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Tutti i Veronese di Torino: la presentazione del volume d’arte Menarini

di Maria Rita Montebelli
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L'ultimo volume della prestigiosa collana d’arte del Gruppo Menarini, presentato a Palazzo Madama a Torino, ci riporta ai fasti della Serenissima Repubblica, nello splendore dei colori che solo la pittura veneziana può regalare

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Per vedere la tela più importante del Veronese, bisogna andare a Parigi, al Louvre, dove è arrivata in seguito allo shopping fatto da Napoleone a Venezia e mai più restituita al convento di San Giorgio Maggiore, dove oggi campeggia un’enorme una copia digitale. Ma quello della valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico italiano, dentro e fuori i confini nazionali, come anche il tema della restituzione dei nostri beni artistici finiti all’estero in occasione di spoliazioni belliche o di traffici antiquari illeciti sono troppo grandi per poter essere argomentati in maniera esaustiva nello spazio di un articolo. Quel che è certo è che entrare al Louvre, travolti da un’ondata di folla che nemmeno ai saldi di Harrods e venir trascinati dalla corrente umana nella sala dove tutti sono rivolti come girasoli verso la Gioconda, ignorando bellamente ‘Le nozze di Cana’, fa una certa impressione, mette a disagio e, diciamolo chiaramente, indigna non poco. Insomma, va bene considerare il nostro patrimonio artistico ‘ambasciatore’ dell’Italia all’estero, ma forse andrebbe meglio valorizzato. Per fortuna però c’è chi provvede in maniera illuminata a far conoscere il nostro patrimonio culturale e a divulgarne la narrazione attraverso immagini bellissime e un linguaggio colto e scientifico, ma comprensibile anche ai non addetti ai lavori. È la mission inaugurata negli anni ‘50 dai Volumi d’Arte Menarini, ma anche dalla pubblicazione ‘Minuti’, dedicata alle mostre d’arte e  più di recente dal progetto multimediale Menarini Pills of Art, brevi video con oltre 30 milioni di visualizzazioni, attraverso i quali esperti del settore raccontano aneddoti e curiosità delle opere protagoniste dei Volumi d’Arte Menarini.

Ed è dedicato proprio al Veronese il magnifico volume d’arte di quest’anno, curato da Giovanni Carlo Federico Villa, studioso di pittura veneta del Rinascimento e museologo, direttore di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino, in collaborazione con lo storico dell’arte Renzo Villa, per i tipi di Silvana Editoriale. “Veronese è l'artista che ha interpretato, narrato e inaugurato il Cinquecento come pittore di figure e architetture, disegnatore e colorista senza eguali – spiega Giovanni C. F. Villa – La sua lezione ha attraversato i secoli, apprezzata e compresa da tutti coloro che hanno cercato di colorare l’emozione del mondo, narrando l’agire umano sul palcoscenico del Teatro della vita. Fu il meno veneziano, il più ‘italiano’ fra i pittori che hanno lasciato il segno in laguna. Perché ‘foresto’, nato, cresciuto e formato in una città che si appoggia ai colli e guarda la pianura, riceve umori e messaggi d’arte dalle terre lombarde ed emiliane, coltiva la classicità e sperimenta l’invenzione”.

“La fama di Veronese – ricorda Renzo Villa – è molto legata alle sue ‘Cene’, come le celeberrime Nozze di Cana del Louvre. La prima è la Cena in casa di Simone, che realizza nel 1555 per la comunità benedettina della chiesa dei SS. Nazaro e Celso a Verona e oggi custodita presso la Galleria Sabauda di Torino. La sua ‘firma’ è un chiodo infisso nel marmo di una colonna perché il suo nomignolo è Paolo Spezapedra, essendo lui figlio di un lapicida. Le sue tele sono famose anche per il dettaglio dei bellissimi cani da braccio, da caccia o da passeggio, dei pappagalli esotici e per la scena architettonica che in alcuni casi diventa quasi un trattato di architettura classica; e di questo sono fonte d’ispirazione i suoi amici Michele Sanmicheli, progettista delle mura veneziane di Iraklion (Creta) e Andrea Palladio”. Le sue tele sono quasi una scena teatrale, affollata personaggi, alcuni dei quali quasi dei ‘caratteri’ che tornano più volte nel suo repertorio artistico, come le dame nelle sontuose vesti veneziane, il turco, il servo moresco. Degna di nota la sua capacità di usare i colori in modo complementare, una lezione coloristica nuova e fascinosa che molto contribuirà al successo della sua bottega.

Veronese è infatti un artista apprezzato dai contemporanei e nei secoli a venire, per la sua inventiva e maestria compositiva.  “A Palazzo Pisani Moretta (Venezia) – ricorda Giovanni Villa - era presente un’opera di Veronese (‘La famiglia di Dario davanti ad Alessandro’) citata e ammirata addirittura da Goethe. L’opera, venduta nel 1786 alla National Gallery di Londra per 13.650 sterline, la cifra più alta mai pagata fino ad allora per un’opera d’arte, fu giudicata da John Ruskin come il più prezioso Veronese del mondo e una delle più grandi opere della civiltà europea”. “Con Veronese prosegue il viaggio che Menarini ha cominciato nel 1956, quando è andato in stampa il primo dei suoi Volumi d'Arte – ricordano Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del board di Menarini –. La ricerca di bellezza e la diffusione di cultura sono fondamenti di civiltà e di crescita collettiva e siamo convinti che arte e scienza siano un sodalizio inscindibile per il progresso e il futuro delle giovani generazioni”.

Orario di pubblicazione: 14/05/2024 08:45
Ultimo aggiornamento: 14/05/2024 08:46


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