La programmazione di Fuori Orario dal 19 al 25 maggio

Il cinema dell’italia del boom con Franco Rossi e Mario Mattoli, polvere d’oriente con Tsai Ming-liang e Hou Hsiao-hsien e focus Dario Argento. Da stanotte.

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Domenica 19 maggio dalle 2.30 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste                                                     

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

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presenta

A CAVALLO DEI ’50 – nel boom dipinto di boom (9)

a cura di Paolo Luciani 

Per alcune notti di Fuori Orario presentiamo coppie di film che siano in grado di documentare i cambiamenti in atto nella società italiana tra il 1948 (anno della sconfitta elettorale delle sinistre) e tutti gli anni ’50, caratterizzati dal centrismo democristiano, ma, anche e soprattutto, da una ricostruzione post-bellica accelerata che conduce al boom economico ed al suo rapido sfiorirsi.

Sono gli anni in cui si stratifica la realtà italiana, quella di “un paese mancato”; non basteranno le lotte sindacali e sociali del decennio successivo, insieme al raggiungimento di poche, ma importanti riforme sui diritti di tutti, ad allineare il paese su standard di modernità, ancora oggi irraggiungibili.

Cinematograficamente siamo tra la crisi del neorealismo e l’esordio di grandi personalità (Antonioni, Fellini) insieme al persistere e al mischiarsi di nuove figure professionali (attori, registi, sceneggiatori, quadri tecnici) con quelle ancora provenienti dalle esperienze del cinema del ventennio. Di fatto, dal dopoguerra alla metà dei ’50, prende forma “il pubblico cinematografico italiano”, costruito sul consumo di una produzione nazionale ancora molto diversificata. Resistono tutti i filoni ed i generi: il neorealismo popolare come quello rosa, il film d’avventura e il film opera, il cinema comico attoriale come quello d’autore. Ma abbiamo anche la nascita della commedia all’italiana e l’inizio del peplum, la presenza hollywoodiana a Cinecittà e quello che sarà il cinema dei grandi produttori italiani degli anni ’60, insieme a realtà come “il cinema napoletano”. Su tutto, poi, si stende una cappa censoria che non risparmia nulla. Le produzioni devono combattere contro l’invasione del prodotto hollywoodiano, facendo ancora ricorso a un mercato di esercizio che vede durare anni lo sfruttamento di un film, con stadi diversi di programmazione, in grado di raggiungere gli strati più profondi del paese: quello che farà la televisione, da lì a pochi anni.  Insieme al cinema e alla radio si affermano nuovi media, non solo la TV, ma la pubblicità, la stampa di partito, il fotoromanzo, le riviste di costume illustrate. Dopo il voto alle donne abbiamo una scolarizzazione finalmente di massa. Quella che viene chiamata una mutazione antropologica del paese si manifesta anche con i bisogni che moltiplicano le occasioni del nuovo consumismo, come di una normale, anche se caotica, evoluzione dei costumi. L’auto per tutti, le vacanze di massa, la moda e il nuovo divismo femminile, i concorsi e le manifestazioni, siano esse canore, di bellezza, letterarie, d’arte. Nella consapevolezza comune emergono e si differenziano economicamente e culturalmente composizioni diverse della società, con nuove problematiche anche esistenziali. Ed il nostro cinema è presente e dà conto di questi mutamenti, con alcune costanti che si possono far risalire alle radici profonde della nostra storia: amor di patria -spesso vissuto come a fare ammenda di non encomiabili responsabilità storiche più o meno recenti- una tendenza costante al tragico e al comico, dove far annacquare tendenze inespresse alla rivolta e alla consapevolezza di sé. Ma, soprattutto, la costante narrativa con cui il nostro cinema sembra fare i conti, è condizione familiare, meglio quella della donna, costretta e raccontata in un’emancipazione troppo lenta, sia essa madre, lavoratrice o “donna libera”.

