* Test * L'HiFi made in Italy esiste ancora?! Unison Research & Opera - QuotidianoAudio

* Test * L’HiFi made in Italy esiste ancora?! Unison Research & Opera

I prodotti italiani, oltre ad essere ben suonanti, avevano molto spesso un design innovativo e decisamente fuori dagli schemi. È ancora così? Incontro ravvicinato con 3 amplificatori Unison Research e 3 diffusori Opera.

Quando si parla di HIFI “made in Italy” non si può prescindere dall’apporto fondativo che è stato dato a questo settore, negli anni Settanta/Ottanta, da personaggi che hanno dato lustro ed hanno fatto conoscere l’Italian Sound nel mondo.

Parliamo di Gianfranco Serblin, Renato Giussani, Gianmaria Loiodice, Giancarlo Gandolfi, Lorenzo Corsi, Mario Marcello Murace, Bartolomeo Aloia, Mario Bon, solo per citarne alcuni.

I prodotti italiani, oltre ad essere ben suonanti, avevano molto spesso un design innovativo e decisamente fuori dagli schemi.

I diffusori della Sonus Faber hanno fatto scuola e continuano ad essere imitati ancora oggi, le elettroniche della Galactron hanno segnato la produzione degli amplificatori di quegli anni con soluzioni stilisticamente ardite, i diffusori ESB della serie sette ed le Audiolab della serie Delta sono ancor oggi identificabili in mezzo ai moderni diffusori per suono, look e scelte progettuali.

Attualmente il settore HiFi è in crisi, nel corso degli anni il modo di fruire la musica è cambiato, il target degli appassionati è abbondantemente over 50 e non c’è ricambio generazionale.

I giovani ascoltano la musica in altro modo, lo “stereo” – che insieme al motorino era la chimera di noi ragazzi negli anni Settanta – è passato decisamente di moda.

Nonostante tutto ci sono persone, in Italia ed all’estero, che credono ancora in questo settore, nella sua rinascita ed investono tempo e denaro per realizzare apparecchi HiFi con lo stesso amore e la stessa passione di un tempo.

Tra queste aziende annoveriamo le italianissime (anche se con nomi anglofoni) Unison Research e Opera Loudspeakers.

amplificatore unison research casse opera

Unison Research e Opera: Breve Storia dei Due Marchi

La Unison Research nasce nel 1987 grazie allo slancio di un gruppo di appassionati audiofili, guidati da Giovanni Maria Sacchetti. Fin dai primi amplificatori – Triode20 e SimplyTwo – Unison Research ha riscosso un buon successo.

Oggi Unison Research è leader italiano nella produzione di amplificatori a valvole ed è molto apprezzata anche all’estero. La Opera Loudspeakers nasce nel 1989 da una inusuale, ma fruttuosa sinergia tra due culture audiofile, una italiana e l’altra inglese.

Il primo diffusore chiamato Caruso, fu il precursore di una lunga serie di diffusori in omaggio a leggendarie voci dell’opera lirica: Callas, Operetta, Divina, ecc…

Opera cerca di coniugare una costruzione artigianale con le più avanzate tecnologie acustiche e di design, il motto del fondatore Giovanni Nasta è “Il nostro intento è quello di creare diffusori acustici con un giusto rapporto qualità-prezzo, piacevoli nell’ascolto e belli da vedere”.

La Location, Il Front End Digitale e La Selezione Dei Brani

Grazie alla proverbiale ospitalità di Alessandro di HIFI D’Agostini LAB, il concept store a Roma dotato di 4 sale audio/video, insonorizzate e trattate acusticamente con prodotti della Artnovion Acoustic abbiamo potuto ascoltare, in un fruttuoso pomeriggio, ben tre impianti allestiti con diffusori Opera ed amplificatori Unison.

Per tutti coloro che fossero interessati il negozio è nel quartiere Monteverde a Roma in via Francesco Catel, 37/49, Tel:0686292661 e-mail: info@hifidagostini.it

Lo streamer digitale utilizzato per la prova era il Volumio Rivo, collegato alla rete della struttura via Ethernet, che ha fornito il segnale ai vari impianti via AES/EBU.

