Salone del Libro, presidio pro-Palestina davanti ai cancelli

Salone del Libro, presidio pro-Palestina davanti ai cancelli. Zerocalcare: “Non facciamo finta di niente”

"Non esiste che in questo momento, in Italia, l'unica presenza dello stato democratico sia la celere", dichiara a THR Roma lo scrittore Christian Raimo, che si è aggiunto alla protesta di un centinaio di manifestanti insieme al fumettista Michele Rech

“Torino lo sa da che parte stare, Palestina libera dal fiume fino al mare”. Questi i cori del presidio pro-Palestina davanti ai cancelli del Salone del Libro di Torino, lato via Nizza, quando nel tardo pomeriggio di sabato 11 maggio i manifestanti hanno protestato contro la fiera, chiedendo all’organizzazione di prendere posizione sul conflitto in corso in Medio Oriente.

Un centinaio di manifestanti, tra cui militanti del centro sociale Askatasuna e Cambiare Rotta, nonché membri della comunità Palestinese di Torino, hanno sventolato bandiere e urlato “All eyes on Rafah” e “Free, Free Palestine” accompagnati anche da canzoni come Casa mia di Ghali. Ci sono stati momenti di tensione quando il corteo è stato bloccato da un grande cordone di polizia in assetto antisommossa, culminando in un breve scontro. I manifestanti hanno cercato di attraversare i tornelli della biglietteria, tirando già alcune transenne.

“È risuccesso quello che è successo tante volte in questi giorni: le persone che cercano di portare all’attenzione il massacro che sta avvenendo in Palestina vengono respinte con i manganelli”, dichiara Michele Rech, in arte Zerocalcare, che ha raggiunto il corteo prendendo parola e sottolineando come diversi lavoratori del Salone si siano fermati in solidarietà alla protesta. “Siamo una nutrita schiera di persone che lavorano al Salone e che hanno a cuore ciò che sta succedendo in Palestina, non potevamo continuare il nostro lavoro facendo finta di niente”.

Manifestazione pro-Palestina davanti al Salone del Libro

Manifestazione pro-Palestina davanti al Salone del Libro

“Uno spazio che parla di cultura, e di attualità, non può chiudere gli occhi su quanto sta succedendo. Qualcosa che fa parte della storia con la S maiuscola e a noi testimoni verrà chiesto conto di questo in futuro”, aggiunge il fumettista di Questo mondo non mi renderà cattivo. “Il fatto che delle persone vogliano portare questi temi dove si discute, e si discute di cultura, mi sembra la cosa più normale del mondo, e mi sembra assurdo non possa avvenire”.

“Questo presidio è un principio di realtà, il Salone del Libro come tutta Italia rischia di diventare una zona di interesse”, dichiara a The Hollywood Reporter Roma lo scrittore Christian Raimo. “Si chiede agli spazi culturali, come il mondo del libro, l’università, le scuole, di prendere una posizione che fermi il massacro”. “È incredibile che si parli di violenza dei manifestanti quando sta avvenendo una violenza sistemica in questo momento, il presidio era assolutamente pacifico e cercava di forzare la possibilità di avere più spazio e più voce. Non esiste che in questo momento, in Italia, l’unica presenza dello stato democratico sia la celere”.

I manifestanti, che con una piccola delegazione sono stati scortati dentro i cancelli, hanno chiesto una risposta alla direzione del Salone, chiedendo anche alle università di interrompere i loro accordi con Israele, annunciando una grande occupazione da martedì 18 maggio. Il Salone del Libro non ha ancora rilasciato dichiarazioni sull’avvenuto.