The Botanical Act
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mercoledì, 8 Maggio 2024

‘The Botanical Act’ Trieste. Le illustrazioni di Laura Gorlato tra cinema e piante protagoniste

08.05.2024 – 14.10 – Un cambio di prospettiva per dare voce alle piante, protagoniste di molte pellicole. Parte da quest’intento la mostra “The Botanical Act”, inaugurata lo scorso mese alla Casa del Cinema di Trieste, in Piazza Duca degli Abruzzi, 3.
Tra begonie rex e calandive, soggetti viventi che accompagnano il visitatore tra l’atrio e i piani superiori, tanti sono i film noti come “Il Mago di Oz”, “American Beauty”, “Alice nel Paese delle Meraviglie” o “Léon”. Titoli che colpiscono all’occhio, accomunati da un dettaglio notevole, ma spesso non raccontato come le piante e il loro significato centrale nelle sceneggiature dei film.
Per conoscere la genesi della mostra, ho intervistato l’ideatrice Laura Gorlato, grafica e creativa responsabile di “La Furia Studio” specializzata in packaging, brand design e creatività visiva, ma anche genitrice delle illustrazioni che impreziosiscono “The Botanical Act”.

The Botanical Act, una mostra che unisce botanica e cinematografia. Da dove nasce quest’ibridazione?
“Tutto è partito da un progetto personale, The Botanical Talks. Premetto che sono un’appassionata di piante e della natura nel suo complesso; negli ultimi anni ho iniziato a produrre gli oleoliti e l’erba di San Giovanni: tradizioni che fanno parte di una memoria collettiva ancestrale. Detto questo, il pollice nero per le piante non mi lasciava. Il suggerimento di mia madre, maga del verde, di parlare con loro, mi ha salvata.
Dialogavo già con i due gatti e con il cane, ma mi mancava l’esperienza con le piante.
Così sono iniziate le prime conversazioni con quelle più facili da curare come il pothos, per poi passare alle piante d’aloe e ai rosmarini: ho avuto le mie prime soddisfazioni.
Da quella scintilla sono partite le prime tavole illustrative: la pianta morta per carenza d’acqua di luce, quella severa che ti giudica, quella che entra in relazioni con i gatti, la velenosa, la carnivora ed anche delle tavole promemoria per ricordarmi di annaffiare le piante. The Botanical Talks, un piccolo progetto personale nato per scherzo, ha avuto presa al Barbacan Produce e adesso andrà anche al Graphic Days di Torino. Un primo germoglio che è maturato, di notte, nelle tavole illustrative per The Botanical Act”.

Sveliamo una piccola curiosità. Quali sono i primi film che hai selezionato?
“Da grande appassionata di cinema avevo iniziato a notare, a effetto domino, come le piante fossero attori nei film, non semplici oggetti del set: elementi di comunicazione che veicolano concetti ed emozioni. Ophelia è stata tra le prime pellicole selezionate per la mostra. Shakespeare, con una competenza botanica importante, ci aveva visto lungo quando spiega nel film che il rosmarino rinforza le rimembranze. A posteriori, ho scoperto che alcuni studi scientifici lo confermano: il rosmarino aiuta la memoria prospettica e favorisce lucidità e concentrazione.
Un altro film selezionato subito è stato Léon. La pianta, in quel caso, fa parte del personaggio, è una compagna di vita. Si nota una relazione tra il protagonista glaciale e razionale e l’aglaonema, taciturna ma sempre vicina a Léon. È affascinante vedere l’evoluzione della pianta all’interno del film”.

Una grande passione per l’illustrazione che completa l’expertise da grafica professionista. E la passione per il cinema, invece, c’è sempre stata nella tua vita?
“Il cinema mi ha sempre accompagnato nelle diverse fasi della vita, insieme alla musica. Tra i primi film ricordo I Goonies, un film cult per le mie generazioni: un gruppo di ragazzini sfrattati da casa alla ricerca di un tesoro perduto. Nel cinema ritrovi i tuoi umori, esiste un film per ogni stato d’animo. Indimenticabile anche il vecchio proiettore, le bobine e i pop corn nella casa dei miei genitori.”

Linee pulite, minimalismo, forti contrasti, sfumature e forme geometriche caratterizzano le tue illustrazioni. Il tuo stile ha delle influenze particolari?
“C’è sicuramente un richiamo ad una grafica retrò. Ho tante copertine di vinili e di vecchie riviste, dal 1920 al 1960, che tendo a ritagliare. Creo delle moodboard e prendo ispirazione da quello che vedo. Alle volte, indago i nomi dei illustratori, ma spesso molti di loro non firmavano. Una passione per i vinili che deriva soprattutto dal grande amore per la musica fin da piccola. Ero affascinata dalle copertine. Il mio primo disco è stato Per fare un albero ci vuole il legno con una cover all’Arcimboldo. Anche i vinili di musica classica avevano copertine incredibili, soprattutto tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tra lettering e colori molto saturi. Collezionavo anche scatole di latta fin dall’infanzia, oggi conservo i fiammiferi vecchi che trovo negli hotel. Nel mondo dell’arte amo, poi, la corrente surrealista e dadaista per le loro forme geometriche e lo stile punk con le fanzine. Il visuale mi attirava da piccola e da grande l’ho indagato da vicino”.

Ultima domanda sul contesto triestino. Com’è la tua relazione con i creativi della città?
“Lavoro molto, di giorno. E la notte, spesso, la dedico a progettare nuove idee e studiare nuovi concetti. Con Barbacan Produce, però, sto conoscendo molte persone: professionisti creativi interessanti e molto attivi. È importante costruire momenti su misura, in città, per i creativi. Qui a Trieste, siamo molto fortunati”.

The Botanical Act è aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10 alle 18, fino al 27 giugno, all’interno del palazzo della Casa del Cinema. L’ingresso è gratuito.

[m.p]

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