Per la prova abbiamo selezionato i seguenti brani, che venivano selezionati e mandati in play dall’iPad da Qobuz, via Roon:

  • Give Me One Reason – Tracy Chapman, album New Beginning
  • Change the World – Eric Clapton, singolo realizzato per la colonna sonora del filmP henomenon
  • Where the Green Grass Grows – Eric Bibb, album album Good Stuff
  • I’ve Got the Music in Me Thelma Houston & Pressure Cooker, album omonimo Sheffield Lab
  • Because You Loved Me – Céline Dion, album Faling into You
  • Ironic – Alanis Morisette, album Jagged little Pill
  • Tea Leaf Prophecy – Jony Mitchell – album, River the jony letters
  • The Frim Farm Sauce – Ella with Louis – album, Ella & Friends
  • Miles & Quincy Live at Montreux – 1993
  • Pictures at an exhibition – Mussorgsky/Ravel Minneapolis Symphony Orchestra – Antal Dorati RCA (1959)
  • Symphony no. 9 – Beetoven – Karajan DG (1975)

Iniziamo questo mini reportage dicendo subito che abbiamo commesso l’errore di iniziare partendo dalla sala grande dove, ovviamente, era allestito l’impianto “top”, per esperienza acquisita in anni di ascolti e misure, è buona cosa andare in crescendo, non fare l’inverso, ma c’est la vie.

Sala Augusto/Auditorium (Unison Research Performance e Opera Grand Callas)

unison research performance
Unison Research Performance (click sulla foto per ingrandire)

Nella sala più grande era posizionato l’impianto composto dall’amplificatore Unison Research Performance e dai diffusori Opera Grand Callas. Vediamo brevemente di cosa si tratta.

Unison Research Performance è un valvolare integrato dual mono, Single Ended parallelo, in configurazione Ultralineare, in classe A, con una potenza di uscita di 45 W per ciascun canale.

L’integrato è dotato di 4 ingressi: linea, 1 ingresso tape ed 1 uscita tape. La risposta in frequenza va da: 20 Hz – 30 kHz. Le valvole utilizzate sono 6 x 6550 (in alternativa KT88), 2 x ECC82, 2 x ECC83. Assorbimento di potenza: 500VA max, trattandosi di un amplificatore in classe A è presumibile che il consumo sia lo stesso in presenza ed in assenza di segnale. Dimensioni: 60cm x 48cm x H 23,5cm e peso netto di ben 50 kg.

Come tutti i valvolari questo amplificatore non deve essere confinato all’interno di un mobile, ma posizionato in modo che riceva aria e ospitato su un basamento che ne sopporti il peso non indifferente.

Sulla carta si tratta di una macchina decisamente performante, anche se qualche audiofilo duro e puro storcerà il naso per la configurazione dello stadio d’uscita in modalità Ultralineare e per la presenza di un fattore di retroazione di 16 dB.

Il prezzo di questo apparecchio è di €10.900

opera gran callas front
Opera Gran Callas (Click sulla foto per ingrandire)

Opera Grand Callas sono diffusori da pavimento a tre vie reflex con dipolo posteriore (realizzato con 2 tweeter da 1”).

Le dimensioni sono generose 130 x 30.1 x 54.9 cm (HxLxP) come il peso di ben 75 Kg circa/cad, le finiture possono essere in noce o mogano. Utilizzano 2 woofer da 8” a lunga escursione, 1 midrange da 7” (di probabile derivazione SEAS) con membrana in polipropilene ricotto e ogiva, 1 tweeter Scanspeak 9700 da 1” senza ferrofluido con doppia camera di decompressione, si tratta di un classico della casa danese, un tweeter che da decenni viene utilizzato nelle applicazioni di vertice da molti costruttori per la sua proverbiale linearità e la bassissima distorsione. La risposta in frequenza va da 32 a 25000 Hz, le frequenza di cross-over sono fissate a 200 e 2000Hz circa.

La potenza massima supportata in lungo periodo è di 240 Watt senza clipping – breve periodo 500 Watt, sempre senza clipping. L’amplificatore consigliato dal costruttore parte dai 10 Watt RMS in su (senza clipping). La sensibilità è di 89 dB – 2.83 Volt/1 metro, che corrisponde ad una efficienza di circa 86dB/1W/1 metro. L’impedenza Nominale è 4 ohm (Zmin >3.2 ohm).

Per il posizionamento in ambiente Opera consigliata di stare ad almeno 20 cm dalla parete di fondo.

