Robert Fico operato di nuovo. Anche la salute e le cure per la Slovacchia preoccupano - HuffPost Italia

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Robert Fico operato di nuovo. Anche la salute e le cure per la Slovacchia preoccupano

“È colpa vostra”. I parlamentari dell’opposizione non sono stati l’unico bersaglio Ľuboš Blaha, vicepresidente dello Smer, il partito che governa in Slovacchia. Nel mirino è finita anche la stampa liberale. “A causa vostra, il quattro volte primo ministro Robert Fico, lo statista più significativo nella storia moderna del paese, sta attualmente lottando per la sua vita”. “Voglio esprimere il mio profondo disgusto per quello che avete fatto qui negli scorsi anni – ha proseguito Blaha. Voi, i media mainstream, l’opposizione politica, che odio avete generato contro Fico? Avete costruito una forca per lui”. Non è stata l’unica invettiva lanciata dalla maggioranza subito dopo l'attentato. Anche il leader del partito nazionale slovacco di estrema destra, Rudolf Huliak, ha puntato il dito contro le forze politiche e i media progressisti: “Hanno le mani insanguinate”. Poi è stato il turno del presidente del suo partito, Andrej Danko: “Siete soddisfatti adesso?”, ha chiesto retoricamente ai giornalisti. Infine, il ministro dell’Interno Matus Sutaj Estok: “Siamo sulla soglia di una guerra civile. L’attentato al primo ministro ne è la conferma. Molti di voi hanno seminato odio e si è trasformato in una tempesta”.

I cinque colpi di pistola sparati da Juraj Cintula mercoledì nell’addome del premier populista hanno inorridito l’Europa e accentuato ancor di più le divisioni interne alla Slovacchia. Anzi, come è stato sottolineato, l’odio. Sono anni che nel paese monta un senso di contrapposizione perenne, esacerbato da episodi di violenza. Il Covid-19 è stato il detonatore. La pandemia ha richiesto ai cittadini un alto livello di fiducia nei confronti della scienza e non tutti l’hanno dimostrata, visto che solo la metà della popolazione ha concluso il ciclo di vaccinazione. L’altro grande tema polarizzante è stata la guerra in Ucraina. Il ritorno di Robert Fico alla guida del paese ha portato la Slovacchia molto vicina alle posizioni filo-russe, che si sono rafforzate dopo la vittoria di Peter Pellegrini alle presidenziali del mese scorso. Ad aumentare la tensione, le proposte del governo: a dicembre quella di abolire l’ufficio del procuratore generale speciale che si stava occupando anche di alcuni casi di corruzione legati allo Smer, ad aprile quella per sostituire l’emittente pubblica RTVS considerata troppo di parte. A cui si aggiungono gli attacchi alla comunità Lgbtq+ e all’Unione europea.

La sensazione nutrita dai giornalisti e dall’opposizione è che lo stato di diritto sia sotto assedio. I primi temono una legge come quella varata da Vladimir Putin nel 2012 sugli “agenti stranieri” - la stessa per cui i georgiani scendono in piazza da un mese per protesta - che metterebbe ancor più in pericolo la libertà di stampa, già minacciata dopo l’omicidio del giornalista investigativo Jan Kuciack, ucciso a colpi di arma da fuoco nel 2018 con la sua fidanzata. Lavorava per il sito Aktuality, il cui direttore non ha nascosto la preoccupazione del momento. “Sono veramente scioccato, quel che è successo al premier Fico è un attacco alla democrazia e allo stato slovacco”, ha raccontato a Repubblica. “Ma adesso temiamo che il governo userà il gesto folle di Cintula per imporre altre restrizioni alla libera stampa e alle ong, non oso pensare quali cose orribili ci aspettano”. A pensarla come lui anche tanti altri colleghi. “Mi piacerebbe pensare che i politici agiranno in modo responsabile e calmeranno le emozioni, ma sulla base delle prime dichiarazioni pubbliche di alcuni rappresentati del partito di governo Smer, temo che continueranno a polarizzare la società”, ha dichiarato la caporedattrice di Sme, Beata Balogova.

Stesso pensiero delle forze politiche di minoranza. “I ministri e i membri del parlamento incolpano l’opposizione e i media per la divisione della società e per aver contribuito alla violenza, il che è ingiusto”, ha detto all’Anasa Marian Caucik, vicepresidente dei cristianodemocratici. “Il governo è responsabile per la sua politica di linea dura che è stata messa in discussione in parlamento, nelle proteste e nei media. Questo ha contribuito notevolmente alla tensione nella società. Dare la colpa agli altri non serve, ora dobbiamo unirci e superare questa crisi”.

Sarà una missione estremamente complessa, almeno fin quando non si capiranno le condizioni del premier Fico. È attualmente ricoverato al Roosevelt Hospital di Bansk Bystrica, dove è cosciente sia stato nuovamente operato e rimanga “ancora in condizioni critiche”, riferisce il bollettino medico che ogni giorno informerà sugli sviluppi. Nel frattempo la polizia ha perquisito la casa del suo attentatore, portandosi via il computer e altri documenti vari. Per i media, il settantunenne è stato accusato di tentato omicidio premeditato. Ma la ragione che lo avrebbe spinto a un gesto così estremo è ancora da chiarire. Forse il primo ministro non era alla fine troppo filo-russo per uno che, come Cintula, vanta un passato nei Coscritti slovacchi di Slovenski Branci. Eppure, nelle prime motivazioni date alle autorità, avrebbe sparato perché contrario al bavaglio che il governo stava mettendo alla stampa e al potere giudiziario. 

Tra parlamentari in autunno, presidenziali in primavera ed europee in estate, sono mesi che la Slovacchia è in campagna elettorale. Mesi durante cui si sono moltiplicate accuse da una parte all’altra, incancrenendo il dibattito pubblico, già di per sé diviso. Come fanno notare al New York Times dal centro di ricerca Globsec, “la narrazione chiave nazionale è che siamo sempre stati oppressi da qualcuno: dagli austriaci, dagli ungheresi, dai cechi, dai sovietici o da chiunque altro. Sentiamo sempre che c’è un gruppo che ci mette in pericolo e questo porta a uno stile politico molto divisivo”.  Anche lo stesso Fico aveva avvertito che con questo clima prima o poi un politico sarebbe stato ucciso, sebbene abbia spostato la responsabilità nel campo degli avversari, incolpandoli della situazione. La sensazione generale, dunque, era che continuando di questo passo un attentato prima o poi ci sarebbe stato, da decidere solo quando.

Ora che è successo, solo alcune voci provano a smorzare gli animi. L'ex capo di stato Zuzana Caputova ha chiesto ai leader di partito di calmare la situazione. “Abbiamo opinioni differenti, ma non diffondiamo odio”. Lo ha detto al fianco del nuovo presidente della Repubblica Peter Pellegrini, che le ha fatto eco: “Non abbiamo bisogno di ulteriori divisioni”. Tuttavia, il momento è racchiuso nello sfogo di un sostenitore del governo su Telegram: “Distribuiteci le armi, ci occuperemo noi stessi dei liberali”. 

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