I film francesi più attesi al festival di Cannes - la Repubblica
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Da Mastroianni al body horror femminista, i film francesi più attesi sulla Croisette

Da Mastroianni al body horror femminista, i film francesi più attesi sulla Croisette

In concorso anche il primo film d’animazione di Michel Hazanavicius

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Cannes - Un'edipica trasformazione di genere nel nome di Mastroianni, la Shoah vista come un favola animata, un “body horror femminista” ma anche una commedia musicale su un narcotrafficante trasgender e la scena più scabrosa di Ultimo tango a Parigi rivista dalla parte della protagonista. Sono alcuni dei film francesi più attesi della settantasettesima edizione del festival di Cannes. Accanto ad autori confermati, come Christophe Honoré, Michel Hazanavicius e Jacques Audiard, ci sono talenti emergenti, come Coralie Fargeat. Senza dimenticare alcuni esordi femminili alla regia già molto scrutati: Agathe Rindiger, con lo specchio deformato del reality show raccontato in Diamand Brut in concorso ufficiale, le attrici Laetitia Dosch (Le Procès du chien) e Ariane Labed (September Says) nella sezione Un Certain Regard.

Marcello mio’ di Christophe Honoré

Il regista è francese ma il film è girato in gran parte a Roma, dedicato a uno dei più grandi attori italiani di tutti i tempi, e prodotto anche da Rai Cinema. Il nuovo film di Christophe Honoré assomiglia a una questione di famiglia. Chiara Mastroianni, schiacciata dal peso del padre, decide di farlo rivivere. Si veste come lui, si fa chiamare Marcello, e chiede di essere considerata un attore piuttosto che un'attrice. Mamma Deneuve fa parte del cast, insieme agli ex di Chiara, Benjamin Biolay e Melvil Poupaud. “Durante la scrittura del film - racconta Chiara, che lavora con Honoré da quasi vent'anni - Christophe mi ha chiesto dei miei ricordi d'infanzia, ma in base alle mie risposte ha inventato il ruolo”. “Non mi sono mai sentita così a mio agio come con questa trasformazione - continua -. Avevo l'impressione di essere abitata, ma in un modo che mi piaceva”. L'immagine di lei con occhiali da sole e cappello, che riproduce la celebre posizione di papà Marcello in Otto e mezzo, è già diventata cult. Convincere Deneuve a essere nel film non è stato invece così semplice. Honoré confida che la grande diva ha risposto in un primo tempo: “Interpretare me stessa è la cosa più noiosa del mondo. Non hai davvero nient'altro da offrirmi?”. Marcello mio sarà presentato in concorso il 21 maggio e uscirà in Italia il 23 maggio, distribuito da Lucky Red.

© Universal Studios
© Universal Studios 

The Substance’ di Coralie Fargeat

La locandina del film, con una schiena nuda attraversata da una lunghissima cicatrice, promette emozioni forti. Il primo lungometraggio di Fargeat, Revenge, aveva già fatto molto discutere, con un inseguimento di dieci minuti dentro a un corridoio grondante di sangue. Presentata dai media francesi come la nuova Julia Ducournau, che tre anni fa aveva scioccato (e trionfato) a Cannes con Titane, la regista quarantenne presenta ora The Substance, girato negli Stati Uniti con Demi Moore e Margaret Qualley e annunciato come un “sanguinoso body horror femminista”. "Il mio gusto per il cinema è cresciuto con i film di genere” racconta la regista, grande ammiratrice di David Cronenberg, anche lui in concorso.