Il prezzo di questi diffusori è di €11.400

Impressioni D’ascolto

Non posso negare di essere un amante del suono valvolare e di preferire di gran lunga le 6550 alle KT88, quindi l’amplificatore aveva tutte le carte in regola per essere di mio gradimento e così è stato, un suono pieno, corposo, leggermente ambrato, come nei migliori whisky d’annata.

Le ballate rock, le voci maschili e femminili ed il jazz erano patinati quel tanto che basta per renderli superlativi.

Nella tradizione valvolare, questo è il tipo di suono che ricerco e preferisco, con questo setup si possono affrontare lunghe sessioni d’ascolto senza accusare affaticamento o stanchezza. Come in tutte le recensioni pesa, non poco, il gusto personale, chi ama un suono aperto e frizzante potrebbe non essere d’accordo.

A mio avviso è difficile trovare qualcosa di negativo in questa accoppiata, per chi ama il suono valvolare old style questa è una scelta da privilegiare.

L’unica cosa che si può obiettare riguarda l’efficienza dei diffusori (bassa) in relazione alla potenza dell’amplificatore, nei pieni orchestrali e nei brani rock si può, condomini permettendo, portare facilmente l’amplificatore al limite; 45W in classe A sono veramente tanti, ma rimangono pur sempre sempre 45W.

Per chi volesse più SPL, ed avere frequenti contatti con i vicini, potrebbe valutare anche un amplificatore Push Pull o, magari, un un ibrido.

Sala Tazio (Unison Research S6 e Opera Opera Quinta Se)

unison research s6 ampli
Unison Research S6 (click sulla foto per ingrandire)

Nella sala TAZIO era posizionato l’impianto che potremmo definire intermedio composto dall’amplificatore Unison Research S6 e dai diffusori Opera Opera Quinta Se.

Vediamo brevemente di cosa si tratta.

Unison Research S6 è l’ultima versione dell’iconico valvolare integrato UNISON S6, aggiornata e migliorata, il frontale è in legno con intarsi a contrasto.

L’integrato monta 2 x ECC83 e 6 x EL34.  La Bias è mista, circa 2/3 è data da un’autopolarizzazione catodica mentre 1/3 è regolabile per ciascuna valvola di potenza. Secondo il costruttore questa modifica aumenta il rendimento dello stadio finale e migliora la resa sonora.

La configurazione dello stadio finale è rimasta invariata, un Single Ended Parallelo Ultralineare in pura classe A, dai dati di targa non risulta esserci controreazione. La risposta in frequenza – se in assenza di controreazione – risulta particolarmente ampia da 20 a 50000 Hz. La potenza di uscita si attesta a 30/35 Watt per canale. Il trasformatore d’uscita ha una impedenza che potremmo definire intermedia di 6 Ohm, quindi può interfacciare i diffusori con impedenza nominale di 4 e di 8ohm.

Qualche purista non gradirà il fatto di avere una sola uscita in luogo di due, ma questa soluzione viene spesso usata per semplificare l’avvolgimento del secondario del trasformatore d’uscita. Ogni stadio di preamplificazione è disaccoppiato e filtrato separatamente.

Anche gli amplificatori dei canali sono in due circuiti separati per migliorare la diafonia e la dissipazione termica, secondo il costruttore questo va a vantaggio della qualità sonora, della stabilità e dell’affidabilità dell’amplificatore.

L’integrato dispone di 5 ingressi linea e di una uscita tape.  L’impedenza nominale di ingresso è di 47 kOhm. Il consumo dichiarato è di 265VA max, trattandosi di un amplificatore in classe A è presumibile che il consumo sia lo stesso in presenza ed in assenza di segnale. Le dimensioni sono: 35 cm x 21cm x 49 cm (L x H x P ) ed il peso è di 25 kg

Come tutti i valvolari questo amplificatore non deve essere confinato all’interno di un mobile, ma posizionato in modo che riceva aria e ospitato su un basamento che ne sopporti il peso.

Il prezzo di questo amplificatore è di €4.290.

Opera Quinta SE
Opera Quinta SE (click sulla foto per ingrandire)

Opera Quinta Se: si tratta di un sistema a tre vie da pavimento caricato relex e con un paio di dB più di sensibilità rispetto al modello precedente.