AMICI PER LA PELLE

(Italia 1955  bianco e nero  durata 90’)

Regia: Franco Rossi

Con: Andrea Scirè, Geronimo Meynier, Vera armi, Luigi Tosi, Carlo Tamberlani

“Due quattordicenni, Mario e Franco, si trovano a frequentare la stessa classe in terza media; pur molto diversi tra loro – Mario, figlio di un imprenditore emergente, sicuro di se e un po’ strafottente con i compagni di scuola, spigliato con le ragazze; Franco, figlio di un diplomatico, è costretto a cambiare città e scuola di continuo, quindi vive in albergo, è timido ed introverso, ma studioso e gentile e presto benvoluto dai nuovi compagni e professori – dopo una iniziale   ostilità i due ragazzi diventano molto amici, tanto da condividere non solo momenti di svago e  di studio, ma reciproci segreti adolescenziali. La loro amicizia si consolida al punto che Franco, di fronte alla necessità di un ennesimo trasloco paterno, viene accolto in casa dalla famiglia di Mario. Una banalissima occasione ed un segreto tradito mina per sempre la loro amicizia,

AMICI PER LA PELLE  è considerato uno dei migliori film di Franco Rossi, che costruisce una storia di adolescenti a cui la guerra, che tutti e due  hanno incontrato e che è  finita  solo da pochi anni, rappresenta ancora un pesante bagaglio emotivo; ma sono ragazzi che stanno vivendo anche, con le loro famiglie, tutti i cambiamenti e gli stimoli dovuti ad una società che sta cambiando  pelle molto in fretta (basti vedere la composizione “democratica” delle classi della nuova scuola dell’obbligo e le figure paterne, così agli antipodi professionalmente, in un confronto a momenti grottesco tra vecchio e nuovo,  ma accumunate dalla incomprensione delle emozioni dei rispettivi figli). I teddy boys e i rockers alla Marlon Brando, i tormentati ed i perdenti alla James Dean ci metteranno ancora qualche anno ad imporsi ad un pubblico che non sia solo di nicchia…

 

LE DICIOTTENNI

(Italia 1955 colore  durata 88’)

Regia: Mario Mattoli

Con: Marisa Allasio, Virna Lisi, Antonio De Teffe’, Adriana Benetti, Rina Morelli, Pietro De Vico, Ave Ninchi, Luisella Boni, Luigi Pavese, Nora Ricci, Ivo Garrani

Mario Mattoli torna al suo Ore 9: lezione di chimica del 1941, non facendone un semplice remake, ma cercando di intercettare le novità cresciute  negli anni ’50 a livello di costume e di rapporti tra i sessi. Se la trama è sostanzialmente la stessa del 1941 (due allieve  sembrano contendersi l’amore di un giovane professore, ma la realtà alla fine ridimensionerà i loro contrasti) con il gioco di ripicche, gelosie e tradimenti ancora una  volta in un collegio femminile (come se, a quasi quindici anni di distanza, queste dinamiche femminili siano possibili solo in un circoscritto luogo  di educazione privata), tutto sembra comunque “più contemporaneo”, non solo per l’immissione di imprevisti squarci di realtà –  vedi le idee di sinistra che potrebbero corrompere le allieve – ma soprattutto per uno sguardo più sensuale nei confronti delle eroine della storia,  Marisa Allasio e Virna Lisi, allora vere e nuovissime sex symbol.

