gioventù Nazionale e diventata, con gli anni, un appuntamento clou nell’agenda politica italiana. L’evento, che prende il nome dal romanzo La storia infinita dello scrittore tedesco Michael Ende, è diventato la testuggine dell’avanguardia della comunicazione meloniana in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno prossimi. I vertici di FdI e di Gioventù Nazionale non mettono il cappello sull’iniziativa, che sta facendo molto discutere a sinistra. Intanto i folletti che si muovono dietro Atreju macinano polemiche e mirano ai bersagli.

La card contro Fassino

La card che ha fatto più indignare, negli ultimi giorni, è quella riferita al deputato del Pd ed ex ministro della Giustizia Piero Fassino, accusato di aver rubato un profumo Chanel al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Si vede Fassino con un’espressione contrita e la testa sovradimensionata rispetto al corpo. In primo piano c’è una bottiglietta di profumo. Quindi lo slogan: “Non farti rubare il futuro in Europa. Il profumo della libertà è con Giorgia”. “Fate un tantino schifo”, ha commentato il leader di Azione Carlo Calenda, condividendo l’immagine incriminata. Ma la card su Fassino ha riscosso soltanto 73 like, per 46 commenti e 25 condivisioni. Eppure grazie alle polemiche e la rilancio di Calenda il post ha avuto una visibilità inaspettata. O forse no. In generale, raramente i messaggi veicolati da Atreju superano i 100 mi piace. Ma un’altra card ha suscitato reazioni polemiche. “Fai piangere la redazione di Repubblica, scrivi Giorgia”, si legge sui social della festa di Fratelli d’Italia. Proteste da parte del sindacato della Rai Usigrai e, ovviamente, dal Comitato di redazione di Repubblica.

Il like di Lollobrigida ministro

Discutibile la serie “Anche se lui/lei ci rimane male – Scrivi Giorgia”. Il tutto prendendo di mira, di volta in volta, Luciana Littizzetto, Corrado Formigli, Fabio Fazio, Antonio Scurati. A dimostrazione di come il target sia prevalentemente quello dei giornalisti e degli opinionisti critici nei confronti di Meloni. Ma ci sarebbe anche Elly Schlein a rimanerci male se l’elettore decidesse di scrivere “Giorgia”. Quest’ultima card dedicata alla segretaria del Pd ottiene il like dalla pagina di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, esponente di spicco di FdI, cognato di Giorgia Meloni.

Quindi le ultime performance. C’è uno schermo di un laptop diviso in tre parti in cui appaiono il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, Lilli Gruber e Giovanni Floris. Poi da Atreju fanno il verso al video-meme dello youtuber Luis Sal, con la frase tormentone rivolta all’ex socio Fedez: “Dillo alla mamma, dillo all’avvocato”. E ancora in un altro manifesto digitale fa capolino la bambina dello spot Esselunga della mela. “Aspettate, queste ve le manda Atreju”, dice la bimba, porgendo una scatola di Valium anziché il frutto della pubblicità. Sotto, a ricevere il regalo, ecco Roberto Saviano, Oliviero Toscani, Floris e Gruber. Un altro pattern gioca sugli sfottò rivolti a Meloni. Bollata da qualche detrattore come “carciofara” o “pesciarola”. C’è un pesce, dunque la parola pesciarola come apparirebbe in un dizionario. Infine la conclusione: “Per voi è un’offesa. Per noi no. Ferma il classismo della sinistra”. Stesso discorso con un carciofo.

Interazioni minime

Le interazioni sono sempre poche. Così come spuntano anche i commenti negativi da parte degli utenti. Sotto alla card-carciofara su Facebook c’è questa critica: “Sì, ma ci dovete andare a lavorare nei mercati rionali”. La campagna sembra funzionare più fuori dai social, grazie al mix tra le tecniche della vecchia “Bestia” di Matteo Salvini e uno stile simile al M5s delle origini. Quello di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Atreju e “Giorgia”, la storia infinita.