Il nuovo woofer da 7” è un modello custom realizzato da Scanspeak appositamente per OPERA, Il diaframma è in alluminio e la bobina da 38 mm (filo CCWA a due strati) con supporto in alluminio immerso in un’intercapedine d’aria opportunamente sagomata. C’è anche un anello metallico attorno all’espansione polare per controllare le variazioni di flusso. Il cestello è pressofuso per la massima rigidità.

Il diaframma rigido in alluminio è esente da subarmoniche, dai modi trasversali e riproduce perfettamente le frequenze più basse.  I due woofer, collegati in parallelo, condividono lo stesso volume di circa 40 litri.

Il midrange, della Seas, è un nuovo 7”; anch’esso custom. La membrana è realizzata con ricotto polipropilene, è presente un rifasatore in ABS per evitare qualsiasi risonanza causata dal parapolvere.

Lo spostamento lineare della bobina mobile è largamente sovradimensionato e viene sfruttato maggiormente solo per la sua parte più lineare riducendo l’intermodulazione. Il volume posteriore del midrange, chiuso e separato, è riempito con uno strato di forma piramidale, di 10 cm di spessore, in poliuretano che forma una trappola acustica estremamente efficace.

Secondo il costruttore facendo così si ottiene un’ottima coerenza e chiarezza sonora che è il segno distintivo di questo altoparlante.

Il tweeter Scanspeak 9700, lo stesso utilizzato sui modelli di punta (Caruso, Malibran, Thebes), è dotato di una cupola trattata morbida, di camera di decompressione, di flangia in alluminio e di ampia escursione picco-picco lineare (da due a cinque volte maggiore di un tweeter convenzionale).

La risposta in frequenza si estende fino a 30kHz.  La frequenza di risonanza è a circa 500 Hz, il che rende questo tweeter insensibile ad eventuali vibrazioni trasmesse dal woofer al pannello frontale in MDF dello spessore di ben 40 mm.  Questo tweeter è considerato uno dei migliori componenti disponibili oggi sul mercato.

sala intermedia

Il crossover utilizza la stessa configurazione a cascata che si può trovare nei  modelli di punta Tebaldi e Caruso. Il circuito è suddiviso su due schede diverse, poste ad opportuna distanza l’una dall’altra, per ridurre gli effetti della mutua induttanza delle bobine. Le sezioni passa-alto – per tweeter e midrange – sono progettate per minimizzare l’effetto microfonico. I condensatori utilizzati nel percorso del segnale sono stati accuratamente selezionati.

Secondo il costruttore, tutte queste accortezze contribuiscono alla stabilità della ricostruzione virtuale del canale centrale necessaria per realizzare un palcoscenico sonoro stabile e preciso in una riproduzione stereofonica.

Il cabinet è dotato di due condotti reflex posteriori. Se necessario i condotti reflex possono essere chiuso ottenendo così la stessa risposta alle basse frequenze del modello Quinta del 2011.

Il pannello frontale ha i bordi arrotondati ed è rivestito in pelle che funge anche da guarnizione per l’altoparlante.  I fianchi del mobile sono impiallacciati in vero legno finemente lucidato. La struttura è ulteriormente irrigidita da rinforzi interni.

Opera Quinta è dotato di robuste sbarre di ferro per ruote o punte. I quattro connettori esterni (predisposti per il bi-wiring) sono in ottone placcato oro ed accettano qualsiasi tipo di filo/terminazione.

Opera sottolinea che questo diffusore può essere utilizzato come canale anteriore e/o posteriore nei sistemi home theater: con due coppie di Opera Quinta è possibile ottenere un sistema Home Theatre che non richiede canale centrale e nessun sub-woofer.

Particolare attenzione è stata posta alla curva dell’impedenza elettrica per ottenere una riproduzione meno sensibile la qualità dei cavi e dell’amplificatore (a valvole o a stato solido). Opera Quinta ha un’impedenza nominale reale di 4 ohm sistema che soddisfa gli standard DIN 45500. Opera sconsiglia il posizionamento dei diffusori ad angolo.

Il prezzo di questi diffusori è di €5500.

Impressioni D’ascolto

Ripetendo l’ascolto dei brani con L’unison Research S6 ed i diffusori Opera Opera Quinta Se pensavo di accusare il colpo invece, sin dalle prime note, la sensazione di piacevolezza d’ascolto è rimasta praticamente intatta.

