Chemnitz, la città dell'Ex DDR che diventerà Capitale della Cultura nel 2025

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Il monumento dedicato a Karl Marx è ancora uno dei punti di riferimento per gli abitanti e i visitatori di Chemnitz, nella Germania Orientale. Dal 1953 al 1990, durante il periodo della DDR, la terza città per importanza della Sassonia venne ribattezzata Karl Marx Stadt e la grande testa alta oltre sette metri con le fattezze stilizzate del padre dell'ideologia comunista divenne uno dei simboli della vicinanza fra la Repubblica Democratica Tedesca e l'allora Unione Sovietica.

Theaterplatz  a Chemnitz  ©Tupungato / Shutterstock
Theaterplatz a Chemnitz ©Tupungato / Shutterstock
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Da Karl Marx Stadt a Chemnitz, il ritorno al nome storico

Al momento della caduta del Muro di Berlino e della riunificazione tedesca si aprì il dibattito se demolire o trasferire la statua che era stata inaugurata nel 1971 davanti a una folla di 250 mila persone. Alla fine si decise di non toccarla e Nischel, il soprannome con cui i cittadini hanno ribattezzato il monumento, è diventata in questi ultimi 35 anni una delle principali attrazioni turistiche della città, ritornata nel frattempo al nome che l’aveva accompagnata per secoli. Nischel è una forma dialettale che sta ad indicare "testa" o "cranio". Unita al basamento di granito proveniente da una cava ucraina forma un insieme alto 13 metri per 40 tonnellate di peso: sullo sfondo, appoggiato all’edificio retrostante, c’è un grande fregio che riprende, in diverse lingue, la frase più famosa del filosofo tedesco: "Proletari di tutto il mondo, unitevi!"

Il monumento dedicato a Karl Marx  ©Oleg Senkov  / Shutterstock
Il monumento dedicato a Karl Marx ©Oleg Senkov / Shutterstock

Scenario per selfie, manifestazioni politiche, evoluzioni di skaters, il monumento a Karl Marx (che, per inciso, non mise mai piede a Chemnitz) è anche un buon punto di osservazione per iniziare a capire l’atmosfera della città nominata Capitale Europea della Cultura per il 2025 (assieme a Gorizia e Nova Gorica).

Siamo all’incrocio fra Brückenstrasse e la Strasse der Nationen , un perfetto esempio di urbanistica socialista con i grandi viali che si incrociano ad angolo retto fiancheggiati da edifici piuttosto anonimi (ma rimodernati dopo la riunificazione), frutto della ricostruzione post bellica. Chemnitz, come molte città tedesche, è uscita praticamente rasa al suolo dalla seconda Guerra mondiale e solo una parte del centro storico è stata riedificata secondo i modelli classici. Il resto è un perfetto modello di architettura Ostmoderne (modernismo della Germania Est). Nonostante sia menzionata nei documenti fin dal 1143, l’aspetto della città è oggi sostanzialmente contemporaneo, scenario estremamente interessante per gli appassionati di architettura: lo stile modernista, l’eredità del Bauhaus, ma anche lo Jugendstil dei quartieri residenziali come Kassberg sono ben rappresentati assieme all’eredità industriale.

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Una capitale industriale con un ricco patrimonio

Per tutto l’Ottocento e la prima parte del Novecento, Chemnitz è stata uno dei poli dell’industrializzazione e della ricerca tecnologica tedesca, diventando proprio grazie allo sviluppo industriale una delle città più ricche della nazione. In Sassonia, un vecchio detto popolare diceva che "a Chemnitz si lavora, a Lipsia si commercia e... a Dresda si festeggia". In effetti, Chemnitz era soprannominata la "Manchester tedesca": il settore tessile ha fatto la fortuna di molte famiglie di industriali, ma anche l’industria ferroviaria e l’automotive hanno mosso i primi passi da queste parti e non si contano le invenzioni made in Chemnitz. Ne citiamo solo due su cui la città vanta la primogenitura: il thermos, contenitore per tenere a temperatura invariata le bevande, deriva dagli studi di Adolf Ferdinand Weinhold (1841-1917), professore alla locale University of Technology, ancora oggi vanto locale, e il primo detersivo chimico di origine sintetica fu inventato qui dal chimico Heinrich Gottlob Bertsch (1897-1981).

Una splendida sintesi della storia manufatturiera della città la si può conoscere visitando il Museo dell’Industria, mentre la sera, a ricordare quella che fu la città delle 800 ciminiere, ci sono i sette vivaci colori che illuminano Lulatsch, la ciminiera della centrale di cogenerazione di Chemnitz. Raggiunge i 302 metri - probabilmente una delle opere d’arte più alte del mondo -  ed è circondata da uno spazio di 18 mila metri quadri progettati dall’artista francese Daniel Buren (quello delle Colonne del Palais Royal di Parigi). Il Museo dell’Industria, nato dal recupero di una ex fonderia, racconta in modo spettacolare oltre 220 anni di industrializzazione, visto che la costruzione dei primi cotonifici è datata attorno al 1798. Spazio a ogni tipo di reperto: dal corpo mummificato di un lavoratore che perse la vita investito da una colata di olio bollente alle locomotive costruite da Richard Hartmann, noto come "il Re Sassone delle ferrovie."

Il Museo dell’Industria ©aquatarkus  / Shutterstock
Il Museo dell’Industria ©aquatarkus / Shutterstock
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Una città moderna che si prepara al 2025

Girando in città si scoprono gioielli dell’architettura moderna a cui si può liberamente dare un’occhiata. Come la piscina comunale (Stadtbad) progettata nel 1925 da Fritz Weber e Fred Otto nel classico stile Bauhaus che ancora oggi sorprende per la pulizia delle linee. Gettate un’occhiata all’interno: gli elementi d’arredo sono rimasti gli stessi di cento anni fa e la grande vasca di 50 x 25 metri sorprende per le sue dimensioni che ne facevano, all’epoca della sua costruzione, il più moderno esempio nel suo genere. Ingresso libero anche nella Kulturkaufhaus che ospita, nell’atrio, la cosiddetta "foresta pietrificata", 25 tronchi di alberi sopravvissuti a una eruzione vulcanica di 291 milioni di anni fa.

Il programma definitivo di Chemnitz Capitale Europea della Cultura 2025, con lo slogan "C the Unseen", verrà svelato solo in autunno, mentre la cerimonia di apertura avrà luogo il 18 gennaio. Fin d’ora si possono anticipare alcuni eventi culturali come la mostra dedicata ad Edvard Munch alla Kunstsammlungen, il museo d’arte che si affaccia sulla Theaterplatz, la più bella della città con lo scenario dell’Opera e della St. Petrikirche; o l’esposizione dedicata al Movimento realista in Europa dal 1920 al 1930 al Museo Gunzenhauser che possiede una straordinaria collezione di opere di Otto Dix e in generale legate al movimento Espressionista.

Gli eventi coinvolgeranno anche la vicina città di Zwickau, culla dell’industria automobilistica tedesca (il marchio Audi è nato qui, da visitare l’August Horch Museum) e la regione dei Monti Metalliferi con le sue storiche miniere.

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Sassonia
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