A.G. Cook - Britpop :: Le Recensioni di OndaRock

A.G. Cook

Britpop

2024 (New Alias)
bubblegum bass, avant-pop

Passato, presente e futuro. Alexander Guy Cook sembra averci preso gusto a strapazzare le coordinate del tempo in musica secondo il suo vangelo sonoro. Il compositore e produttore inglese, dopo aver annunciato di chiudere i battenti della sua etichetta, la benemerita Pc Music - con cui in oltre dieci anni ha letteralmente inventato uno stile elettronico comunamente inteso come hyperpop o deconstructed club o ancora concept-tronica, stando a un tardiv(issim)o nuovo neologismo di Simon Reynolds coniato (forse) per la gioia dei neofiti - torna con un nuovo tomo composto da tre capitoloni, appunto "Past", "Present" e "Future", ideati per quantificare una volte per tutte la sua personale visione intesa anche come evasione post-post-post (decidete voi quanti post siano utili)-futurista da definizioni e hype.

In questa estenuante rincorsa al "nuovo" che avanza, prodotta da Cook per la neonata New Alias, non bisogna tuttavia farsi ingannare dal titolo, omaggiante l'amato calderone in voga nei Novanta (e non solo). Tantomeno farsi prendere dalla foga di cestinare anzitempo tutto come mera provocazione concettuale (ci risiamo), "utile" solo a scatenare l'ennesima bagarre non richiesta tra conservatori e progressisti.
"Britpop" è semplicemente un album di elettronica espansa su più livelli alla maniera ormai "classica" del manipolatore britannico. Di britpop, appunto, non c'è quasi assolutamente nulla. A meno che non si voglia considerare il mantra "like britpop" ripetuto nel refrain della title track.
Tra una contorsione al laptop, un break(beat) e l'altro, una vocina filtrata alla stregua di un personaggio anime sotto acido, Cook mette in fila ventisei movimenti che alla fine dei giochi(ni) strizzano l'occhio al suo passato e talvolta tentano in qualche modo di affacciarsi a un futuro, che risulta, ahinoi, pressoché incerto. Ne è prova il balzo in accelerazione costante di "Prismatic", così come l'effetto bubblegum, ovviamente appiccicosissimo, di buona parte delle partiture di un disco che pulsa a partire da "Crescent Sun", generando una sorta di rave sincopato le cui sinapsi affondano in alcuni momenti nelle smanie retrò (già!) dei francesini più rimpianti del presente decennio e nelle fluorescenze palesate negli album composti dagli stessi talenti pescati qui e là negli ultimi anni da Cook. Si va da Danny L Harle a GFOTY. Ergo: la lista è lunga.

Se la prima "retrospettiva" punta però al disorientamento nostalgico di quanto citato poc'anzi, la seconda parte verte su attimi più trasognati e peraltro suonati "come una volta", ossia chitarre in crescendo che addirittura riconducono a certo lo-fi e dream-pop, come ad esempio nella ballata lunare "Nice To Meet You", o alla new age, usata da tappeto in "The Weave", con il canto che mira a stendersi sopra cuscini a forma di nuvola.
È l'A.G. Cook che non t'aspetti del tutto: stralunato, sornione e tenerone. E giace tutto nella parte centrale di "Britpop". Come in "Green Man": una nenia appena elettrificata messa lì per aprire le porte all'ennesimo castello elettronicamente incantato dal producer. Qualche vago accenno al decantato (o rimpianto) britpop affiora in "Bewitched". Mentre "Without" commuove l'universo mondo nel ricordo dell'indimenticabile SOPHIE, in una dedica dolcissima che è anche il cuore dell'opera.

Dicevamo del tempo preso di mira, sfruttato da Cook per farne poi carne da macello nel suo nuovo campionario. Ebbene, il terzo e ultimo capitolo dell'album assembla "passato" e "presente" esposti in precedenza, restituendo una variante vagamente inedita della nuova cifra stilistica pensata in studio. E se "Lucifer" sembra uscita da un B-movie mai realizzato negli Ottanta, "Emerlad" appare una vera e propria sfida al videogame, magari immaginandosi di essere uno starboy qualunque alle prese con raggi laser e scenari Namco.
L'irrequietezza hyperpop di sempre torna invece a galla sul finale: le voci spariscono, salvo ricomparire sotto forma di angeli in coro e intonazioni dimesse nei cinque minuti scarsi di "Pink Mask".

Tirando i remi in barca, "Britpop" è un disco godibilissimo di bozzetti concept-tronici, per dirla giocosamente con il vecchio Reynolds, e inaspettate serenate dream-pop. Nulla più, nulla meno. E data l'ambizione teorica a monte, va anche bene così.

17/05/2024

Tracklist

  1. Silver Thread Golden Needle
  2. Britpop
  3. You Know Me
  4. Prismatic
  5. Crescent Sun
  6. Heartache
  7. Television
  8. Luddite Factory Operator
  9. Serenade
  10. Nice To Meet You
  11. The Weave
  12. Green Man
  13. Crone
  14. Greatly
  15. Bewitched
  16. Without
  17. Soulbreaker
  18. Lucifer
  19. Emerald
  20. Butterfly Craft
  21. Equine
  22. WWW
  23. Pink Mask
  24. Out of Time
  25. Britbit
  26. Britpop (Official Candy of the New Millennium Mix)

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