Le EL34, insieme alle meno potenti EL84, sono le valvole di potenza che hanno imperversato per decenni nel mondo audiofilo, i migliori amplificatori della “golden age” dell’HiFi erano equipaggiati con un quartetto di EL34, uno per tutti il mitico Marantz 8.

Il timbro dell’Unison Research S6 è tipicamente da SE valvolare, morbido ma non sdolcinato, ricco di dettagli e di sfumature. La scena acustica risulta materica ed estremamente precisa.

Il bilanciamento tonale è buono con gli estremi di banda bilanciati, il suono di questa catena risulta leggermente più aperto e meno patinato di quello delle Opera Grand Callas ed Unison Research PerformancE.

La potenza della gamma bassa risulta potente e dinamica,  non così profonda ed immanente come quella delle Opera Grand Callas, ma priva di sbavature, se si spinge forte con il volume come per le Opera Grand Callas si percepisce una leggera compressione.

Concordo con il costruttore nel definire Opera Quinta Se un diffusore che, pur avendo delle dimensioni e dei costi abbordabili, ha un’ottima estensione agli estremi di banda ed è capace di generare volumi sonori importanti.

Per quanto mi riguarda, i diffusori Opera Quinta Se sono facili da inserire nell’ambiente, hanno una gamma bassa di tutto rispetto ed una medio alta di ottima qualità allineata con quella della serie top di Opera.

Anche in questo caso, chi volesse più pressione sonora, potrebbe valutare un amplificatore Push Pull o, magari, un ibrido. Considerando che questo setup costa la metà del precedente possiamo dire che il rapporto qualità prezzo è decisamente ottimo.

Sala Tito (Unison Research Unico 90 e Opera Prima)

Unison Research Unico 90
Unison Research Unico 90 (click sulla foto per ingrandire)

Nella sala Tito era posizionato l’impianto che potremmo definire entry level, anche se così non è, composto dall’amplificatore Unison Research Unico 90 e dai diffusori Opera Prima.

Vediamo brevemente di cosa si tratta.

Unison Research Unico 90 è un amplificatore integrato ibrido in classe AB con controreazione pari a zero che, come i più pregiati valvolari, utilizza solo due stadi.

Il cuore circuitale di Unico 90 è la sua struttura ibrida, con tutto il guadagno (ed il “carattere”) determinato dall’unico stadio valvolare, realizzato con tubi ECC83 ed ECC81 configurati in pura classe A, con una circuitazione a doppio totem-pole in modo da realizzare un unico stadio con un adeguato guadagno e la minor impedenza di uscita possibile.

La potenza dichiarata è di 100+100 W RMS su 8Ω e di 160+160 W RMS su 4Ω. Risposta in frequenza va da -1dB a 12Hz a 45kHz a -3 dB. L’impedenza d’ingresso di 21Kohm // 300pF, a mio avviso leggermente bassa, come anche la sensibilità d’ingresso di ben 860mV RMS.

sala piccola

Lo stadio di uscita di potenza è realizzato in classe AB termostabile, a Hexfet complementari (3 coppie per canale). Gli ingressi sono 6 linea (3 sbilanciati, 2 bilanciati, 1 bypass sbilanciato).

La tendenza di questi ultimi anni ha portato molti costruttori – compreso Unison – a non utilizzare la controreazione. Questo fatto rappresenta certamente una novità significativa in un panorama sostanzialmente statico. L’abolizione della controreazione non si può considerare un’innovazione ma, piuttosto, un ritorno all’antico, a prima del 1927, quando Harold Stephen Black, ingegnere della compagnia telefonica americana Bell Telephone impiegò la controreazione per risolvere un grave problema di intellegibilità del segnale nelle linee telefoniche.

Sugli amplificatori, l’assenza di controreazione è sicuramente avvertibile all’ascolto e può dare delle significative caratterizzazioni, soprattutto in gamma bassa. In assenza di controreazione il fattore di smorzamento dell’amplificatore (dumping factor) si abbassa notevolmente e con esso il controllo inerziale degli altoparlanti, in particolare del woofer. Nel caso dell’ibrido Unison Research Unico 90 il valore del fattore di smorzamento dichiarato è di 20, quello rilevato dalla rivista HiFi World è di circa 9 su 8ohm.

