Nella “Trilogia Qatsi” l’uomo predatore sulle note di Philip Glass - la Repubblica
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Nella “Trilogia Qatsi” l’uomo predatore sulle note di Philip Glass

Compositore In alto, Philip Glass. ama definirsi “autore di musica con strutture ripetitive”
Compositore In alto, Philip Glass. ama definirsi “autore di musica con strutture ripetitive” 

L’epoca distruttiva dell’Antropocene nei tre film di Godfrey Reggio con la colonna sonora del compositore“Naqoyqatsi” per la prima volta in versione orchestrale

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È nota come la Trilogia Qatsi e, si sa, che il suono del secondo termine, in italiano, richiama una parola oscena: diciamolo subito per poi cercare di non pensarci più. Qatsi consiste in tre film del regista Godfrey Reggio impregnati dalle musiche di Philip Glass, re del minimalismo. Rappresenta un fatto d’arte leggendario e innovativo per l’epoca in cui emerse, cioè l’alba degli anni Ottanta,dato che il tassello iniziale della serie, Koyaanisqatsi, risale al 1982. I capitoli seguenti, Powaqqatsi e Naqoyqatsi,furono realizzati nel 1988 e nel 2002, ma è Koyaanisqatsi l’opera più bella fra le tre. È immenso il contributo all’impresa di Glass, compositore statunitense che ha rifiutato sempre l’etichetta di minimalista, preferendo definirsi un autore di “musica con strutture ripetitive”.

L’effetto delle sue creazioni,ipnotico e avvolgente, ha condizionato molte “storie”successive. Musicisti più o meno seri e di successo,da Ludovico Einaudi a Giovanni Allevi, non esisterebbero se non ci fosse stato Glass ad aprire certi varchi, che hanno tenuto conto sia della musica orientale, sia di concezioni “altre” dello sviluppo armonico dei brani. Inoltre il compositore di Baltimora è stato il primo plasmato da studi “nobili” (Nadia Boulanger) a conquistare anche il pubblico giovanile del rock e del pop, attirandolo nei teatri d’opera e nelle sale da concerto. Bando alle classificazioni e ai divari di genere.

Il trittico di Reggio determina un affresco imponente sull’avvento e il compiersi dell’Antropocene, cioè dell’era in cui l’uomo segna il pianeta con la propria mano distruttiva. Niente di più profetico nel tempo in cui vennero girati;e nulla di più attuale nell’ambito dell’odierno dibattito ecologico. I tre lavori saranno proiettati al Ravenna Festival dal 21 giugno, con la colonna sonora originale di Glass eseguita dal Philip Glass Ensemble,unito per l’occasione all’Orchestra Regionale Toscana. Michael Riesman governa il viaggio dal podio.Naqoyqatsi è proposto per la prima volta in una versione orchestrale commissionata da Ravenna insieme al Barbican di Londra, al Festival di Edimburgo e alla National Concert Hall di Dublino.Koyaanisqatsi, nella lingua hopi, appartenente a un popolo di nativi americani dell’Arizona, significa vita tumultuosa,folle, squilibrata. Evoca un modo di vivere che esige una trasformazione radicale per poter aspirare a una condizione soggettiva migliore.

L’avvio del film ci offre una natura pura come l’Eden, per poi passare a un contesto dov’è la tecnologia frenetica l’elemento dominante.Tra le sequenze più fascinose ci sono alcune riprese di paesaggi guardati prima in slow-motion e poi accelerati dal ritmo del caos metropolitano. A volte irrompono i time-lapse, tecniche di montaggio che permettono di riprodurre in pochi secondi quello che avviene nell’arco di ore o giorni, oggi di uso comune ma innovativi per quegli anni. È un gioco immaginifico irresistibile.Powaqqatsi, che mette in scena l’incontro-scontro fra progresso e ambiente, fu girato tra le miniere del Brasile e l’Africa, e il fulcro è l’idea che l’emisfero nordico del globo stia divorando la fetta del mondo che sta a Sud. Infine Naqoyqatsi riguarda la vita come guerra, in cui ci si massacra a vicenda.Il tutto scorre in una “trama senza trama”dove i temi musicali si ripetono e s’intrecciano voluttuosamente miscelandosi con la visionarietà dei filmati.

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