La mia trasformazione con Neuralink: I cento giorni di Noland

La mia trasformazione con Neuralink: I cento giorni di Noland

La mia trasformazione con Neuralink: I cento giorni di Noland
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Solo qualche settimana fa, su queste pagine abbiamo parlato dei progressi del primo paziente umano di Neuralink. Oggi, a “cento giorni di successo”, come li ha definiti lo stesso Elon Musk, Noland ha parlato della sua esperienza con l’impianto cerebrale della compagnia del sudafricano.

Il 29enne ha spiegato che si è sottoposto all’intervento presso il Barrow Neurological Institute di Phoenix, ed a cento giorni ha affermato che l’impianto gli ha consentito di “vivere secondo i miei tempi, senza il bisogno di avere qualcuno che li detti”. Prima dell’impianto del chip, infatti, Noland Arbaugh - questo il nome - si serviva di uno stick per tabet che una volta posizionato nella sua bocca da un operatore sanitario gli consentiva di portare a termini dei compiti e, come spiegato dagli esperti, “non solo questo strumento può essere utilizzato solo in posizione verticale, ma può anche provocare fastidi, affaticamento muscolare, piaghe da decubito con l’uso prolungato, ed impedisce anche il linguaggio normale”.

Con Neuralink, Noland ha rivisto la luce ed infatti descrive il chip come “un overload di lusso” che gli ha consentito di fare alcune attività che non riusciva a portare a compimento da otto anni. Ma non solo, “la cosa più comoda è che posso sdraiarmi nel letto ed usarlo”, e “mi ha aiutato a riconnettermi con il mondo, con i miei amici e la mia famiglia, permettendomi di fare di nuovo le cose da solo, senza il bisogno di altri, a tutte le ore del giorno e la notte”.

Noland nelle settimane successive all’intervento è riuscito a controllare il suo laptop con il Link, ma anche giocare ai videogiochi online con gli amici, navigare in internet, trasmettere in live streaming ed anche giocare a Mario Kart su una console, cosa che non riusciva a fare dopo la lesione al midollo spinale.

Il paziente ovviamente contribuisce alla ricerca con delle sessioni per un massimo di 8 ore al giorno nei giorni feriali, mentre nel weekend l’uso personale e ricreativo può superare anche le 10 ore al giorno. Complessivamente, di recente Noland ha usato il dispositivo per un totale di 69 ore in una settimana. Attraverso queste sessioni i ricercatori sono in grado di valutare le performance del Link: maggiore è il valore misurato in bit al secondo, maggiore è il controllo del cursore.

Ovviamente non sono mancati gli intoppi e nelle prime settimane il team di Neuralink ha dovuto adattare alcuni fili del chip che “si sono ritirati dal cervello, determinando una diminuzione degli elettrodi efficaci ed una riduzione dei valori Bps”. Per fare fronte a questo problema, i ricercatori hanno modificato l’algoritmo di registrazione per renderlo più sensibile ai segnali della popolazione neurale: in questo modo sono anche state migliorate le tecniche per tradurre i segnali in movimenti del cursore ed interfaccia utente. “Questi miglioramenti hanno portato ad un miglioramento rapido e costante dei valori Bps” spiegano gli esperti.