Emilia Pérez’ di Jacques Audiard

Dopo l'intimista storia d'amore in bianco e nero nel quartiere parigino Les Olympiades, Jacques Audiard torna sulla Croisette con un musical esplosivo, tra i narcotrafficanti del Messico, con due star del calibro di Selena Gomez e Zoe Saldana, e l'attrice spagnola transgender Karla Sofía Gascón nei panni di Juan 'Little Hands' Del Monte. Mai fidarsi delle apparenze: il cattivissimo boss vuole scappare dalla mafia messicana per diventare finalmente la donna che ha sempre sognato di essere: Emilia Pérez. Audiard pensava da anni a cimentarsi con il genere della commedia musicale, in passato aveva anche scritto un libretto d’opera. Dopo aver tentato di convincere vari compositori americani (fra cui Tom Waits e Nick Cave) sono la cantante francese Camille e il suo compagno Clément Ducol a firmare le musiche. Emilia Pérez è presentato nella selezione ufficiale del concorso.

L'amour ouf’ di Gille Lellouche

E' una delle più grandi sfide del cinema francese di quest'anno. Una produzione da trenta milioni di euro, una coppia neoromantica di attori, Adèle Exarchopoulos e François Civil, lanciati in una grande storia d'amore contrastata, che viaggia nel tempo, tra flashback e incidenti della vita. L'amour ouf (Beating Hearts) era un progetto che l’attore e regista Gilles Lellouche aveva da anni nel cassetto, senza riuscire mai a realizzarlo. Forte dei buoni incassi del suo ultimo lungometraggio, la commedia Le Grand Bain, è riuscito nell'impresa. Con Exarchopoulos e Civil aveva recitato nel poliziesco Bac Nord di Cédric Jimenez. La storia inizia nel nord-est della Francia con due adolescenti che si innamorano perdutamente, una ragazza di famiglia borghese e un ragazzo di famiglia operaia. Clotaire però diventa un criminale e passa 12 anni in prigione. Jackie pensa di averlo dimenticato, e invece un filo li lega per sempre. Avviso ai non francesi: “ouf” significa “fou” nello slang dei giovani.

La plus précieuse des marchandises’ di Michel Hazanavicius

La favola di Jean-Claude Grunberg su un bambino ebreo raccolto in un bosco da una coppia di “giusti” durante l'orrore della Shoah arriva su grande schermo nel primo film di animazione del premio Oscar Michel Hazanavicius. Il regista francese aveva acquistato i diritti subito dopo la pubblicazione del libro, nel 2019 (Una merce molto pregiata di Jean-Claude Grumberg). La produzione è durata quasi cinque anni. La plus précieuse des marchandises rischia di accendere l'attenzione in un momento di particolare sensibilità sul ritorno dell'antisemitismo. “Non è una storia sull'orrore o sui campi di concentramento” sottolinea Hazanavicius. “È un movimento dall'oscurità alla luce, è una storia luminosa”. La musica è di Alexandre Desplat e la voce narrante è di Jean-Louis Trintignant. Il grande attore scomparso due anni fa, avrà così un'apparizione postuma.

Maria’ (Being Maria) di Jessica Palud

E' il 1969. Maria è libera e bella da togliere il fiato. Figlia di un popolare attore, sogna il mondo del cinema. Non è più una bambina e non è ancora un'adulta quando incontra un giovane e promettente regista italiano che le propone un copione scabroso, una sfida attoriale accanto a una star americana. Jessica Palud adatta il racconto Tu t'appelais Maria Schneider, dedicato all'attrice tristemente ricordata per la “scena del burro” con Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi. L'attrice si disse poi sconvolta e umiliata da quella scena di sodomia non prevista così nella sceneggiatura e sulla quale lo stesso Bernardo Bertolucci riconobbe che non era stata anticipata all'attrice. Il film è fedele alla versione di Schneider raccontata nel libro dalla cugina Vanessa, giornalista di Le Monde. E' un punto di vista che farà di nuovo discutere in Italia, e che in Francia si iscrive in piena ondata MeToo. Annamaria Vartolomei (L'évènement, Leone d'oro a Venezia) è Maria Schneider, Matt Dillon interpreta Brando e Giuseppe Maggio veste i panni di Bertolucci. Presentato nella sezione Cannes Première.

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