Scoperta in Sicilia, dai due entomologi palermitani Ignazio Sparacio e Calogero Muscarella, una nuova specie di insetto. Si tratta del Rhizotrogus tatianae un piccolo ma elegante coleottero, appartenente alla famiglia degli scarabeidi, dall’aspetto assai caratteristico: lungo poco più di un centimetro e mezzo, globoso, color ocra con due vistose bande scure sulle elitre, zampe allungate e che è stata dedicata Tatiana Giannilivigni, moglie di uno degli autori della scoperta_

 

Al momento è conosciuto esclusivamente per una radura nel cuore di un bosco misto di pini e cerri che si trova sul versante meridionale dell’Etna, fra i comuni di Bronte e Maletto. È assai simile ad un’altra specie presente in Sicilia, il Rhizotrogus romanoi, ma questo presente solo in pochissime località di Madonie e Nebrodi e da cui si distingue per diversi caratteri apprezzabili al microscopio.

È stato scoperto casualmente durante un’indagine notturna effettuata con l’ausilio di particolari luci ultraviolette; assieme a una pletora di falene e altri insetti, sul lenzuolo illuminato dalla luce sono arrivati alcuni esemplari di questa specie che solo ad un esame più approfondito si è scoperto essere nuova. 

È stata quindi studiata con meticolosità, confrontata con le specie simili e i risultati dello studio sono stati infine pubblicati sul Biodiversity journal, una rivista scientifica internazionale con sede a Palermo (www.biodiversityjournal.com). 

Curiosamente le zone in cui è stato scoperto il Rhizotrogus tatianae sono state indagate dagli entomologi da oltre un secolo ma non era stata mai individuata, probabilmente a causa dei suoi particolari costumi. Questa specie, infatti, dimostra un tipico comportamento crepuscolare: gli adulti si alzano in volo poco dopo il tramonto e, dopo essersi accoppiati, ritornano sotto terra. In questo frangente possono essere attratti dalle luci dove sono stati in effetti intercettati.

Il volo avviene tra maggio e giugno e dura poco più di mezz’ora. Dopo l’accoppiamento le femmine depongono le uova e le larve, presumibilmente, si nutrono di radici fino alla metamorfosi che avverrà l’anno successivo. 

È una scoperta davvero importante che sottolinea ancora una volta la ricchezza della Biodiversità siciliana e di quanto ancora sia poco conosciuta e ancor meno valorizzata. Ogni anno infatti vengono trovate diverse specie nuove nella nostra isola ed è sempre sconfortante osservare come gli ambienti ancora integri, dove queste specie si rifugiano, sono sempre più ridotti, insultati dalla cementificazione selvaggia, attaccati dagli incendi e comunque non protetti e tutelati come meriterebbero. 

Incendi ripetuti in ambienti ecologicamente fragili, come accadono sempre più regolarmente in Sicilia, possono condurre alla rarefazione di una specie o alla sua scomparsa definitiva. Speriamo che questo non accada all’ambiente in cui vive il Rhizotrogus tatianae, una specie che per evolversi e differenziarsi ha impiegato millenni ma che rischia di estinguersi in un pugno di anni.

*entomologo