Se si interfacciano diffusori con un’impedenza di 4ohm, come nel caso del diffusore Opera Prima il valore del dumping factor si dimezza scendendo da 9 a 4,5 valore molto vicino a quelli di un amplificatore valvolare SE privo di controreazione.

Con questo ibrido è palese la scelta di Unison di approssimare il più possibile i parametri di un amplificatore valvolare, mantenendo la riserva di potenza propria di uno stadio solido. Il prezzo di questo amplificatore è di €4.790,00

Opera Prima (click sulla foro per ingrandire)
Opera Prima (click sulla foro per ingrandire)

Opera Prima: si tratta di un diffusore a due vie in bass reflex da circa 10 litri interni con woofer da 6.5” caricato in reflex. Le dimensioni sono decisamente contenute 33 x 20 x 28 cm (h x w x d), non così il peso di ben 19Kg la coppia.

Si tratta di un diffusore da piedistallo o, vista la presenza del reflex anteriore, anche da scaffale, le finiture sono in mogano, ciliegio o frassino nero. È un sistema a due vie con 1 woofer da 6.5” ed 1 Tweeter da 1 pollice.

Curiosando sul sito di un rivenditore inglese ho trovato che il woofer da 7” è un modello custom, realizzato da Scanspeak. Questo woofer ha un’ottima resa nelle frequenze medie tanto da poter essere utilizzato come midrange nel modello Quinta. È dotato di membrana in alluminio, bobina da 38 mm (filo CCWA a due strati)  in alluminio immerso in un’intercapedine d’aria opportunamente sagomata.

Sul polo c’è anche un anello di rame utilizzato per la stabilizzazione del flusso magnetico che, secondo Opera, riduce efficacemente la distorsione nella gamma media.  Sulla bobina sono presenti due serie di fori per eliminare gli effetti di compressione dietro la parapolvere.

Internamente, il cestello pressofuso è completamente aperto, anche sotto le sospensioni interne (spider), e il driver è collegato tramite terminali placcati oro. Il tweeter, prodotto sempre da Scanspeak, ha una cupola morbida trattata di alta qualità da un pollice, doppio magnete, camera di decompressione, ferrofluido, flangia in alluminio e una escursione lineare picco-picco doppia rispetto a quella di un normale tweeter.

Il pannello frontale è realizzato in MDF dello spessore 30 mm, rifinito con bordi arrotondati per contenere la diffrazione ed è rivestito in pelle che funge anche da guarnizione per l’altoparlante. I lati del mobile da 25mm di spessore sono impiallacciati in vero legno e finemente lucidati, ulteriormente irrigiditi da rinforzi interni. All’interno del cabinet sono presenti due strati di poliuretano a forma piramidale, spessi 10 cm, che assorbono la radiazione posteriore dei woofer garantendo l’assenza di riflessioni.

La risposta in frequenza in ambiente risulta particolarmente ampia da 40-20000Hz. Il cross-over è un classico 12 dB/ottava sia per il woofer, sia per il tweeter, la frequenza d’incrocio è a circa 2000 Hz. L’amplificatore consigliato va da 10 Watt RMS senza clipping. La sensibilità è di 91 dB 2.83Vrms/1 metro, l’efficienza presumibile è di 88dB/1W/1m. L’impedenza nominale è di 4 ohm (Z min > 3.5 ohm). La potenza massima applicabile è di 70 watt RMS senza clipping.

La posizione in ambiente (su piedistallo) deve essere min.30 cm dalle pareti laterali. Il prezzo di questi diffusori è di €1.950.

Impressioni D’ascolto

Devo dire che, pur venendo dall’ascolto di sistemi sulla carta più performanti anche in questo caso l’impressione che ho avuto è stata decisamente positiva, qui, forse, i Watt a disposizione erano anche anche troppi!

Sottolineo che non sono un amante dei minidiffusori, ma questo Opera Prima mi ha decisamente sorpreso in positivo. Il diffusore è risultato timbricamente corretto, preciso, analitico e dettagliato. Ovviamente spingendo sul volume l’amplificatore era in grado di mettere il diffusore alla frusta.

La scena sonora risultava di prim’ordine, le voci centrate e riprodotte in modo naturale, i bassi morbidi, ovviamente non bisognava eccedere con il volume. Se si voleva aumentare la gamma bassa, bastava avvicinare i diffusori alla parete posteriore.