 

Venerdì 24 maggio dalle 1.30 alle 6.00

POLVERE NEL VENTO. MAESTRI D’ORIENTE  (5)

a cura di Lorenzo Esposito, Roberto Turigliatto 

DAYS               PRIMA VISIONE TV

(Rizi, Taiwan, 2020, col., 121’)

Regia: Tsai Ming-liang

Con: Lee Kang-sheng, Anong Houngheuangsy

Segnato dal dolore della malattia e dalle relative cure, Kang si ritrova a vivere un’esistenza alla deriva. Una sera, in una terra straniera, incontra il giovane Non. Una camera d’albergo di Bangkok diventa il punto d’in contro dei loro destini, delle loro solitudini e delle loro traiettorie. I due uomini trovano consolazione l’uno nell’altro, prima di separarsi per seguitare a vivere, ciascuno, i propri giorni. Il suono di un carillon sarà il segno del loro incontro.  Il film è quasi completamente privo di dialoghi, ci sono solo alcune brevissime conversazioni che – come annuncia la didascalia iniziale – non sono state tradotte né sottotitolate per esplicita volontà del regista. I corpi, lo spazio, il tempo, gli sguardi, la durata, sono l’unica materia di un cinema dall’intensità emozionale bruciante.   All’attore feticcio del regista, il taiwanese Lee Kang-sheng, che porta i segni di una lunga malattia, si unisce  il giovane non professionista Anong Houngheuangsy, per  la prima volta al cinema.

«Anche quando in passato utilizzavo un copione, questo non era mai completo perché non arrivavo mai a ultimarlo. Non sapevo mai cosa sarebbe potuto accadere dopo sul set. Per cui quando giravo i miei film, gli attori non avevano mai uno script tra le mani e non ce l’avevo nemmeno io.  (..) Amo la prima inquadratura, la prima ripresa, e avrei voluto che durasse ancora di più. Un giornalista americano, quando ha visto il film, ha pensato che quella prima scena sarebbe durata addirittura due ore. (…)  Per quanto riguarda il carillon nella camera da letto, è lì tra questi due personaggi perché uno dei due non riesce a comunicare, ma grazie a questo carillon entrambi vogliono restare lì.  (…)   Mi è sempre piaciuta la musica dei film di Chaplin, sono un grande fan di tutti i suoi film.  (…)  Ho usato questa melodia [I’ll be loving you eternally] già due volte. La prima è stata per I Don’t Want to Sleep Alone, proprio alla fine c’è questa canzone in mandarino, quindi nella sua versione cinese» (Tsai Ming-liang, da un’intervista a “Quinlan”, 29-2-2020)

«L’amore, che sia filiale o no, lo concepisco nel senso buddista, come un insieme di determinismo e di precarietà. Ogni incontro, anche se non dura, una volta che ha avuto luogo diventa eterno»  (Tsai Ming-liang, da un ‘intervista a “Le Monde”, novembre 2005)

 

CONVERSAZIONE CON TSAI MING-LIANG                PRIMA VISIONE TV

Intervista realizzata a Torino il 22 dicembre 2022. Partecipano, oltre al regista i due interpreti di Days, l’attore feticcio di Tsai Ming-liang, Lee Kag-sherng, e Anong Houngheuangsy. Il regista parla del suo ritorno al cinema a sette anni da Stray Dogs, del suo rapporto sempre più stretto coi Musei d’Arte Contemporanea per i quali ha realizzato molte opere negli ultimi anni (tra cui la serie “Walker”) e del rapporto di amicizia e di lavoro coi due attori.

I RAGAZZI DI FENGKUEI                                       

(Fengkuei-lai-te jen, Taiwan, 1983, col., dur., 96′, v.o. sott.italiani)

Regia: Hou Hsiao-hsien

Con: Doze Niu, To Tsung-hua, Lin Hsiu-ling, Chang Shih, Yang Li-yin, Chang Shun-fang

Tre ragazzi di Fengkeui, un tranquillo villaggio di pescatori delle isole Penghu, ingannano la noia compiendo risse e furterelli, sempre in fuga dalle responsabilità e dai genitori.  Dopo l’ennesimo scontro con la banda rivale, partono per Kaoshiumg dove uno dei ragazzi ha dei parenti e dove aspettano la chiamata per il servizio militare.   L’impatto con la grande città mette alla prova la loro amicizia   li nette di fronte alla difficoltà di crescere.

