Uno stanziamento di 20 miliardi di euro per rilanciare il comparto dell’agricoltura italiana, e di fatto anche del settore agroalimentare. È l’accordo che Masaf, Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestanle e Cassa Depositi Prestiti hanno sottoscritto, con la collaborazione di Intesa Sanpaolo, per rendere nuovamente competitivo uno dei comparti che nobilita maggiormente l’industria italiana, incidendo in maniera importante anche sul PIL nazionale.
Alla base dell’accordo c’è la volontà di promuovere politiche creditizie e sinergie destinate allo sviluppo del sistema agricolo, rurale e agroalimentare, potendo anche attingere risorse al PNRR.
Agroalimentare: la svolta con i nuovi fondi
Il programma prevede un’azione congiunta per investimenti destinati a filiere agroalimentari, ricerca, innovazione, accesso ai mercati esteri, passaggio generazionale, maggior efficienza per il risparmio energetico, più attenzione all'economia circolare e interventi mirati per il benessere animale. Intesa Sanpaolo metterà a disposizione la somma necessaria (appunto 20 miliardi di euro) per poter promuovere tutte le iniziative previste al rilancio del settore dell’agricoltura, compartecipando a un plafond più alto di circa 400 miliardi di euro a sostegno delle iniziative del PNRR.
Il tutto da realizzare entro e non oltre il 31 dicembre 2027.
Agroalimentare italiano: i numeri del settore
Rispetto al passato, la portata del settore agricolo nell’ambito dell’industria italiana è sensibilmente calata. Sebbene la produzione di prodotti agricoli resti una delle principali preoccupazioni di qualunque governo, peraltro inserita in una più ampia catena alimentare in grado di generare una fitta rete di relazioni intersettoriali (il food&beverage ne rappresenta gli elementi di base), la quota della filiera agroalimentare riferita al PIL è inferiore al 20% (in passato ha raggiunto anche picchi oltre il 60%).
In termini di fatturato, secondo Coldiretti il settore arriva a toccare 587 miliardi di euro, e la cosa che fa ben sperare è l’aver constatato un sensibile aumento negli ultimi anni, tanto da generare nell’ultimo decennio un valore aggiunto di oltre 335 miliardi di euro complessivi (rispetto al 2015, il settore ha aumentato quasi del 30% il proprio volume).
Dei 587 miliardi di euro, il 40% circa è garantito dal settore dell’agricoltura e dell’industria alimentare e delle bevande. Dal punto di vista occupazionale, con oltre 1,5 milioni di lavoratori impiegati nel 2022 (ultima rilevazione disponibile), il settore si colloca al 7% del totale di tutto il mondo lavorativo nazionale, in controtendenza rispetto ad altri settori.
Agroalimentare italiano: versioni a confronto
I dati di Coldiretti sarebbero però stati contestati da alcuni organi di indagine statistica: in riferimento al solo settore agroalimentare, questo è stato capace di generare 74 miliardi di euro nel 2022 (ultima rilevazione disponibile).
Per arrivare ai 587 miliardi di euro, Coldiretti ha inserito all’interno del comparto anche la ristorazione, i punti vendita al dettagli, i negozi e i supermercati, adottando una se finzione molto più ampia rispetto a quanto fatto dall’Istat (in pratica vengono considerate anche le “transizioni” per i passaggi della filiera del campo alla tavola). Molti pertanto hanno contestato questi dati, ritenendoli fuorvianti e senza alcuna logica reale o verificata.
Agroalimentare italiano: quanto vale l’export
Per quanto riguarda l’export, nel 2023 il settore agroalimentare italiano ha raggiunto la quota di 64 miliardi di euro, un risultato storico mai raggiunto prima, in aumento di circa il 6% rispetto all’analogo dato del 2022. Di questi, 43,3 miliardi di euro si devono a prodotti trasformati dell’industria alimentare (+6,9%) e quasi 22 miliardi a prodotti agricoli (+2,6%).
I prodotti di esportazione di maggiore importanza sono i vini in bottiglia (sia fermi che spumanti), le paste alimentari, i prodotti della pasticceria e panetteria, il caffè torrefatto e i formaggi stagionati, che insieme rappresentano più del 26% delle vendite all’estero nel 2023.
La buona performance delle esportazioni agroalimentari italiane nel 2023 è risultata piuttosto diffusa tra principali comparti, mentre una tendenza negativa si è avuta per cereali, latte e derivati, oli di semi, carni fresche e vino. Germania, Francia e Stati Uniti sono le tre aree principali di esportazione, con una crescita significativa registrava verso Polonia (+15%) e Croazia (+18%).
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