Nel complesso si tratta di un minidiffusore ben bilanciato che, nonostante l’impedenza a 4 ohm, dovrebbe essere abbastanza facile da pilotare per qualsiasi amplificatore.

Per chi ha problemi di spazio e vuole sfruttare la libreria o delle mensole questo diffusore è una scelta azzeccata. Prima di operare delle scelte definitive è bene fare delle approfondite sessioni d’ascolto per capire se questo diffusore s’interfaccia maglio con uno stato solido, un ibrido o con un valvolare.

A mio avviso l’amplificatore Unison Research Unico 90 poteva risultare ridondante, in quanto su 4 ohm eroga ben 160W per canale, decisamente troppi per questo minidiffusore.

Conclusioni Generali

 

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Sarebbe stato molto interessante fare delle ulteriori prove spostando gli amplificatori nelle varie sale per provarli con le casse a disposizione, ma, per fare questo, purtroppo, un pomeriggio non era sufficiente!

Cosa dire dell’HiFi made in Italy oggi? Beh, possiamo dire che i prodotti ascoltati erano tutti di ottima fattura, con un timbrica ed una qualità realizzativa elevata, pur mantenendo un rapporto qualità prezzo in alcuni casi semplicemente sbalorditivo, soprattutto se comparato con la classe di suono, con la cura per le finiture, con il dettaglio con cui questi prodotti sono realizzati e con i prezzi, spesso folli, che si vedono in giro..

Ad esempio, i mobili dei diffusori Opera, anche quelli entry level, sono rifiniti con una cura artigianale ed una perfetta combinazione di pelle e legno con gli angoli stondati.

La componentistica utilizzata per i diffusori Opera è della Scanspeak una delle aziende di vertice della produzione di altoparlanti HiFI, che progetta e realizza  i suoi altoparlanti in Danimarca e della SEAS altra azienda leader nella produzione che realizza i suoi altoparlanti in Norvegia.

Una cosa che discosta Opera dalla tradizione italiana è la scelta di privilegiare la sensibilità dei diffusori scegliendo come impedenza 4ohm, ricollegandosi così più alla tradizione tedesca che a quella nostrana.

Infatti, nelle caratteristiche dei diffusori vengono citate spesso, come riferimento, le norme DIN45500.

Gli amplificatori Unison hanno una personalità ed un design particolarmente raffinato, molto apprezzato anche all’estero. Certo, chi non ama il legno nelle elettroniche avrà qualcosa da obiettare, ma chi ama il calore delle valvole solitamente ama anche le finiture in legno.

Anche la Unison ha un catalogo molto ampio, produce amplificatori ibridi, diffusori, sorgenti, ma è conosciuta soprattutto per i suoi amplificatori valvolari SE e SE parallelo.

Parliamo di amplificatori valvolari rigorosamente in classe A, che rappresentavano e rappresentano il top, il punto di arrivo, per qualsiasi audiofilo, soprattutto per quelli di vecchia scuola.

Si parte dai 12W del Simply per arrivare ai Reference monofonici dotati di quattro 845 dove si raggiungono gli 80W per canale.

Da quanto mi risulta l’unico PP, in classe AB, in catalogo è il Triode 25.

La scelta di Unison di concentrare la sua produzione sui valvolari SE può apparire per alcuni versi singolare; l’HiFi, di per se, è ormai un mercato di nicchia, i valvolari sono un ulteriore nicchia, nella nicchia, in questa ulteriore nicchia i SE sono veramente appannaggio di pochi “eletti”.

Evidentemente Unison ha fatto una scelta meditata, si è inserita a pieno titolo in un settore, per intenditori, dove la concorrenza, a prezzi umani, è veramente molto limitata.

L’altra singolarità è la scelta delle valvole, Unison non ha privilegiato i triodi d’elezione, come la 2A3, la 300B, la 6C33C, la 805 o la 211, ma dei pentodi come la EL34 e la KT88, unica eccezione per sua eccellenza la 845.

In queste brevi note, ho tratteggiato alcune mie impressioni e fatto qualche considerazione tecnica; l’invito, per chi si volesse fare un’idea personale dell’HiFi made in Italy by Opera e Unison, è quello prenotare una seduta d’ascolto presso un rivenditore qualificato – come HiFi D’agostini – ed ascoltare, con le proprie orecchie, questi apparecchi, sono certo che trascorrerà delle ore piacevoli e non rimarrà deluso.

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