Con I ragazzi di Fengkuei inizia un nuovo periodo dell’opera del regista, segnato da un’impronta autobiografica e dalla collaborazione con la sceneggiatrice e romanziera Chu T’ien-wen. Per la prima volta il regista sceglie degli attori che non hanno una formazione precedente e registra le minime reazioni dei personaggi a contatto con un contesto urbano. Premiato al Festival di Nantes nel 1983 il film segna il riconoscimento internazionale del suo autore.

 “I ragazzi di Feng Kuei apparve nel momento di massimo fulgore del cinema commerciale taiwanese. Con Edward Yang passavamo molto tempo a discutere del neorealismo italiano, del nuovo cinema tedesco, della nouvelle vague francese… Eravamo influenzati da questi movimenti, che finirono per permeare il film  (…) I ragazzi di Fengkuei corrisponde a un momento di equilibrio fuori dal comune, una specie di grazia. Non sapevo esattamente cosa stessi facendo ma ne sentivo il presentimento” (Hou Hsiao-hsien)

“Comparso come una sorta di miracolo, Hou Hsiao-hsien era finalmente il grande cineasta cinese che ci era sempre mancato.” (Olivier Assayas)

 

Sabato 25 maggio dalle 2.35 alle 7.00

TESTA-CODA DARIO ARGENTO

a cura di Lorenzo Esposito

OCCHIALI NERI                                

(Italia, 2022, col., dur., 82’) (V.M. 14 ANNI)

Regia: Dario Argento

Con: Ilenia Pastorelli, Asia Argento, Andrea Gherpelli, Mario Pirrello, Maria Rosaria Russo, Gennaro Iaccarino, Xinyu Zhang, Paola Sambo, Ivan Alovisio, Giuseppe Cometa 

Presentato al Festival Internazionale del Film d Berlino nella sezione Berlinale Special Gala In una Roma estiva e quasi deserta, sospesa nell’atmosfera ipnotica di un’eclissi di sole, un misterioso serial killer comincia a uccidere prostitute di alto bordo. Una di loro, Diana, nel tentativo disperato di sfuggirgli rimane vittima di un grave incidente di macchina che la rende cieca. Dopo una lunga riabilitazione, Diana viene a sapere che nello scontro l’unico sopravvissuto è un bambino di origine cinese di nome Chin, rimasto orfano, e decide di prendersene cura. Tra i due, provenienti da due culture molto diverse, nasce una particolare complicità con cui si difenderanno dalla sete di vendetta del serial killer. Dario Argento torna alla regia dopo dieci anni con un film che ricorda le atmosfere ‘gialle’ degli esordi ma che non rinuncia al suo leggendario tocco horror unito stavolta a un’ironia tagliente. Occhiali neri è una corsa a perdifiato tra città e campagna ed esplora il conflitto sociale tra quartieri ricchi e la cosiddetta Chinatown romana. Lo sguardo del Maestro trasforma l’incubo in pura geometria e lo scontro di classe in un’architettura metafisica che non dimentica la lezione di Antonioni e quella di Charles Laughton.

L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO     

(Italia, 1970, col., 92’) (V.M. 14 ANNI)

Regia: Dario Argento

Con: Tony Musante, Enrico Maria Salerno, Suzy Kendall, Umberto Raho, Eva Renzi, mario Adorf,

Esordio alla regia di Argento e primo capitolo di quella che sarà la trilogia degli animali. Uno scrittore americano, Sal Dalmas, in visita a Roma assiste a un omicidio attraverso la vetrata di una galleria d’arte. Benchè denunci subito l’accaduto, i sospetti della polizia ricadono proprio su di lui, mentre il serial killer continua a colpire in un crescendo di efferatezze. Dalmas decide allora di indagare da solo, sicuro che ci sia un dettaglio che gli sfugge per risolvere l’enigma.

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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